Diada catalane

Come ogni anno, a Barcellona l’11 settembre è la ricorrenza dedicata alla Diada. Cosa sono le Diada catalane e che significato hanno? Perché è stata scelta questa data per riaffermare le aspirazioni autonomistiche della Catalogna?
Manifestazione durante la Giornata Nazionale Catalana a Barcellona, Spagna, domenica 11 settembre 2022. Foto: AP/Joan Mateu Parra

Molti eventi indipendentisti nella Catalogna degli ultimi due decenni hanno trovato un forte sostegno dalle grosse manifestazioni dette “Diada” (parola derivata da «dia», cioè giorno in catalano), che si celebra ogni 11 settembre. Alcune di queste Diada hanno radunato milioni di persone, in qualche occasione realizzando catene umane che legavano le varie provincie catalane, altre volte concentrando migliaia di persone in diversi punti. La Diada di domenica 11 settembre 2022 a Barcellona ha radunato solo 150 mila persone secondo la polizia, e 300 mila secondo gli organizzatori. Un calo comunque importante rispetto al passato, che osservatori e analisti attribuiscono alle contrapposizioni (che qualcuno definisce «cainite») tra le varie forze indipendentiste, sia partiti politici che organizzazioni culturali.

Questa ormai tradizionale celebrazione della giornata nazionale della Catalogna è stata vietata durante la dittatura franchista (1939-1975) e poi ricuperata con l’arrivo della democrazia, momento in cui si è generato un dibattito per scegliere come ricorrenza il 23 aprile (festa di Sant Jordi, patrono della Catalogna) oppure l’11 settembre, data della resa di Barcellona nella Guerra di successione spagnola (1714). In altre parole, quella guerra con implicazioni internazionali segnò la fine degli Asburgo sul trono di Spagna e l’inizio della dinastia borbonica con Filippo V. Per i catalani quella sconfitta significò l’abolizione delle loro istituzioni.

Dopo 172 anni, nel 1886, un piccolo gruppo a Barcellona ha voluto ricordare i catalani periti in quella battaglia con una messa nella basilica di Santa Maria del Mar. Due anni dopo, in occasione dell’Esposizione universale di Barcellona del 1888, fu eretta una statua in onore di Rafael Casanova, uno dei leader catalani nella battaglia del 1714. Il monumento divenne da allora il punto di riferimento per le celebrazioni delle Diada. Durante la dittatura di Primo de Rivera (1923-1930) questa celebrazione di carattere religioso e catalanista venne proibita, ma risorse nel 1931 come atto nazionalista durante la Seconda Repubblica spagnola (1931-1939). Fu in questo periodo che l’autonomia della Catalogna sperimentò importanti passi avanti, come lo Statuto di Núria nel 1932, la prima legge che concedeva alla Catalogna un parlamento e un governo propri; e nel 1934 Lluis Companys, allora presidente della Generalitat (parlamento) proclamò lo «Stato catalano della Repubblica Federale Spagnola». Poco dopo, Companys sarebbe stato arrestato e l’autonomia catalana sospesa a tempo indeterminato.

L’11 settembre riporta alla mente di una cospicua parte della società catalana (almeno il 50%) un certo sentimento di reazione indipendentista, perché è la data in cui il re di Spagna Filippo V sconfisse i catalani con l’assedio di Barcellona nel 1714, ma anche perché successivamente la celebrazione di questa ricorrenza è stata più volte proibita e l’aspirazione indipendentista catalana più volte repressa.

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