Didattica a distanza: pro e contro dopo un anno di lockdown

Un volume appena pubblicato riflette sulle emozioni vissute dai giovani in questi mesi di lockdown e sulla loro elaborazione.

La crisi pandemica che stiamo vivendo ha imposto la Didattica a distanza come strumento fondamentale per rispondere all’impossibilità di offrire a bambini e ragazzi una formazione in presenza. Questo è accaduto nei Paesi a reddito medio-alto. Secondo il presidente di Unicef Italia Francesco Samengo, però, dall’inizio dell’emergenza Covid a oggi, 463 milioni di bambini non hanno avuto nessuna accesso alla Dad. Stiamo parlando di un terzo degli alunni di tutto il mondo. Nel nostro Paese le lezioni in presenza avrebbero dovuto ricominciare la scorsa settimana ma, data la situazione dei contagi, molte regioni hanno preferito tenere le aule chiuse.

Grazie alla piattaforme digitali l’anno scolastico non si è fermato

Alberto Rossetti, psicologo e psicoterapeuta (e già autore per Città Nuova di tre volumi dedicati al rapporto tra giovani e nuove tecnologie), ha ragionato su queste e altre criticità (l’esperienza della solitudine, la crisi dei legami familiari ecc.) dettate dal lockdown in un libro recentemente pubblicato per Feltrinelli, Tutti a casa. Amici, scuola, famiglia: cosa ci ha insegnato il lockdown? partendo da una considerazione semplice ma non banale: grazie a piattaforme digitali ormai note a tutti, ma mai realmente considerate prima dell’emergenza Covid, è stato possibile, in questi mesi, far proseguire a bambini e ragazzi l’anno scolastico.

Una relazione nuova tra insegnati e studenti

Rossetti sottolinea come la Didattica a distanza in questo periodo di confinamento forzato abbia permesso agli insegnanti di entrare in una relazione nuova coi ragazzi, che lui stesso definisce più «affettiva». «La scuola – scrive Rossetti – ha così chiarito una volta per tutte quella che deve essere la sua funzione principale: costruire relazioni. Tutto il resto viene di conseguenza. Da qui la scuola dovrebbe ripartire».

Gli aspetti negativi della Didattica a distanza

Questa considerazione è cruciale, ma deve essere accompagnata da una riflessione sugli aspetti negativi della Dad. Punto primo: troppi studenti non sono stati raggiunti o si sono persi per strada (come chi non è riuscito a connettersi perché non provvisto di pc o connessione). «Da questo punto di vista – prosegue Rossetti – la scuola è stata fallimentare: una scuola che non è aperta a tutti non è una buona scuola. Soprattutto rischia di assomigliare a quell’ospedale “che cura i sani e respinge i malati” di cui parla don Milani insieme ai suoi studenti in Lettera a una professoressa. Una scuola che lascia indietro le persone già deboli non è più una scuola».

Il rumore di fondo

Un secondo aspetto negativo della Didattica on line è stato la scomparsa del “rumore di fondo” che accompagnava la vita delle classi durante le lezioni, un background noise che, come spiegato nel saggio, non deve essere eliminato dall’esperienza educativa ma potrebbe essere gestito in modo da trasformarlo in risorsa costruttiva.

La scuola deve ripartire dalle relazioni

Terzo elemento negativo della Dad: non ha favorito l’incontro tra i ragazzi. «La scuola deve ripartire dalle relazioni – scrive ancora Rossetti –, perché sono le relazioni a creare la scuola e non il contrario. Senza relazione, senza rapporto tra professore e studente e tra studente e studente, la scuola perde di significato, si svuota, si omogeneizza».

Lontani dal tecnologismo educativo

Un’affermazione che sembra prendere le distanze dal cosiddetto tecnologismo educativo, prospettiva secondo la quale (cito qui Domenico Bellantoni che in Aiutami a essere felice. Benessere e ricerca di senso a scuola bolla la proposta come “riduzionismo antropologico”) un adeguato protocollo sarebbe in grado di «determinare tempi e modi del cambiamento di un educando ad opera di un educatore, quasi prescindendo dallo stabilirsi di una relazione autenticamente umana tra i due protagonisti del fatto educativo».

 

 

 

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