David Seymour fotografa anime

Chim – diminutivo di Seymour - usa la macchina fotografica contro l’ingiustizia e la violenza. Il suo cuore appartiene ai bambini, di cui nota ogni dolore e gioia. Vuole rappresentare la bellezza, di cui è profondamente innamorato in tutte le forme. A Torino, al Palazzo Reale, le immagini e la storia di uno dei fondatori dell’agenzia Magnum Photos
Spagna 1936

Durante la guerra civile spagnola, David Seymour scatta la celebre immagine della “Madre che allatta il suo bambino”, nel corso di una manifestazione contadina che per intensità, autenticità, spiritualità dell’archetipo, diventa inconsapevolmente simbolo ed icona di quella stessa rivolta.

Il volto della donna rivolto verso il cielo rimanda volutamente a quello rappresentato in Guernica da Pablo Picasso. David Seymour lo fotografa per sottolineare un’identica battaglia a difesa dei diritti della donna e dei minori e a favore della pace.

Chim – diminutivo di Seymour- è un combattente: usa la macchina fotografica come un’arma per documentare, per lottare contro l’ingiustizia, i disordini, la violenza che affliggono l’Europa ed il Medio Oriente.

Seymour realizza, tra senso di pena e compassione, scatti che rimangono unici nel loro genere e nella loro carica umana espressiva. Questi archetipi commuovono per una verità atemporale e una spontaneità straordinarie.

Il cuore di David Seymour appartiene ai bambini. Di questi, nota ogni piccolo dolore, ogni piccolo moto interiore, ogni piccola gioia. Nessun artificio, nessuna prova di bravura, nessuna ostentazione tecnica nella scelta della luce: ogni immagine parla come se fosse viva.

David Seymour vuole riuscire ad essere anonimo nel momento dello scatto per lasciare spazio alla persona e ai fatti nella maniera più oggettiva possibile. Silenzioso, capace di grande tenerezza ed emozione, Seymour vuole rappresentare la bellezza di cui è profondamente innamorato in tutte le forme e sensibili dettagli.

Per comprendere gli universi di David Seymour bisognerebbe intraprendere le scelte e le operazioni che Marguerite Youcernar mette in atto nella stesura di Memoriedi Adriano, dimenticarsi di sé e lasciar esistere l’altro, il suo pensiero, la vita, come una realtà così preziosa da essere avvolta da una certa sacralità e silenzio: il profondo rispetto per l’uomo è al centro degli scatti di Seymour.

Henri Cartier-Bresson osserva: “Chim prende la sua macchina fotografica nel modo in cui un medico estrae lo stetoscopio dalla borsa, concentrando la sua diagnosi nel cuore. Il suo è vulnerabile, porta il peso del mondo sulle spalle”.

Dal 3 aprile al 14 settembre presso Palazzo Reale a Torino, è possibile visitare la retrospettiva monografica di David Seymour, uno dei più significativi fotoreporter del XX secolo, caporedattore dell’agenzia Magnum Photos insieme ad Henri Cartier Bresson e Robert Capa.

Chim, Henri Cartier – Bresson e Robert Capa sono appassionati di giustizia sociale e vogliono creare un’associazione di fotografi rivoluzionari. La Magnum non può essere considerata una scuola omogenea di fotografia. Comprende varietà di talenti individuali, differenti approcci tecnici e interessi creativi. Una grande affinità li unisce per integrità morale e rispetto per l’oggettività.

A Palazzo Reale, sono in esposizione 127 foto in bianco e nero, suddivise per sezioni che documentano un ritratto sociale inquietante, una critica delle violazioni dei diritti umani, dalle descrizioni della guerra civile spagnola, alle conseguenze devastanti della II guerra mondiale, alla nascita dello stato d’Israele.

La sua speciale sensibilità nel rapporto con il vero permette al soggetto rappresentato di comunicare in modo chiaro con il fotografo, raccontare la storia personale, rivelare lo stato emotivo, la sua stessa volontà di essere capito per come è.

L’ Unicef nel 1948 gli richiede di scattare delle foto ai bambini europei post guerra mondiale, “mutilati nel corpo e nello spirito” per documentare le forniture di latte in polvere, i piatti caldi, le scarpe, i vaccini contro la tubercolosi, ma Seymour va molto oltre dando spazio alla rappresentazione di anime, alle storie toccanti, agli sguardi.

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