Dal flop del nuoto alla rinascita della spada

Per quanto lunghi e difficili, i record sono fatti per essere battuti e non esistono vittorie impossibili: dai mondiali di nuoto a quelli di scherma, una carrellata dell’ultima settimana per ricordarci che nulla rimane in eterno…
Davide Di Veroli sul secondo gradino del podio (AP Photo/Luca Bruno)

Dalle medaglie storiche al crollo di ogni certezza

Non ci sono medaglie impossibili, ma non ci sono nemmeno leggende eterne. Questo ci insegnano i mondiali di nuoto che si erano aperti con una storica medaglia d’oro mai vinta dall’Italia e che si chiudono con il crollo della certezza di avere un “super Greg” Paltrinieri sempre al top e con il dissolvimento di record che sembravano eterni. Con un bilancio di 14 medaglie totali e il vanto di essere l’unico paese a essere andato a medaglia in tutte le discipline, non si può di certo dire che gli azzurri del nuoto abbiano deluso. Tuttavia, dopo il miracolo compiuto da Ceccon nei 50 metri farfalla con una medaglia storica per il nuoto azzurro, ci si aspettava qualcosa di più. Anzi, si era certi di qualcosa in più con atleti che non ci hanno abituati alle delusioni.

La prima delusione viene proprio dallo stesso Ceccon nella finale del dorso, con quello che lo stesso ha considerato solo come il primo posto dei perdenti in una finale in cui partiva da favorito e che conclude con un argento che non poteva che stargli stretto. A questa prima “delusione” gli altri azzurri rispondono subito con forza: Nicolò Martinenghi conquista un argento nei 100 metri rana, ma sono le donne che stupiscono più di tutti. Arriva, infatti, dopo l’incredibile impresa di aver battuto le colleghe statunitensi dopo 8 anni di successi, un fantastico bronzo per le azzurre del Setterosa. Quasi non stupiscono, invece, le medaglie di Simona Quadarella che si mette al collo un argento nei 1500 metri stile libero e quella di Benedetta Pilato che porta a casa un bronzo nei 50 metri rana e diventa così la terza nuotatrice italiana a essere salita almeno quattro volte sul podio individuale.

Deludono – e tanto – gli azzurri della 4×100 misti che, dopo essere partiti da campioni del mondo in carica, non sono riusciti nemmeno ad accendere in finale a causa di una scarsa motivazione, scelte non condivise e stati di forma un po’ precari. Non delude di certo, ma stupisce molto la scelta di Gregorio Paltrinieri che rinuncia ai 1500 metri stile libero e, con questa scelta, ci ricorda che anche lui è umano. «Non ne avevo proprio – ha confessato il nuotatore azzurro. – Avevo paura che mi mancasse l’allenamento su quello che doveva essere fatto bene. Il mare ti permette di superare qualche avversità e problema fisico, la piscina no». Queste le parole di un super Greg, da sempre una certezza per il nuoto azzurro, ma una certezza che sta per crollare vista anche l’intenzione di dedicarsi solo al mare dopo Parigi 2024. E se la certezza di Greg vacilla, crollano, invece, due grandissime leggende: vengono battuti i due record più longevi del nuoto – rispettivamente di 14 e 15 anni- della nostra Divina e dell’immenso Michael Phelps. Questo proprio per ricordarci che nulla, nemmeno i record migliori, rimangono in eterno.

La grande scherma e la rinascita della spada

Spostandoci da Fukuoka a Milano, di certo non delude la spedizione azzurra ai Mondiali di scherma che, già dall’esordio, si tingono sempre più di oro e di azzurro. Sono infatti ben 10 le medaglie conquistate dagli azzurri ai Mondiali di Milano, ad un solo passo dal primato di 11 medaglie segnato a Catania 2011 e Cairo 1949. Ad aprire le danze di un mondiale magico, il “dream team” del fioretto azzurro con il quartetto formato da Alice Volpi, Arianna Errigo, Martina Favaretto e Francesca Palumbo che domina nel fioretto a squadra e si prende anche tutto il podio nel fioretto individuale con l’oro della Volpi, l’argento della Errigo e il bronzo della Favaretto e con delle magnifiche azzurre rimaste imbattute per tutta la competizione se si escludono le sconfitte inflitte tra le stesse compagne.

Dopo l’en plein, ormai quasi scontato, del fioretto femminile, arrivano anche medaglie dalla spada maschile, con un fantastico Davide Di Veroli che, a 21 anni, si laurea vicecampione del mondo nella spada individuale e campione del mondo con la sua squadra. È d’oro, infatti, la medaglia che la spada maschile porta a casa, una medaglia che mancava agli azzurri da 30 anni e che Davide Di Veroli, Gabriele Cimini, Federico Vismara e Andrea Santerelli si riprendono, con prepotenza, contro la Francia. Molto bene anche le spadiste azzurre che, seppur con un po’ di amarezza per una finale che avevano condotto e che potevano vincere, portano a casa il titolo di vicecampionesse del mondo di spada con il team formato da Rossella Fiamingo, Federica Isola, Mara Navarria e Alberta Santuccio. Spadiste che riescono a conquistare anche due medaglie nelle competizioni individuali con l’argento della Santuccio e il bronzo della Navarria.

Mondiale dolce amaro per il fioretto maschile che ci regala un magnifico oro individuale, ma che riesce ad arrivare solo quinto nella prova a squadre. È infatti Tommaso Marini il nuovo campione del mondo di fioretto che, dopo l’argento del 2022 sale l’ultimo gradino mancante e conquista il primo oro mondiale di una carriera che promette di essere leggendaria. Sicuramente molto buona anche la prestazione in squadra per Tommaso Marini, Daniele Garozzo, Filippo Macchi e Alessio Foconi fermati ai quarti di finale dal team di Hong Kong che ha prevalso, nelle ultime due frazioni, con il punteggio di 45-40 al termine di un match teso ed equilibrato. Insomma, due mondiali diversi, ma che ci insegnano tanto, che ci insegnano che non esistono certezze, ma che è bene godersele fino a quando ci sono e che nello sport non ci sono persone o record eterni. Esistono, però, le eterne emozioni che regala lo sport, quei ricordi indelebili che ci fanno ancora emozionare al solo pensiero: quell’Italia campione del mondo nel 2006, l’incoronamento della Divina nel 2009, quella magica mezz’ora di un pomeriggio di agosto 2021. Tutto questo, non i record, non le persone, di certo rimarrà in eterno.

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