Dietro i disabili un mondo da scoprire

Domenica scorsa il papa ha celebrato il Giubileo della misericordia dei disabili e dei malati. Un evento straordinario, nella sua semplicità
disabili

Come è noto, nelle nostre chiese i disabili hanno pochissima cittadinanza. Questo a causa degli scalini e delle barriere architettoniche che  i vescovi a grande fatica riescono a vedere e a fare togliere. Questo anche come residuo di una cultura attivistica e pelagiana, che mette al centro più la forza dell’agire che la vita come mistero e come segno.

 

Il papa nell’omelia è entrato al cuore della questione: «Si ritiene  che una persona malata o disabile non possa essere felice perché incapace di realizzare lo stile di vita imposto dalla cultura del piacere  e del divertimento. Nell’epoca di una certa cultura del corpo divenuta mito di massa  e dunque affare  economico, ciò che è imperfetto deve essere oscurato, perché attenta alla felicità e alla serenità  dei privilegiati  e mette in crisi il modello dominante. Meglio ritenere queste persone  separate, in qualche recinto – magari dorato – o nelle riserve del pietismo e dell’assistenzialismo».

 

Ecco la denuncia profetica del papa nei confronti di atteggiamenti e di una cultura che oscurano disabili e malati, che li rinchiude e li separa in un recinto. Spesso non vengono riconosciuti nella loro ricerca di felicità e di amore, non vengono compresi. Tutto nei loro confronti sembra essere  eccessivo e sproporzionato. Ci accorgiamo che quando parliamo  di disabili e di malati tocchiamo solo le cose più esterne della loro vita: la scuola e il lavoro, memo l’amore, la ricerca della tenerezza e dell’affetto, che rinvia al mistero di ciascuno, nella sua dimensione più intima e radicale.

 

Il papa così commenta  il Vangelo della peccatrice: «La felicità che ognuno desidera , d’altronde  può esprimersi in tanti modi  e può essere raggiunta  solo se siamo capaci di amare. Questa è la strada. E’ sempre una questione di amore, non c’è un’altra strada. La vera sfida è quella di chi ama di più. Quante  persone disabili e sofferenti  si riaprono alla vita appena scoprono di essere amate! E quanto amore può sgorgare da un cuore  anche solo per un sorriso! La terapia del sorriso. Allora la fragilità stessa può diventare conforto e sostegno alla nostra solitudine».

 

Dietro questa meditazione di papa Francesco sta il matrimonio tra persone disabili e con persone disabili. Il percorso e l’esperienza dell’amore. Il fatto che questo avvenga in modo rarissimo conferma l’esistenza di uno sguardo sulle persone disabili, che possono avere molte cose, ma sono impossibilitati sulle questioni più delicate e complesse.

 

Il codice di diritto canonico  toglie ai disabili la possibilità di essere ordinati preti e nei fatti le nozze tra disabili sono rarissime. I due segni mostrano che non si comprende che le persone  disabili vivono sulla frontiera  dell’impossibile. Il mistero delle persone disabili e malate sta infatti nell’impossibile che diventa possibile grazie all’agire di Dio. Dunque i disabili si pongono nel punto più delicato del mistero di Dio.

 

Il papa conclude infine con queste parole la sua meditazione sulla peccatrice: «Gesù è il medico, che guarisce con la medicina dell’amore, perché prende su di sé la nostra sofferenza e la redime. Noi sappiamo che Dio sa comprendere le nostre sofferenze, perché lui stesso le ha provate in prima persona (cfr.  Eb.4,15). Il modo in cui viviamo la malattia e la disabilità è indice dell’amore  che siamo disposti  a offrire. Il modo in cui affrontiamo  la sofferenza e il limite è criterio della nostra libertà di dare senso alle esperienze della vita, anche quando ci appaiono assurde  e non meritate. Non lasciamoci turbare, pertanto da queste tribolazioni (1 Ts.3,3). Sappiamo che nella debolezza possiamo diventare forti (cfr. 2  Cor.12,10) e ricevere la grazia di completare ciò che manca in noi  delle sofferenze di Cristo a favore della Chiesa  suo corpo (Col.1,24), un corpo che ad immagine di quello del Signore risorto conserva le piaghe, segno della dura lotta, ma sono piaghe trasfigurate per sempre dall’amore».

 

Ecco nessun cedimento al dolorismo e al pietismo, ma si comprende come il mistero della vita delle persone malate e disabili sta al cuore della cristologia. I segni dei malati e dei disabili annunciano il compiersi dei tempo messianico e dei segni del Messia. E’ un essere guariti che ci costituisce al cuore del mistero di colui che si è caricato di tutte le nostre infermità..

 

Allora nessuno è escluso dall’essere toccato dal messia Gesù. La chiesa dei disabili  non vive di pelagianesimo, ma del mistero di Cristo e delle sue piaghe, i disabili e i malati appunto.

 

 

 

 

 

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