Dettagli d’Italia

A proposito del Primo piano dedicato all’unità d’Italia nel n. 5/2011.
Unità d'Italia

Bandiera giallorossa

«Peccato che la Rai abbia consulenti storici che o non sanno o sottostanno ad esigenze di spettacolo. Nella fiction Le cinque giornate di Milano i milanesi per le aperture politiche di papa Pio IX sventolano la bandiera bianca e gialla che la Città del Vaticano adotterà solo dopo la presa di Roma nel 1870. Prima, infatti, la bandiera dello Stato della Chiesa era quella arancio-amaranto di Roma, che è ancora del Comune e della squadra di calcio.

«Era poi inverosimile l’invasione in una chiesa di militari austriaci che uccidono il sacerdote e le donne in preghiera. Se il fatto è successo (ne dubito), travisa totalmente la posizione dell’Austria. Sembra che si voglia dire: “I cattolici stavano coi buoni”, ma la realtà era (ed è) molto più complessa».

Bruno

Campagnano

 

Quale Risorgimento?

«Il moto risorgimentale ha unito sì l’Italia ma a prezzo di soprusi verso Stati sovrani e Chiesa cattolica, senza il consenso della maggioranza degli italiani, come dimostrano le insurrezioni popolari dopo l’invasione del Sud. La persecuzione poi operata dai risorgimentali massoni nei confronti del papa, ritenuto il principale ostacolo per l’affermazione del nuovo Stato, non ha fatto nascere un nuovo laico amor di patria ma lo ha ridotto a sopravvivere solo in occasione di eventi sportivi.

«Confrontando questo Risorgimento storico con quello descritto da Benigni, quale dei due è vero? Tutti e due ma diversamente. Il primo è vero oggettivamente, il secondo ha solo la verità data dall’arte di Benigni, rendendolo forse molto simile a quello che ha ammaliato tanti giovani patrioti ingannati dal verbo di Mazzini fino al sacrificio della vita».

Giuseppe Maria Sesta

Palermo

 

Un prezzo troppo alto

«Ho ascoltato Benigni e l’ho apprezzato solo quando ha detto: “Chi non conosce il suo passato, non può capire il presente” (Indro Montanelli). Noi del Sud avevamo una radicata cultura, un’economia, una grande storia patria, una bandiera, un inno, un esercito. Tutti sanno che Federico II di Svevia era un imperatore tedesco. Sbagliato! Era un siciliano purosangue, nato a Palermo e morto in Puglia. Questo è un esempio della perdita della nostra memoria storica. Gli altoatesini, in modo chiaro, hanno detto: “Noi non abbiamo nulla a che fare con la vostra festa, siete venuti con un esercito e ci avete conquistati”. È la stessa cosa accaduta a noi 150 anni fa! Ancora nascondiamo la verità sul travaglio di quel periodo storico e non solo quello di Menotti, Pisacane, citati a ragione da Benigni, ma anche il travaglio di Crocco, la Michelina Di Cesare e di chi, chiamato brigante, altro non era se non fedele alla sua terra e alla sua cultura. L’unità la vogliamo, ma ci è costata troppo».

 Carlo

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