Dal Caucaso alla Sardegna

Ci sono delle rassegne che non si vorrebbe chiudessero mai. Tanto sono preziose, vaste e singolari. E’ il caso di Eurasia, ai Musei Civici di Cagliari dal 26 dicembre, una mostra nata in collaborazione con l’Ermitage di San Pietroburgo
Eurasia

Il contenuto è presto detto: materiali  di vario formato e genere – arredi armi utensili decorazioni statue – a significare che tra la zona del Caucaso e la lontana Sardegna corre quel filo diretto che dice come l’Europa in realtà sia nata dal dialogo con l’Asia. Non parlava forse il mito greco di Zeus che rapisce sulle coste del Libano la bellissima Europa?

Oggi, in epoca di migrazioni destinate a perpetuarsi nel tempo,  e quindi di un nuovo incontro – scontro di civiltà,  l’argomento appare quanto mai attuale. Riusciremo, così come  è successo secoli fa, a dialogare dando vita a qualcosa di realmente nuovo?

 

La domanda sorge naturale passeggiando attraverso le sale del museo, osservando gli oggetti racchiusi nelle vetrine. Ci si stupisce. La statua –stele del III millennio a.C., isolana, mostra una sagoma del volto umano che si riallaccia a certe espressioni africane, riprese poi a fine ‘800; la statuina in alabastro della stessa epoca oggi all’Ermitage collima – è una meraviglia – con la medesima immagine  femminile anch’essa in alabastro, ma di terra sarda, risalente al IV millennio a.C.. Evidentemente è un medesimo modo da parte dell’ignoto scultore di guardare la figura umana al femminile, evidenziandone la posa seduta, le forme massicce di colei che deve generare la vita. Ed il pugnale in bronzo del museo russo dialoga con la spada dal Nuraghe Attentu – prima metà del primo millennio a.C.- anch’esso di età bronzea, a dire che l’arte di uccidere per difendersi o offendere è antica quanto l’uomo. Ma che finitezza di esecuzione, che eleganza naturale nella lunghissima spada sarda come nel pugnale russo!

 

L’arte, inutile riaffermarlo, è connaturale all’uomo, da sempre. Ci sono immagini  che nascono nel I millennio a.C. e son destinate a durare fino ad oggi. E’ il caso della statuina votiva dell’offerente col montone sulle spalle, antesignano di statue e dipinti del pastore con l’agnello sulle spalle, che diverrà un  topos figurativo classico e cristiano, eco di una consuetudine ancestrale del rapporto con la divinità e la vita quotidiana dell’area del bacino mediterraneo. Uomo e animale in rapporto. La statuina di toro in oro puro del IV millennio dal Caucaso è un lavoro di estrema raffinatezza: i grandi occhi dell’animale, le corna arcuate ed appuntite dimostrano un culto per il simbolo della virilità diffuso nella zona euroasiatica dai primordi, i cui echi trapassano nell’arte dell’età micenea sino alla corrida in terra di Spagna.

Quanto esposto sono soltanto dei piccoli dettagli, ma la ricchezza di contenuto e di significato della rassegna è qualcosa di affascinante, da non perdere, perché si tratta di riandare alle origini comuni del nostro continente. Forse, per ritrovarle e ripartire (catalogo Silvana Editoriale).

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