Dalla Trinità alla relazione sociale

Il teologo Piero Coda e il filosofo Massimo Donà rileggono uno dei cardini della fede cristiana in rapporto all'uomo e all'arte
Massimo Donà e Piero Coda

Doveva essere la presentazione dell’ultimo pubblicazione di Piero Coda, Dalla Trinità, invece l’evento serale della seconda giornata del Loppiano Lab 2011 è stato ben di più.

Come ha confessato l’autore, teologo e preside dell’Istituto Universitario Sophia, a conclusione della serata, il titolo del volume non è stato una sua scelta quanto un accogliere le suggestioni di chi ha rivisto la sua opera. Dalla Trinità e non La Trinità: un dettaglio fondamentale trasmesso attraverso una semplice preposizione.

 

Elena Granata, moderatrice dell’evento, fa subito entrare l’auditorio in quest’ottica: «Il titolo Dalla Trinità fa pensare ad un movimento, ad un reciproco addomesticamento, come quello fra il Piccolo Principe di Saint-Exupéry e il fiore. Parafrasando Ireneo di Lione – continua Granata – quando si tratta della Trinità non è questione solo di far abituare l’uomo ad entrare in relazione con Dio ma anche di permettere a Dio di abituarsi a coabitare con l’uomo».

 

Ieri sera è stata dunque l’occasione non solo di parlare del contenuto della Trinità ma anche e soprattutto dell’uomo e di come la realtà della Trinità porti ad un ripensamento dell’antropologia. Quest’obiettivo è stato perseguito attraverso l’intervento di vari relatori che hanno portato il loro contributo attraverso i propri campi specifici di esperienza.

 

La parola “Trinità” apre automaticamente la strada alla riflessione “relazionale”. Se Dio è Uno e Trino, qual è la relazione che si instaura fra le Tre Persone Divine? E, visto che l’antropologia dell’uomo si può vivere alla luce della Trinità, qual è l’insegnamento che ne possiamo trarre per le nostre relazioni? Massimo Donà, filosofo docente presso l’Università Ca’ Foscari, parla della tradizionale concezione della relazione vissuta come inevitabile estraneità. Tuttavia, «la Trinità ci insegna che il rapporto non è solo nell’alterità. Nella Trinità, infatti – spiega il filosofo – esiste un dinamismo all’interno del quale il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo riescono a darsi totalmente fino ad arrivare alla consumazione totale».

 

Pieni di spunti di riflessione anche gli interventi di Bennie Callebaut, docente di sociologia all’Istituto Universitario Sophia e di Julie Tremblay e Alessandro Clemenzia, entrambi professori di teologia presso l’I.U. Sophia, che hanno proposto una lettura teologica tramite l’iconografia della Trinità espressa con l’opera di Rublëv e quella del Masaccio. Anche nella riflessione artistica, se è Dio l’azionario principale, dalla cui iniziativa dipende tutto, l’uomo rimane comunque l’elemento imprescindibile: in Masaccio tramite lo studio accurato della prospettiva che arriva a mostrare una Trinità aperta, per cui accessibile all’uomo; in Rublëv con la preparazione di una mensa che sembra attendere un altro commensale, l’uomo.

Frutto di un “debito” dell’autore, come Piero Coda ha voluto definirlo, nei confronti di Chiara Lubich e la cui realizzazione è stata possibile grazie all’attività di dialogo continuo in anni di insegnamento, Dalla Trinità è riassumibile in un concetto semplice a dirsi e infinito da vivere: «Io sono solo se tu sei e perché tu sia».

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