Dal Paradiso di Dante: l’impronta trinitaria nella creazione

Il mistero dell’unità e trinità di Dio, contemplato da Dante nell’ultima visione del canto XXXIII del

Paradiso

, indica al poeta il modo attraverso cui il divino agisce nell’umano e l’umano può elevarsi al divino. Nel saggio si cerca di cogliere i segni dell’impronta trinitaria nella creazione, così come Dante li manifesta in vari luoghi del Paradiso. La cosmologia dantesca, strettamente legata alla visione della natura, dell’uomo e dei ritmi della storia terrena, si rivela, così, una via privilegiata per rivendicare la novità del Paradiso di Dante, modello inimitabile di letteratura che unisce indissolubilmente misticismo e razionalità sotto il segno della poesia. Il percorso critico del saggio segue il poeta nelle varie fasi del suo itinerario paradisiaco che si snoda, sullo specifico argomento della creazione, nei canti I, II, VII, X, XIII e XXIX, dove si assiste ad un graduale accrescimento del vedere che è “visione” sempre più chiara e luminosa dell’azione trinitaria che tiene strettamente legati Dio e il mondo. 

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