Diario dalla Siria/20

Aleppo è una città pari, per estensione e per importanza commerciale e finanziaria, a Parigi o Francoforte. Invece vive al buio da tre giorni. I negozi che hanno un generatore consentono di ricaricare il cellulare per poche lire siriane. È cominciata la Quaresima, ma qui il digiuno è obbligatorio per la guerra
Conflitto siriano

«Ho potuto parlare a lungo al telefono con amici di Aleppo, sempre sotto la prova durissima che la città sta pagando. Il motivo è il non avere accettato di mettersi fin dall’inizio dalla parte dell’opposizione che a Idleb, Hama e Homs si era armata e cominciava a intraprendere la strada della lotta cruenta. Si adduceva  allora, come motivazione di questo non-intervento, la paura degli imprenditori e commercianti aleppini di perdere i loro beni. A ciò si aggiungeva il ricordo dei fatti degli anni '82-'85, quando i fratelli musulmani in città si armarono come i loro amici a Hama e cominciarono la lotta contro il regime massacrando gli ufficiali alaouiti all’Accademia  militare.

«Oggi lo scenario di desolazione, la povertà dilagante, l’impossibilità di accedere senza rischi a interi quartieri della città e anche alla Cittadella e ai posti storici, nel passato apprezzata meta di turisti e fonte di guadagno per tanta gente, sembrano confermare che la situazione è insostenibile e pare sfuggire dalle mani.

«La gente angosciata non sa a che santo aggrapparsi per nutrire la speranza che, nonostante tutto "ce la faremo, la pace tornerà, ricuciremo le ferite, potremo ricominciare a vivere". Parlando con gli amici di Aleppo, sembra proprio che la vita in quelli che erano i suoi beni più comuni (acqua, elettricità, riscaldamento) continui ad essere negata o sia resa estremamente difficile, faticosissima. Parlo in serata con un’amica che compie trent’anni e che li festeggia… al buio. Non solo lei, ma tutta la città è da tre giorni al buio completo, una città di almeno quattro milioni di abitanti, che in Europa per importanza commerciale e finanziaria  corrisponderebbe a Francoforte, Milano, Parigi.

«Mi racconta, quasi divertita dall’intraprendenza dei suoi concittadini: "Adesso c’è una nuova e semplice attività commerciale nata dall’emergenza: si porta il proprio cellulare in certi negozi che hanno il generatore e te lo mettono in ricarica per 25 lire". Già, dimenticavo nella lista dei beni ordianri, il cellulare, Internet, la tv, sono strumenti o macchine che necessitano dell’elettricità.

«Michel da giorni cerca di trovare un buon generatore così da poter ospitare un po’ di amici quando vogliono stare qualche ora a godersi la luce elettrica. Dice che sta facendo la ricerca e le peripezie che l'accompagnano, "con gioia". Conoscendolo bene, mi rendo conto che non c’è nulla di formale o sentimentale in quello che dice, sì, sta vivendo con gioia, e ciò mi colpisce profondamente. Mi ricordo di certe mie situazioni quando il dolore sinceramente amato perché espressione di “quel grido” di Cristo sulla croce è diventato amore, gioia, proprio come per Michel.

«Mi viene in mente San Paolo, che di dolori era esperto, ma che ha conosciuto la gioia di incontrarsi col Risorto.“Se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede”. Mi dà forza richiamare al cuore questa verità della fede ora poi che è già cominciata qui in Oriente, per le chiese cattoliche e quella armeno ortodossa, la Quaresima. Chiese affollate. Mercoledì delle ceneri quando la gente usciva col segno della croce, ben visibile sulla fronte perché fatto di cenere e olio, ci si è augurato, in arabo, un digiuno benedetto. Così sia davvero».

Giò Astense

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