Dalle corde della viola alle corde del cuore di Sanremo

Una violista, dietro le quinte del Festival, “amica” di Città Nuova, racconta il suo Sanremo.
Foto Matteo Rasero/LaPresse

Incuriositi da un Festival molto particolare, siamo andati virtualmente a Sanremo nelle corde di una Viola. Sì, corde e non petali pur trattandosi di Sanremo. Infatti la nostra amica, Francesca Scognamiglio, non ancora trentenne, è una violista approdata all’ultimo momento dal golfo di Salerno al golfo mistico dell’Ariston nella grande e apprezzatissima Orchestra festivaliera. Diplomata al Conservatorio Statale di Musica Cimarosa di Avellino, dopo esperienze principalmente “classiche”, ma anche di altro genere, arriva su questo importante palcoscenico. A lei abbiamo chiesto qualcosa per entrare nel cuore di Sanremo “20-22”.

Foto di Francesca Scognamiglio

Certo la prima impressione che le carpisco è che i musicisti classici possono essere un po’ snob con le tentazioni televisive dove non si suona generalmente Mozart o Beethoven, ma forse la MUSICA è da apprezzare tutta e questa settimana ha suonato Maneskin, Cremonini, Ranieri, Zanicchi, ecc… La seconda detta con grande determinazione è mettere in evidenza la grande professionalità, umanità educazione e gentilezza di Amedeo Sebastiani in arte Amadeus che, sempre presente, incanalava tutto e tutti ad uno snodo armonioso. Entrava in ogni realtà dando suggerimenti ed accorgimenti ma mai con presunzione o invadenza e questo traspariva abbastanza dai pixel televisivi.

Tra le curiosità espresse da Francesca, l’esplosività di Fiorello che non ha svelato a nessuno, non facendo mai nessuna prova, la sua performance per il gusto di far ridere tutti e sempre. Quindi la frase mantra di Amadeus “non mi chiedete cosa farà Fiorello” è profondamente vera! Ed è anche profondamente vera ed autentica l’amicizia tra i due che veniva in evidenza in ogni modo.

Come flash altri momenti. Particolare il momento di vera commozione e fragilità di Lorena Cesarini che seppur arrivato ai telespettatori, dal vivo appare nella sua integra crudezza per quanto vissuto.

Foto Matteo Rasero/LaPresse

Dei cantanti l’ha colpita sicuramente la determinazione di Emma, l’emozione di Irama con un testo molto “sofferto”, l’energia profusa in ogni momento dal giovane settantenne Gianni Morandi, ma percepire la tensione di ogni singolo artista dal ragazzetto diciottenne che per la prima volta  calpesta quell’immenso palco alla Signora con la S maiuscola di 82 anni Iva Zanicchi con  la sola voglia di cantare e che pur giganteggiando e non solo per la sua mole, tremava prima di iniziare, e in generale, l’ha toccata la passione e meticolosità mostrata da tutti i protagonisti nella preparazione della loro performance. Poi una nota personalissima: il festival è di tutti ma dall’Ariston è tutta un’altra cosa.

Insomma ancora una volta il Festival della canzone italiana fa parlare di sé ma questa volta i più prevalgono sui meno. Ed in epoca di rinnovi chissà se dovremmo aspettarci un Amadeus quater.

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