Davvero inclassificabili e perciò scomodi

Commenti all'editoriale di Città Nuova. I cristiani sono scomodi e non si prestano al compromesso
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Caro direttore ho letto con vivo interesse l’editoriale sui cristiani inclassificabili in politica l’articolo  e condivido la sua riflessione, alla quale vorrei aggiungere qualcosa se ci riesco. Ho l’impressione che l’inclassificabilità dei cristiani, almeno in certi ambienti, sia un elemento discriminante e che disturba non poco chi deve scegliere risorse in posti chiave (e non solo) per la propria azienda, per il proprio partito e così via. Chi comanda, spesso, desidera totale accondiscendenza dai suoi collaboratori. Il cristiano (in genere) non si presta a compromessi col suo credo dando luogo ad una trasversalità che per chi comanda è devastante.  

 

Non poche sono le esperienze di coloro che hanno preferito le dimissioni piuttosto che avallare scelte aziendali non condivisibili eticamente. I partiti hanno capito molto bene questa cosa e ci pensano bene prima di “assumerli” nel proprio entourage da qui una difficile rappresentatività dei cristiani a tutti i livelli. Certo è una mia impressione o solo una fantasia? Un’altra piccola riflessione: assistiamo quotidianamente a litigiosità istituzionali che per noi cittadini (per me) equivale a veder litigare in casa mamma e papà, per non parlare poi di quando intervengono gli avvocati difensori: suoceri, zii e quant’altro. Scherzi a parte, ascolto spesso i lavori parlamentari, possibile che sia così raro il coraggio di chi sa mettere in luce il positivo di una legge, proposta dalla parte avversa! Il male e il bene non si dividono…ecc

 

Mi ha fatto molto bene, invece, ascoltare gli interventi di tutti i parlamentari in favore del problema gravissimo dell’affollamento nelle carceri italiane. Alcuni interventi meriterebbero di essere di nuovo ascoltati. Ancor più meritorio il neo Ministro che in un’aula mezza vuota, ha ascoltato per oltre otto ore tutti gli interventi.

Walter Fiorelli

 

 

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