Dimentica le slot

Quando un gesto di accoglienza e vicinanza salva dalla disperazione

In visita, insieme a un collega, in un locale riservato alle slot machine, forte è il disagio nel vedere tanti ipnotizzati davanti a una macchina divoratrice di soldi. Scambiamo qualche parola con uno di loro. Provo per lui una profonda pena, venendo a sapere che stasera metà dello stipendio è già stato inghiottito. Mentre parla, non smette di giocare, ma io mi sento spinta ad andare oltre l’ostacolo. Uno sguardo d’intesa col mio collega e…: «Senta, verrebbe con noi a bere un caffè?». Accetta. Per due ore di seguito Tony (si chiama così) ci racconta una vita a dir poco tragica. Posso soltanto ascoltarlo e fargli sentire che non è solo, offrirgli amicizia. Gli assicuro che Dio ci ama, ci perdona e ci dà la possibilità di ricominciare sempre. Tony piange senza freno; poi, con una luce nuova negli occhi: «Vi prometto che m’impegnerò con tutto me stesso a non giocare più». Più tardi ci telefona per ringraziarci ancora. Ora Tony ha un nuovo lavoro, cura il suo aspetto, ma soprattutto ha ritrovato un senso nella vita e la voglia di donarsi agli altri.

 

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