Dare fiducia al bambino timido

Cos'è la timidezza e da cosa dipende? Capirlo è fondamentale per aiutare i bambini ad affrontarla in un processo di progressiva conquista di autoconsapevolezza e assertività
timidezza
(Foto: Pexels)

La timidezza è una risposta alla paura caratterizzata da un senso di imbarazzo o apprensione che alcune persone provano costantemente quando si avvicinano o vengono avvicinate da altri. La timidezza emerge da alcune caratteristiche chiave: autocoscienza, autopreoccupazione negativa, bassa autostima e paura del giudizio e del rifiuto. Le persone timide spesso fanno paragoni sociali irrealistici e poiché pensano che gli altri le valutino sempre male, preferiscono abbandonare nuove opportunità sociali e questo impedisce loro di migliorare le proprie abilità sociali.

La timidezza è guidata sia da forze biologiche che ambientali: le forze biologiche si esprimono nel momento in cui ognuno nasce con temperamenti diversi e chi ha un temperamento estremamente sensibile ha maggiori probabilità di diventare timido. Per quanto riguarda le forze ambientali, la timidezza è anche fortemente influenzata dalle esperienze di vita e dalle pratiche genitoriali.

Tuttavia, riguardo questo ultimo punto, i genitori che mettono in atto atteggiamenti più sensibili possono proteggere il loro bambino dallo sviluppo della timidezza o dell’ansia sociale, ma non sempre sanno come aiutarli.

Quando il proprio figlio viene spinto ad agire in modo più indipendente, il bambino spesso può reagire bloccandosi per la troppa paura o cominciando a piangere e quindi può sembrare crudele insistere perché il bambino faccia tutto ciò che gli viene chiesto, come ad esempio andare da un amico, giocare da solo al parco o salutare un adulto e così via. Di conseguenza, molte madri e padri intervengono per “salvare” il loro bambino dall’angoscia.

Sfortunatamente, ciò che il bambino tende a imparare da questo intervento genitoriale è che non ha bisogno di agire in modo più indipendente, o, peggio, vedrà l’essere “salvato” come un segno che i propri genitori pensano che lui non sia in grado di fare ciò che gli è stato chiesto. Quindi cedere alla tentazione di salvare il proprio figlio o figlia dall’angoscia momentanea di affrontare le loro insicurezze può sembrare amorevole, ma la verità è che tali azioni rendono loro un grande disservizio.

Ciò spesso porta a una maggiore insicurezza e a una tendenza a evitare ciò che li mette a disagio. Spesso la soluzione a questo tipo di dilemma genitoriale è semplice, e richiede certamente un certa dose di pazienza e gentilezza: bisogna spingere il bambino timido ad agire con più assertività. Il proprio figlio merita di essere preparato per il futuro e, nonostante le molte incognite che questo comporta, la preparazione coinvolge la capacità di affermare sé stessi.

Come ho detto prima, il principale ostacolo che si affronta quando si prova ad aiutare il proprio figlio è lo stesso che devono affrontare la maggior parte dei genitori, ovvero mettere da parte l’impulso di salvare il proprio figlio dall’ansia.

Dunque, il modo migliore per aiutare il proprio bambino timido a diventare più sicuro di sé è sviluppare un piano che preveda una serie di passaggi di assertività, ognuno un po’ più impegnativo di quello precedente. Non importa che i singoli passaggi possano sembrare piccole abilità insignificanti, perché per il bambino non lo sono. Nel fare ciò il genitore gli insegnerà come farlo, infondendogli fiducia e slancio, e quando avrà imparato una abilità si sentirà benissimo. Ovviamente con ogni bambino sia il primo passo che il passo successivo possono essere diversi, tuttavia l’idea principale è continuare a scegliere una situazione leggermente più impegnativa che farà crescere le capacità e la fiducia del proprio figlio o figlia.

E se il figlio fallisce il questi compiti, cosa succede?

Bisogna vedere il fallimento occasionale come una certezza, perché quando si sviluppa una nuova abilità, tutti commettono errori. Dunque, una delle chiavi per acquisire sicurezza è imparare che il fallimento non è un evento catastrofico, invece i bambini timidi tendono a esagerare le conseguenze di commettere errori e apparire stupidi. Ma l’esperienza del fallimento fornisce un ottimo antidoto a quella paura, insegna che sbagliare un compito o far male una cosa non è la fine del mondo, e che la vita va avanti. Questo, a sua volta, aiuta il bambino timido a capire che “prendersi il rischio” di essere assertivo non è poi così perocoloso.

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