Disabilità, servono politiche efficaci e non proclami

L'autore, consigliere per le politiche della disabilità della Regione Toscana, commenta la quinta Assemblea nazionale sulla disabilità promossa dal governo e il secondo Convegno sulle politiche della disabilità promossa dalla stessa Regione Toscana, tenutisi entrambi a Firenze, alle quali lui stesso ha portato il suo contributo
Veduta di Firenze - Foto di sonofgroucho

Si sono tenuti, nei giorni scorsi a Firenze, il secondo convegno della Regione Toscana sulle politiche della disabilità e la quinta Conferenza sulla disabilità promossa dal governo italiano Si potrebbe dire, in modo un po’ trionfalistico, che Firenze è diventata la capitale della disabilità.

 

I numeri sono stati importanti: duemila persone alla conferenza nazionale, mille a quella regionale, trecentocinquanta volontari, che hanno permesso la realizzazione della conferenza. Ha concluso il ministro del Lavoro Polettti ed è passato il presidente del consiglio Matteo Renzi, che si è impegnato a stabilizzare il fondo per la non autosufficienza.

 

Dunque, tutti segni che il mondo della disabilità si sta muovendo, anche se ci sono elementi di criticità che non possono essere taciuti. Innanzi tutto il piano operativo approvato nella conferenza dell’estate del 2014, che si è tenuta a Bologna, è stato fortemente disatteso. Forse valeva la pena di discutere in modo pacato del suo fallimento, altrimentti c’è il rischio che gli errori si ripetano…

 

Ancora più grave è stata la scelta di non discutere in assemblea le osservazioni della commisione Onu sul report preparato dall’Italia. Sarebbe stato utile discutere con la commissione delle Nazioni Unite sullo stato di attuazione della convenzione. L’incontro, avvenuto a Ginevra ai primi di settembre, ha visto i tecnici italiani in posizione difensiva. È mancata una presenza politica autorevole, che indicasse l’autorevolezza della politica.

 

Anche Firenze ha vissuto di questa mancanza di orizzonte. Hanno parlato associazioni, esperti, forze sociali, ma come dire tutti addetti ai lavori, quasi che la disabilità sia una politica di nicchia. Davvero i professionisti della disabilità, che hanno monopolizzato la discussione fino ad arrivare a provocare qualche tensione. L’intervento più interessante è stato del direttore generale dei trasporti Gugliemi, che ha indicato, per conto del ministro Del Rio, nuove risorse per il superamento delle barriere architettoniche, dopo un abbandono di decenni.

 

L’intervento del presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, che alleghiamo, ha indicato un cambiamento di sguardo. E la stessa scelta della presentazione del Testo unico sulla disabilità vuole indicare che è necessario uscire  dalla cultura dell'elemosina e delle risorse, per arrivare alla cultura dei diritti.

 

Non si tratta di perseguire una costante politica di accaparramento delle risorse per la disabilità. Le persone disabili sono consapevoli che le risorse non sono illimitate, anche se si può fare molto in questa direzione. Si tratta di affrontare invece una coraggiosa politica dei diritti costituzionali, dei diritti indefettibili.

 

La Regione Toscana ha scelto, con il Testo Unico, questa  politica, pur impegnandosi a fondo nel trovare e investire risorse. Ma le risorse senza politica sono di fatto una elemosina e la politica senza risorse diventa una retorica.

 

Il comitato dell’Onu ha segnalato tra le cose che non vanno in Italia, e che il report evidenzia, le differenti politiche regionali, per cui a seconda della regione in cui si vive ci sono servizi e servizi, finanziamenti e finanziamenti. Il problema è reale, ma domanda uno sguardo nuovo sulla disabilità e la capacità di utilizzare le risorse in modo equilibrato e dentro un piano ragionevole di politica.

 

Bisogna anche dire che spesso le regioni e le istituzioni locali perseguono piccole politiche, che sembrano più alimentare clientele, che organizzare politiche… Alla fine qualche risorsa ai disabili bisogna pur darla. Troppe volte le persone disabili sono considerate alla periferia della politica e non al centro, come invece la nostra costituzione domanda e vuole, nei suoi articoli fondanti.

 

La stessa visita rapida di Renzi alla conferenza nazionale, pur importante, perché era la prima volta per un presidente del consiglio, fa capire che ci sono delle priorità e i disabili non sono certo al primo posto. Renzi non è entrato nella sala del convegno, non ha ascoltato e discusso con i partecipanti. Si è limitato ad ascoltare alcune persone, a fare qualche foto, a  prendere un caffè. L’informalità era troppo vistosa.

 

Tutto questo domanda un cambio di passo. Sarebbe utile che il presidente del consiglio mettesse accanto a sé a Palazzo Chigi un consigliere per le politiche della disabilità, capace di istruire questioni e problemi, di tenere la rete delle associazioni e dei disegni di legge in Parlamento. Colmerebbe una lacuna grave e darebbe efficacia all’azione comune. Non si può pretendere che si faccia come Mandela, che nel suo governo creò un ministero dei bambini, delle donne e dei disabili. Cioè mise al centro della politica le categorie più ferite in quel momento in Sud Africa.Però è necessario che al cuore del governo ci sia un punto di unità, che renda più efficace l'azione politica.

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