Difficile immaginare la Polonia senza di lui

Dal giorno dell’elezione del cardinale Karol Wojtyla alla sede di Pietro, i polacchi sono stati pervasi da uno spirito creativo e vivificante e dalla speranza che tante situazioni fondamentali sarebbero potute cambiare in meglio. Questa convinzione si consolidò quando Giovanni Paolo II fece la prima visita-pellegrinaggio apostolico in Polonia, ancora sotto il regime comunista. Incontrandosi col successore di Pietro – loro compatriota – a Varsavia, Nowy Sacz, Oswiecim, Cracovia, i polacchi sperimentarono per la prima volta una grande unità di pensiero, di sentimenti, di propositi e sentirono che insieme al Santo Padre potevano non avere paura, ma sperare che il futuro della Polonia poteva dipendere da loro. Il papa donò loro un grande tesoro: il superamento della barriera della paura, uno degli elementi portanti del comunismo. Il secondo inestimabile tesoro di quella prima visita fu la sensazione che qualcosa sarebbe potuto cambiare anche nella situazione politica in fatto di libertà e indipendenza. Così dopo circa un anno da quegli incontri esplose in Polonia Solidarnosc. Anche con questa rilevante novità lo stato d’animo della gente non mutò rispetto agli incontri col papa: i polacchi tornarono a sperimentare l’unità di pensiero e di sentimenti; si sentirono liberati dal giogo della paura; non ci furono violenze di sorta e le aspettative popolari furono manifestate sempre in modo pacifico. Non è certo un mistero che, riguardo a Solidarnosc, il Santo Padre è stato promotore spirituale, sostegno morale e psicologico. Senza questo vigoroso appoggio, non sarebbe stato possibile far crollare il potente sistema comunista senza spargimento di sangue. Per i polacchi, dunque, Giovanni Paolo II è non solo una grande personalità della storia contemporanea della Polonia e un costruttore di quella dell’Europa e del mondo, ma è anche “parte” della loro personalità. Dal punto di vista psicologico questo significa che lui esprime le profonde aspirazioni morali, religiose, nazionali, culturali e civili di tanti che cercano un modello alla soglia del ventunesimo secolo. Come successore di Pietro, Giovanni Paolo II non è per i suoi compatrioti solo un’autorità che insegna e indica la strada da percorrere, ma uno che imita Cristo nel rapporto col prossimo. Il suo insegnamento su Dio che è Amore trova conferma concreta nello sguardo buono con cui guarda la gente, nei suoi gesti di amicizia, in ciò che dice. Fa impressione la sua autenticità, la cordialità, lo sforzo che fa per stare con la gente, per ascoltare quello che gli dicono, la cura che ha nel difendere le idealità più alte e i valori universali. Oggi i polacchi hanno bisogno di autentici testimoni, di apostoli dell’amore come Giovanni Paolo II. Difficile immaginare come sarebbe la Polonia senza di lui. Nei pensieri e nella vita dei polacchi lui resta costantemente vivo e presente.

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