Parla dell’amore di Dio verso i poveri, verso gli abbandonati, le vittime di violenze, i deboli, l’esortazione apostolica di papa Leone XIV pubblicata oggi dalla Lev, ma iniziata, quando era in vita, da papa Francesco. “Ti ho amato” (Ap 3,9), dice il Signore nell’Apocalisse a una comunità cristiana che non aveva alcuna rilevanza o risorsa ed era esposta alla violenza e al disprezzo: “Per quanto tu abbia poca forza, hai però custodito la mia parola e non hai rinnegato il mio nome […] li farò venire perché si prostrino ai tuoi piedi” (Ap 3,8-9).
Come già emerso nell’Enciclica Dilexit nos sull’amore divino e umano del Cuore di Cristo di papa Francesco, nell’esortazione apostolica risaltano l’amore di Gesù verso “i più piccoli della società” e il modo in cui, col suo amore donato sino alla fine, venga preservata la dignità di ogni essere umano, soprattutto quando “più è debole, misero e sofferente”.

Papa Francesco durante l’incontro con i detenuti nel carcere di Regina Coeli, Roma, 17 aprile 2025 ANSA/ Vatican Media
Leone XIV spiega come, “avendo ricevuto come in eredità questo progetto, sono felice di farlo mio – aggiungendo alcune riflessioni – e di proporlo ancora all’inizio del mio pontificato, condividendo il desiderio dell’amato Predecessore che tutti i cristiani possano percepire il forte nesso che esiste tra l’amore di Cristo e la sua chiamata a farci vicini ai poveri. Anch’io infatti ritengo necessario insistere su questo cammino di santificazione, perché nel «richiamo a riconoscerlo nei poveri e nei sofferenti» si rivelano il cuore stesso di Cristo, i suoi sentimenti e le sue scelte più profonde”.
Attraverso la cura profusa da grandi testimoni – Francesco d’Assisi ai vari papi, da Madre Teresa di Calcutta a Charles de Foucauld, da Agostino a Oscar Romero – Leone XIV ricorda la “bimillenaria storia di attenzione ecclesiale verso i poveri e con i poveri per mostrare che essa è parte essenziale dell’ininterrotto cammino della Chiesa”.
Ma l’attenzione ai poveri deve essere di tutti i membri della Chiesa. “Il cristiano – scrive il papa – non può considerare i poveri solo come un problema sociale: essi sono una «questione familiare». Sono «dei nostri»“.

Un migrante povero. Foto di Wigomes da Pixabay
Verso di loro, non bisogna avere pregiudizi. “Non di rado il benessere rende ciechi, al punto che pensiamo che la nostra felicità possa realizzarsi soltanto se riusciamo a fare a meno degli altri. In questo, i poveri possono essere per noi come dei maestri silenziosi, riportando a una giusta umiltà il nostro orgoglio e la nostra arroganza”.
“Il cuore della Chiesa, per sua stessa natura, è solidale con coloro che sono poveri, esclusi ed emarginati, con quanti sono considerati uno «scarto» della società, come i detenuti e i migranti. I poveri – prosegue l’esortazione – sono nel centro stesso della Chiesa, perché è dalla «fede in Cristo fattosi povero, e sempre vicino ai poveri e agli esclusi, [che] deriva la preoccupazione per lo sviluppo integrale dei più abbandonati delle società»”.
L’aiuto più grande che si può dare a un povero è aiutarlo a trovare un buon lavoro. Se ciò non è possibile, “non dobbiamo correre il rischio di lasciare una persona abbandonata alla sua sorte, senza quello che è indispensabile per vivere degnamente. E quindi l’elemosina rimane un momento necessario di contatto, di incontro e di immedesimazione nella condizione altrui”. Ovviamente, “l’elemosina non scarica dalle proprie responsabilità le autorità competenti, né elimina l’impegno organizzativo delle istituzioni, e nemmeno sostituisce la legittima lotta per la giustizia. Essa però invita almeno a fermarsi e a guardare in faccia la persona povera, a toccarla e a condividere con lei qualcosa del proprio”.
L’elemosina è importante perché “sempre sarà meglio fare qualcosa che non fare niente. In ogni caso ci toccherà il cuore. Non sarà la soluzione alla povertà nel mondo, che va cercata con intelligenza, tenacia, impegno sociale. Ma noi abbiamo bisogno di esercitarci nell’elemosina per toccare la carne sofferente dei poveri“.

Papa Leone XIV in piazza San Pietro per l’inizio del giubileo dei giovani, 29 July 2025.
ANSA/ VATICAN MEDIA
L’esortazione apostolica si conclude con un invito a essere vicini concretamente ai poveri. “L’amore cristiano – afferma Leone XIV – supera ogni barriera, avvicina i lontani, accomuna gli estranei, rende familiari i nemici, valica abissi umanamente insuperabili, entra nelle pieghe più nascoste della società. Per sua natura, l’amore cristiano è profetico, compie miracoli, non ha limiti: è per l’impossibile. L’amore è soprattutto un modo di concepire la vita, un modo di viverla. Ebbene, una Chiesa che non mette limiti all’amore, che non conosce nemici da combattere, ma solo uomini e donne da amare, è la Chiesa di cui oggi il mondo ha bisogno. Sia attraverso il vostro lavoro, sia attraverso il vostro impegno per cambiare le strutture sociali ingiuste, sia attraverso quel gesto di aiuto semplice, molto personale e ravvicinato, sarà possibile per quel povero sentire che le parole di Gesù sono per lui: «Io ti ho amato»” (Ap 3,9).
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