Il “Decreto Dignità” all’esame delle Camere

Cosa prevede il documento approvato dal governo? Dalle modifiche ai contratti a termine alle proroghe, dal contrasto alle delocalizzazioni alla prevenzione delle ludopatie, un esame dei punti principali del documento che dovrà essere convertito in legge dal Parlamento.

Il caldo del mese di luglio non arresta la dialettica politica, l’impegno del governo su diversi fronti e neanche qualche polemica. Tiene testa, su tutti, il contenuto del “Decreto Dignità” messo in campo dal ministero dello Sviluppo Economico, del Lavoro e delle Politiche Sociali con lo scopo di dare un impulso all’economia italiana attraverso una stretta sui contratti a termine, norme più stringenti sulle delocalizzazioni, lotta al precariato e ludopatia e semplificazioni fiscali.

In linea generale sono proprio queste le novità più importanti contenute nel “Decreto Dignità” approvato il 12 luglio 2018, n. 87 e pubblicato sulla Gazzetta n. 161 del 13 luglio. Il decreto legge è ora all’esame delle Camere per la conversione in legge e da oggi le commissioni Finanze e Lavoro della Camera passeranno al vaglio i circa 900 emendamenti depositati. In realtà, l’attenzione si dovrebbe concentrare su un pacchetto di qualche decina di proposte già concordate tra M5s e Lega, tra cui i voucher per studenti, pensionati e disoccupati, molto caldeggiati soprattutto da coltivatori e imprenditori del turismo per le assunzioni durante i lavori stagionali. Ma vediamo meglio cosa prevede il “decreto dignità” secondo il testo già pubblicato in G.U.

I nuovi contratti a termine. La durata massima dei contratti a termine con l’introduzione del nuovo decreto scende a 24 mesi con una notevole riduzione rispetto ai 36 che furono previsti dal vecchio Job Act del governo Renzi. La nuova disciplina ha previsto che la durata del primo contratto a tempo determinato non può superare i 12 mesi, laddove non è indicata la motivazione per cui è stato apposto un termine (la c.d. causale). Se, invece, tale causale è inserita nel contratto, la durata massima è pari a 24 mesi. Alla scadenza dei primi 12 mesi il datore di lavoro potrà decidere di rinnovare o prorogare il contratto per ulteriori 12 mesi al massimo, ma è d’obbligo specificarne la motivazione. Il decreto, a tal proposito, ammette due tipologie di causali: esigenze temporanee e oggettive, estranee all’ordinaria attività o per sostituire altri lavoratori; esigenze relative a incrementi temporanei, significativi e non programmabili dell’attività ordinaria. L’obbligo di tali motivazioni è da escludersi per i contratti di attività stagionale che mantengono la loro specifica disciplina.

Le proroghe dei contratti. Un’ulteriore modifica è stata introdotta in merito alle proroghe poiché scende da 5 a 4 il numero massimo delle stesse. La violazione della norma in questione comporta la trasformazione in contratto a tempo indeterminato (dalla quinta proroga). In linea generale, il limite massimo di durata dei rapporti a tempo determinato diventa di 24 mesi anziché 36, compresi i rinnovi e le proroghe.

Incentivi al lavoro stabile. È stata introdotta una misura per incentivare i datori di lavoro ad utilizzare delle forme contrattuali stabili. Infatti il costo del rinnovo di un contratto a tempo determinato sarà più alto, poiché i datori di lavoro dovranno versare, oltre al contributo addizionale Naspi già previsto e pari all’1,40% della retribuzione imponibile previdenziale utile, un ulteriore contributo dello 0,50% per ogni rinnovo, anche in somministrazione.

Licenziamento illegittimo. È stato previsto l’aumento dell’indennità di risarcimento per i licenziamenti illegittimi, che passano da 24 ad un massimo di 36 mensilità, mentre il minimo va da 4 a 6 mensilità.

Contrasto alla delocalizzazione. Sono state previste multe da 2 a 4 volte il beneficio per le aziende che hanno ottenuto aiuti dallo Stato per impiantare, ampliare e sostenere le proprie attività economiche in Italia, che si trasferiscono all’estero.

slot-machineLotta contro la ludopatia. Il decreto cerca di contrastare anche la ludopatia introducendo il divieto di pubblicità di giochi o scommesse con vincite in denaro.

Abrogazione split payment per i professionisti. È stata abolita quella disposizione relativa alle prestazioni di servizi rese alle pubbliche amministrazioni dai professionisti, i cui compensi sono assoggettati a ritenute alla fonte a titolo di imposta o a titolo di acconto.

Redditometro. Il tanto odiato decreto ministeriale che elenca gli elementi della capacità contributiva dei titolari di Partita Iva non avrà più alcun effetto con decorrenza dai controlli ancora da effettuare sull’anno di imposta, a partire dal 2016.

Spesometro. Rinviata la scadenza per l’invio dei dati relativi al terzo trimestre del 2018 al 28 febbraio 2019. Per coloro che hanno optato per gli invii semestrali, i termini sono fissati al 30 settembre 2018 per il primo semestre e al 28 febbraio 2019 per il secondo semestre.

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