Dipendenza gioco: colpa dei genitori?

Tra i giovani adolescenti europei aumentano le dipendenze comportamentali. In particolare l’uso distorto di Internet e il gioco d’azzardo in Rete. Le nuove App per il gioco online di bambini e ragazzi. Lo Stato e la protezione della gioventù

L’ultima manovra economica, appena varata dal Governo e approvata dal Parlamento, prevede l’eliminazione di un terzo delle slot machine presenti sul territorio italiano. Ipotesi, peraltro, da confermare nella Conferenza Stato-Regioni. Poca cosa rispetto alle richieste del popolo dello Slotmob, ma comunque un segnale dell’attenzione che c’è su questo tema.

Meno dibattito e consapevolezza, invece, c’è su un altro aspetto dello stesso problema: nell’ultimo Rapporto europeo sulle droghe (Espad 2015) si segnala l’aumento, tra i giovani adolescenti, delle dipendenze comportamentali, in particolare l’uso distorto di Internet e il gioco d’azzardo in Rete.

Le ragazze europee utilizzano soprattutto i social media, più dei coetanei maschi, mentre i ragazzi giocano di più d’azzardo. Qualcuno, giustamente, potrebbe ribattere che lo stesso rapporto mostra l’aumento di una dipendenza molto più pericolosa per i ragazzi: l’utilizzo di nuove sostanze psicoattive, cioè droghe non ancora controllate dalle Nazioni Unite, ma pericolose quanto le altre.

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Eppure anche la “febbre del gioco”, cioè la dipendenza dal gioco d’azzardo fin da giovani, non va sottovalutata: più di un milione di ragazzi europei tra i 15 e i 19 anni giocano somme di denaro in Rete. Con grande soddisfazione di chi guadagna somme crescenti.

Stanno infatti spopolando i giochi online per bambini e dolescenti dove, ad un certo punto della sfida contro i tuoi avversari in Rete, per diventare più potente devi “acquistare” armi, strumenti, carte, poteri disponibili solo a pagamento. Tanto per fare un esempio, l’App Clash Royale, grazie ai suoi cento milioni di utenti al mese, sembra abbia già portato nelle tasche degli ideatori oltre un miliardo di dollari (fonte Repubblica online 2017).

Ormai il trucco è chiaro: in tutti questi giochi online basta inserire livelli di gioco progressivi e gratuiti finché, quando il giocatore è “ben cotto”, si cominciano ad offrire “aiutini” a pagamento per battere l’avversario. Per superrare la frustrazione della sconfitta, il giocatore è indotto a comprare. E chi paga per gli aiutini? Considerando che i giochi sono mirati alla fascia di adolescenti (soprattutto 10-18), pagano papà e mamma.

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Nei videogiochi, naturalmente, ci sono apposite sezioni riservate ai genitori, dove questi possono bloccare i pagamenti dei figli. In questo modo i creatori dei giochi si tolgono qualsiasi responsabilità per le spese dei minori: in caso di dipendenze comportamentali dei figli la colpa è dei genitori che non li controllano a sufficienza.

Troppo semplice. In realtà il meccanismo psicologico alla base di questi giochi è lo stesso delle slot machine, fatto apposta per creare dipendenza. I genitori sicuramente hanno tante colpe, specialmente quelli che abbandonano i figli davanti ai videogiochi (così non serve la baby sitter) oppure comprano ai figli adolescenti cellulari di ultima generazione, con i quali si può giocare in mobilità, senza controllo sulle spese e il tipo di utilizzo.

Ma qui c’è un problema sociale più vasto: si stanno scientificamente studiando tutti i trucchi possibili per far diventare i cittadini consumatori compulsivi fin da piccoli. Con immensi guadagni per chi specula su queste attività. Dunque è un problema dello Stato, che deve proteggere la sua gioventù. Magari alleandosi con i genitori, invece di permettere la pubblicità del gioco d’azzardo online durante le partite di calcio.

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