Chiara Lubich: se Dio cade giù, oltre l’orizzonte

L’ultima “notte” di Chiara. Il buio, lo strazio interiore. La nascita di Sophia. Continuiamo la pubblicazione degli articoli sulla vita della fondatrice del Movimento dei Focolari, apparsi sulla rivista Città Nuova. Ventitreesima puntata.

Il dolore, soprattutto nelle sue forme più estreme, non ha parole adeguate per potersi dire. Forse tocca il “nulla”, che pervade la mente, la psiche e avvolge l’anima. Chiara Lubich, a partire dal settembre 2004, entra, in maniera nuova rispetto ad analoghe situazioni precedenti, in questa esperienza indicibile e allo stesso tempo profondamente umana. Forse sta vivendo con una radicalità per lei inedita la preghiera che, giovanissima, rivolgeva a Dio, scoperto come amore: «Tu sei tutto, io sono nulla». “Essere nulla”, un’espressione che ritorna anche in un canto dei primi tempi della sua storia con Dio, che esprimeva l’incanto di un amore che non aveva limiti né confini: «E il creato dice a Te: tutto sei. Ed ogni cosa dice a sé: nulla son».

Si tratta di un lungo periodo in cui le parole, di cui Chiara si è sempre abbondantemente servita per relazionarsi con Dio e con le numerose persone con cui ha vissuto e incontrato, diventano rare. Chi le ascolta o le legge ha la netta sensazione che in esse si celino significati che vanno oltre il senso di cui sono portatrici.

Parole che a volte colpiscono per la durezza espressiva, come quando Chiara arriva a dire di sé: «Non sono più Chiara, ma Silvia», indicando con ciò il suo nome di battesimo e anagrafico, quello “di prima”. Come se si fosse cancellata tutta la “divina avventura” che a partire dalla sua scelta radicale di Dio l’ha portata a farsi portatrice e comunicatrice di un carisma che ha coinvolto milioni di persone e fatto nascere una nuova realtà ecclesiale e sociale.

Si sa, l’amore rende simili: forse (altri avranno l’autorità e la competenza di dirlo) l’amore di Chiara per Gesù la fa ancora più simile a lui, di cui è scritto che «svuotò se stesso» (Fil 2, 7). La storia, non solo quella spirituale, e la letteratura, non solo quella mistica, ci fanno conoscere esperienze simili a quella che Chiara vive in questi anni della sua vita. Ognuna di queste storie ci raggiunge con un proprio linguaggio, in parte simile alle altre, in parte diverso e originale.

Rileggiamo allora ciò che Chiara scrive su quello che sta vivendo.
«La notte di Dio. Mi sono resa conto che è una nuova apertura su Dio, di un altro grado. Si tratta non solo dell’urlo di Gesù abbandonato e di tutti i dolori, spirituali soprattutto. Nella notte dello spirito senti almeno che Dio è presente e ti fa patire. Ci si accorge che è un’altra notte: l’ultima notte che si prova quaggiù. E che cosa significa?

L’anima si sente sola, straziata da dolori incredibili. “Da chi vado? A chi mi appoggio?”. Ma in modo particolare non sente più Dio. In questo senso: Dio è andato lontano, anche Lui va verso “l’orizzonte del mare”, fin lì l’avevamo seguito, ma al di là del mare, dopo l’orizzonte, cade giù e non si vede più; così si pensa. Per cui, mentre io credevo che le notti dello spirito terminassero con l’abbracciare Gesù abbandonato, mi sono accorta che qui si entra in Gesù abbandonato. Nel grido Gesù ha come rimproverato il Padre. Ed anche qui l’anima è tentata di dare la colpa a Dio in un’immensa tristezza.

Bisogna parlare proprio di “al di là del confine”, dove Dio non si vede più e l’anima va talmente giù, in questa notte, che per mesi e mesi perde tutto, tutto, tutto. E l’anima urla, ma la fede non le crea niente. Domanda grazie, ma non esistono più. Davvero non esiste più. Ciò è intollerabile. Non lo sapevo: l’ho conosciuto in questi mesi».

Questo buio interiore profondo nel quale vive e la grande debolezza fisica non avranno però l’ultima parola. Ne sono prova anche l’ultimo dottorato honoris causa in Teologia, attribuito a Chiara dalla Liverpool Hope University. Il 5 gennaio 2008, il rettore di questa istituzione accademica verrà a Rocca di Papa, nella casa dove Chiara vive, per consegnarlo personalmente.

Poche settimane prima, si è realizzato un sogno che viene da lontano, fin dagli anni giovanili di Chiara, quando in lei è viva, insopprimibile e appassionata la tensione a cercare la verità. Il 7 dicembre 2007 viene fondato l’Istituto Universitario Sophia a Loppiano. È l’ultima nata tra le opere a cui Chiara ha dato vita; possiamo dire che sia la beniamina? Certamente è la conseguenza della scelta che Chiara ha fatto di Dio come Ideale della sua vita: Dio riscoperto come Amore che pervade e dilata anche l’intelligenza umana, illuminando ogni aspetto del sapere.

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Un’aula speciale
In questa Scuola sarà soprattutto questo il modo d’ottenere la Sapienza: con Gesù in mezzo a voi. E se imparerete altre materie, come la filosofia, la teologia, l’economia, la scienza, la medicina, la politica, ecc., esse non potranno non essere intrise di Sapienza.

Questa Scuola, come tutte le scuole, si svolge in un’aula. Ma quale può essere l’aula vera, l’aula ideale per una scuola di questo genere? Io non ho dubbi: l’aula garante la Sapienza che vogliamo è solo il seno del Padre celeste nel quale dobbiamo essere degni d’entrare e stabilirvici. Il carisma che ci è dato lo permette. E anche quando si esce da questa stanza di mura, non si dovrà mai uscire da quell’aula, pena, penso, il fallimento di questa Scuola. Perché, qualora si uscisse, occorrerà presto ritornarvi.

Questa Scuola avrà poi un solo maestro: Gesù in mezzo a tutti voi, fra voi, fra i professori, fra i professori e voi. […] Vi troverete perciò ad essere, come Gesù vuole, uguali fra tutti, fratelli, in rapporto trinitario, mediante l’amore reciproco fra professori e studenti, anche se i primi – i professori – saranno in questa Trinità che componiamo, a mo’ del Padre e voi del Figlio. Dovrete, dunque, lasciarvi “generare” da loro, ma anche rispondere col vostro amore.

Per entrare in quest’aula occorreranno delle condizioni indispensabili. Lo suggerisce il Paradiso ’49. Anzitutto indossare la divisa della Scuola: è la Parola, vivere la Parola, lasciarsi vivere dalla Parola, diversa ogni giorno – vi sarà detta –, di cui dovrete comunicarvi le esperienze. […] Questo vivere la Parola, che è l’unico modo di avere accesso in Paradiso, nel seno del Padre, è il vostro contributo personale.

Ma c’è anche un contributo comunitario, collettivo. Vivere Gesù Abbandonato, il niente, come condizione per attuare l’amore reciproco fra voi, fra voi e i professori, sarà il vostro contributo comunitario.

(Chiara Lubich – Discorso agli studenti della Summer school Sophia – 15 agosto 2001)

Le precedenti puntate della vita di Chiara Lubich:

1920-1937   La famiglia Lubich, quando Chiara era Silvietta

1938-1939   La prima chiamata alla santità

1940-1942   La maestra Silvia Lubich

1943-1944   Il sì per sempre di Chiara Lubich

1945-1948   Chiara Lubich e il Dio vicino

1949-1950   La luce nel buio

1951-1954   Una notte luminosa

1955-1956   Nascerà Città Nuova

1956-1960   I volontari di Dio

1961-1964   Passione per la Chiesa

1964-1965   Una nuova famiglia per il mondo

1966-1967   Una rivoluzione alternativa

1967-1972   La centralità della parola vissuta

1973-1974   L’attrattiva del tempo moderno

1975-1979   Lo spartito scritto in cielo

1980-1983   Una corsa travolgente

1984-1988   Il laico è il cristiano

1988-1990   Gli Statuti Generali dei Focolari

1990-1991   Alla fonte dell’Ideale dell’Unità

1991-1993   La profezia dell’Economia di Comunione

1994-1996   Un’Opera intitolata a Maria

1997-2004   Città, Europa, mondo

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