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Cultura > Teatro e danza

Danzare con l’invisibile per resistere ai colpi

di Giuseppe Distefano

- Fonte: Città Nuova

L’artista greco Christos Papadopoulos firma “Landless”, un assolo virtuosistico di resistenza al ritmo percussivo della vita. A Torinodanza e al festival MilanOltre

Georgios Kotsifakis in “Landless”.

Sembra un punto nero nella semioscurità della scena. Seduto a terra, di spalle, con la schiena curva, nel silenzio assoluto Georgios Kotsifakis prende lentamente consistenza girando appena la testa e guardandosi intorno. Appena giunge un segnale sonoro intermittente, il danzatore attiva i suoi gesti: dapprima impercettibili, meccanici, poi sempre più veloci, che le braccia nude rispetto al resto del corpo vestito di nero, evidenziano come linee luminose. Sempre più articolato, pulsante, scomposto, allarmato, tutto il suo corpo e tutti i micromovimenti che, via via, ne scaturiscono, sono un’eco di input interni sollecitati dai suoni che arrivano dall’etere e dallo spazio circostante. Con evoluzioni improvvise e spostamenti in piedi, si aggiungerà, nel crescente flusso delle posture, l’espressione del volto sul quale scorgiamo scorrere e sovrapporsi diversi sentimenti: di paura, di smarrimento, di curiosità, di malizia, di allerta, di sfida.

La partitura musicale elettronica densa di rumori metallici, di battiti, di colpi sferzanti, di segnali acustici, di raffiche percussive, diventa quasi un elemento contundente col quale il performer sembra ingaggiare un corpo a corpo. Risponde con tutti gli arti anatomici, scatta, accusa i colpi, li respinge, si blocca, riprende, respira coi suoni, entra in sintonia facendosi egli stesso generatore di sonorità mentre esplora, osserva e ricerca spazialmente un suo paesaggio, cerca una relazione con l’invisibile.

Sul silenzio improvviso e nel buio, il performer riemerge dalla fitta nebbia con una torcia elettrica che illumina la sua sagoma, vaga cercando forse una via d’uscita, ritrovandosi infine senza terra per scomparire al suono di un battito cardiaco. È magnetico, d’implacabile rigore emotivo, il danzatore Kotsifakis in questo Landless (spettacolo commissionato dal LAC Lugano Arte e Cultura, andato in scena in prima nazionale, in una nuova versione, a Torinodanza) firmato dal coreografo greco Christos Papadopoulos del quale ammiriamo da sempre, nei suoi spettacoli, l’ossessione della scansione ritmica e il nitore architettonico impresso ai corpi, definendo così un suo personalissimo stile. Il ritmo non è solo un’unità strutturale su cui si basa il movimento, ma è determinante per lo svolgersi del tempo e nel rendere il suono spazialmente aperto. Coreografo dalla poetica sottile e radicale, dal linguaggio minimale e rigoroso, formatosi tra Atene e Amsterdam, Papadopoulos ha lavorato per oltre un decennio con Dimítris Papaioánnou prima di avviare un percorso autoriale che lo ha portato alla notorietà internazionale.

Dopo Torinodanza Landless sarà al Teatro Elfo Puccini per il festival MilanOltre, il 27 e 28 settembre.

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