Dalla Basilicata una spinta per il Paese

Si è svolto ad Aliano (Matera) il Forum Aree Interne: un momento di confronto tra rappresentanti del governo e delle Regioni per rilanciare quelle zone del nostro Paese lontane dai centri urbani
Matera (foto Wikipedia)

Questa volta per le aree interne del Paese – quelle più distanti dai centri urbani e dai grandi poli dello sviluppo – si fa sul serio. E i numeri lo confermano: 190 milioni di euro investiti dallo Stato in 71 aree pilota, 250 operatori, sindaci, professionisti dello sviluppo locale, docenti universitari impegnati nel Forum nazionale durato due giorni, ad Aliano, in Basilicata. Sei ministeri e venti Regioni italiane coinvolte. Già, si fa sul serio. E l’Italia, dopo vent’anni di assenza di politiche differenziate per i territori (nonostante uno sbandierato federalismo e decentramento), monta finalmente una Strategia nazionale per le aree rurali e montane, capace di fare scuola in Europa.

Il Forum nazionale delle Aree interne, con il varo delle prime quindici strategie locali di intervento su servizi e sviluppo economico (10 milioni di euro di investimenti ciascuna), poteva, secondo i più, tenersi a Roma: come tutte o quasi le grandi riunioni alle quali prendono parte Ministri e politici. Invece, il ministero per la Coesione territoriale ha scelto per il forum del 28 e 29 maggio il paese della provincia di Matera famoso per i suoi “calanchi”. E non solo. Aliano è il Comune lucano dove durante il Fascismo fu confinato Carlo Levi (1902-1975), autore di Cristo si è fermato a Eboli. Non poteva che essere questo il punto di ritrovo dei rappresentanti del 60 per cento del territorio nazionale, in cui vivono circa 13 milioni di italiani. Aree interne, appunto. Proprio da Aliano il Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, ha lanciato l’obiettivo dei due “perni” della strategia nazionale: ovvero i servizi per i cittadini e un coordinamento ampio, ad ogni livello, dei Comuni. Secondo De Vincenti, in Italia vi sono aree interne «che hanno subito un divario che si è andato allargando in termini economici, di popolazione, rispetto alle aree più sviluppate; ma che hanno reagito e fatto da attrazione, come è avvenuto ad Aliano».

La strategia nazionale, avviata nel 2014, interessa finora 71 aree e coinvolge 1.066 Comuni. La Basilicata «da Cenerentola diventa il vettore del Mezzogiorno nel Mediterraneo. E prova ad essere esempio di Regione virtuosa, pur tra mille ombre», ha evidenziato il governatore lucano, Marcello Pittella, secondo il quale è anche necessario «sfatare quel luogo comune che ci raccontiamo come in una sorta di narrazione ripetitiva sullo spopolamento, per cui questa nostra regione recupera 1.700 giovani che vanno via. 3.500 laureati lucani difficilmente potranno ritrovarsi nell’idea con cui siamo cresciuti negli anni, ossia occupazione in un settore pubblico che ha sempre meno spazi: dovrebbero avere a disposizione spazi per creare auto-impresa».

Ma una corretta strategia, secondo la coordinatrice del Comitato tecnico per le aree interne presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, Sabrina Lucatelli, si basa anche «sul ruolo fondamentale dei sindaci e dell’associazionismo tra enti locali» e soprattutto sul supporto delle Regioni; ponendo poi l’accento sui settori della sanitá, della scuola, dei trasporti e del turismo, ovvero su ambiti particolarmente delicati per queste zone.

Per il consigliere della Presidenza del Consiglio per l’attuazione della strategia nazionale Aree interne (Snai), Enrico Borghi, «non stiamo svolgendo un’azione tradizionale, che punta a dare una risposta particolare a specifici problemi di carattere localistico: stiamo costruendo una risposta partendo dal basso che sia funzionale ad obiettivi di ricostruzione dell’identità nazionale e al rilancio produttivo del Paese. Siamo consapevoli che oggi l’innovazione passa per quelle aree che in un vecchio ‘schema di gioco’ venivano viste come marginali e periferiche. Siamo dentro una metamorfosi culturale. Uno dei caratteri della Strategia d’area – ha continuato Borghi – è legata a un pilastro del Paese che io definisco ‘capitalismo di territorio’, e siamo consapevoli che questo può nascere solo dal basso. È un modello di sviluppo testimoniato da numerose esperienze nei settori dell’enogastronomia, dei beni culturali e nella capacità di coniugare attività economica e sviluppo sostenibile». Le modalità di costruzione delle strategie per le aree interne, nei diversi territori, sono le stesse che dovranno animare la ricostruzione nelle zone del centro Italia colpite dal sisma. Dove – è stato detto più volte ad Aliano – al “dov’era e com’era” si deve sostituire il “dov’era e come sarà”. Perché la pianificazione e le infrastrutture devono oggi sommarsi alla ricostruzione delle comunità, con nuove famiglie, nuove imprese,  oltre agli storici legami ed elementi culturali. «Ci aspettiamo molto dalla Strategia Nazionale Aree interne, che ha il compito di mettere a sistema queste esperienze, e dalla ‘Comunità delle Aree interne’ – ha affermato Borghi – che è la più votata a costruire e declinare le opportunità che sono date dalla Strategia; ma che possiamo ritrovare anche in altre norme di recente adozione, come quelle sulla green community, la previsione del pagamento per i servizi ecosistemi e la valorizzazione dei borghi nell’ottica di un’offerta turistica nazionale».

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