Diario dalla Siria/18

L'intronizzazione del patriarca di Antiochia diventa occasione per lavorare per l'unità tra cristiani e musulmani, non a parole, ma a fatti. Il moufti che ha perso nella guerra uno dei figli ha concesso pubblico perdono agli assassini, gesto importante nella tradizione musulmana
Guerra in Siria

Nella chiesa ortodossa della Croce, non lontano dalla città vecchia, la solenne intronizzazione di sua Beatitudine il patriarca della Chiesa d’Antiochia Iohanna X avviene sotto i fari della tv siriana che la riprende in diretta. La popolazione può assistere via video (per chi ancora può) a questo avvenimento importante, perchè in chiesa possono entrare solo poche persone scelte.

Il sistema di sicurezza è molto forte. Il nuovo patriarca parla a lungo, illustrando il suo desiderio di unità con i cristiani di tutte le denominazioni e con i musulmani, confermato da un’affermazione chiara sull’impegno che vorrebbe assumersi anzitutto con i fratelli cristiani a “farla l’unità”, e non solo a parlarne. È presente il moufti della repubblica, cui viene lasciata la parola. Ha  pagato anch’egli un prezzo alto in questa sanguinosa guerra.

A settembre 2011, uno dei figli, studente universitario ad Aleppo, viene ucciso mentre rientra dall’università. In quell’occasione, il moufti fece un atto di estremo coraggio di cui nessuna tv regionale dei Paesi vicini parlò: perdonò pubblicamente gli uccisori, e questo, nella tradizione islamica, significa che nessuna persona può più permettersi di vendicare col sangue quell’atto. Da quel momento, lo ricordo molto bene, ho cominciato a pregare intensamente ogni giorno per tutti coloro che hanno perduto persone care in questo conflitto, perché abbiano appunto la forza eroica di perdonare.

Un esempio forte, quello del moufti, che avrebbe potuto essere preso al volo come un’opportunità preziosa per mettere fine alla parola "conflitto". Mi rendo conto che senza arrivare a esperienze così dure ogni uomo o donna è chiamato a disarmarsi nel quotidiano di fronte all’altro e a perdonare offese magari  banali, ma che possono ergersi, se non sono cancellate dal perdono sincero, a barriera invalicabile. Anche le guerre non si improvvisano, nascono su un humus che ci vede tutti, oserei dire, in qualche modo corresponsabili, non fosse altro del bene non fatto o del perdono non dato o non insegnato coll’esempio a figli, colleghi, parenti. Chi è senza peccato, scagli la prima pietra.

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