«Se sopravvive sarà un miracolo». E quel corpicino nato prematuro, che stava nel palmo di una mano e pesava appena 740 grammi, sopravvisse. Proprio in virtù di quel primo responso medico, i genitori la vollero chiamare Milagros (miracoli, in spagnolo).
Così potrebbe iniziare la storia di questa ragazza uruguayana, nata in un pomeriggio d’aprile a Colonia del Sacramento, sull’estuario del Río de la Plata, di fronte a Buenos Aires, ed a 200 km da Montevideo, la capitale.
La prima battaglia era vinta, ma la lotta per la vita continuava. I medici consigliarono di ricoverarla in un ospedale della capitale, dove durante tre mesi continuò in terapia intensiva sempre tra la vita e morte. Gli specialisti furono proprio bravi e riuscirono a salvarla. Purtroppo però apparvero anche le conseguenze: l’ossigeno che la mantenne viva lese definitivamente le retine oculari e la lasciò cieca. In casa Costabel, però, non ci si arrende facilmente. Papà Juan ce la mise tutta per portare a casa il necessario, mentre mamma Maria non ebbe esitazioni ed apprese il braille. Poi c’era una figura chiave per Milagros: sua sorella Chloe. Appena più grande, ma per lei erano uguali: correvano, giocavano ore ed ore fino a cadere sfinite. Avevano la loro casetta di legno dove giocare con le amichette. Furono anni felici che lasciarono un’impronta profonda in Milagros. Finché non apparve una malattia e ad andarsene fu proprio Chloe. Aveva appena 6 anni. Un tumore che colse tutti di sorpresa – racconta Milagros alla Bbc, uno dei tanti media che hanno voluto far conoscere la sua esperienza di vita.
Trangugiato il boccone amaro, la mamma si trasformò così in compagna di giochi ed insegnante. Da lei apprese a svolgere le faccende domestiche. Dopo le ore di scuola elementare, la mamma trascriveva di notte i suoi compiti, che svolgeva con una gigantesca macchina per scrivere in braille, in modo che potessero essere corretti dai maestri.
Non fu tutto facile. Non sempre a scuola avevano chiaro cosa significasse una compagna con una disabilità. Ma Milagros nel frattempo aveva ricevuto la gioia di un fratellino.
Poi venne il liceo, dove apparve anche la tecnologia sotto forma di un computer per ciechi che le consentiva di leggere e comprendere anche prima dei suoi compagni. Apparvero anche professori generosi e intelligenti. Come il prof. Menéndez, quello di geografia, che apprese il braille da autodidatta per trascrivere in spagnolo e far correggere i suoi lavori; e poi preparava per lei cartine geografiche in rilievo in modo da studiare l’orografia di continenti e regioni.
Questa capacità di “vedere” le potenzialità di Milagros e non le sue sventure hanno fatto di lei una persona resiliente e proattiva. Servendosi di Youtube ha appreso da sola l’inglese. E ciò le ha permesso anche di cominciare un’attività come giornalista. Dopo mesi di silenzio da parte dei mezzi stampa ai quali proponeva la sua collaborazione, cominciarono ad apparire richieste, prima nel campo della pubblicità, poi per riviste come Business Insider, Foreign Policy, Euronews. Finito il liceo nel 2019, poteva aspirare legittimamente ad un futuro di studi, anche all’estero. Ma nel frattempo, appare anche la pandemia e la crisi economica. I Costabel vivevano di una piccola trattoria che la chiusura delle attività turistiche ha messo in ginocchio. Milagros è felice di poter pagare qualche bolletta con i soldi guadagnati con i suoi articoli in inglese.
Ma a quale futuro puntare? Ad un certo punto la giovane sente che può arrischiarsi e fa domanda di una borsa di studio a varie università straniere. A quante? Saranno 15 o 20… ma sì, perché non chiedere anche a Harvard, la prestigiosa università statunitense. Milagros teme molto di cavarne un buco nell’acqua. Ma pensa anche che tutt’al più le diranno di no. L’attesa è ansiosa. Un giorno apre la mail e quando vede il mittente l’emozione è forte. La risposta la riempie di gioia: “Welcome to Harvard”.
Ora questa 19enne si prepara a sbarcare negli Usa dove studierà Scienze politiche. La borsa di studio copre il 100% delle sue necessità. Mi immagino che ci andrà con la famosa “grinta charrua” (gli antichi indigeni dell’Uruguay), di cui questo piccolo Paese conserva lo spirito indomito ed indipendente, libero, pur se umile e gentile.
E di fronte a uno spirito del genere, nessun ostacolo è insormontabile.