Dai detenuti di San Vittore fondi per il duomo di Milano

Tra coloro che hanno risposto all'appello del cardinale Tettamanzi, anche un gruppo di carcerati. Donate cento collane per raccogliere fondi per il restauro della cattedrale.
collane donate dai detenuti di san vittore per il duomo di milano

Il duomo di Milano è patrimonio di tutta la comunità milanese. Ciascuno lo deve sentire come qualcosa di suo, da presentare ai turisti. Come qualcosa di bello da mostrare agli ospiti, aveva detto il cardinale Dionigi Tettamanzi sollecitando la comunità civile ad intervenire e a collaborare affinché possano essere fatte le opere necessarie di restauro e mantenimento.

 

Tra le tante iniziative sorte a sostegno del duomo, è particolarmente bella quella di sei detenuti sudamericani reclusi nel VI braccio, che hanno avuto l’idea di donare cento collane fatte con le loro mani per contribuire al restauro della guglia maggiore della Cattedrale, per la quale è in corso un complesso ed oneroso restauro conservativo.

 

«Questi sei ragazzi sono milanesi solo temporaneamente – dice con emozione Rosalba Riva, insegnante volontaria di accessori di moda a san Vittore di 74 anni, ma con l’energia di una ragazzina–, eppure hanno sentito il bisogno di rispondere all’appello dell’arcivescovo. Erano persino un poco impauriti che la loro iniziativa non fosse accolta, e invece il cardinale ha accettato subito e con entusiasmo. Chi si trova in una situazione di disagio, passando il proprio tempo in una cella, e trova nonostante ciò la forza e la sensibilità di contribuire per un grande simbolo come il duomo, dà un grande messaggio: la speranza di un futuro migliore».

 

Alla Veneranda Fabbrica del duomo questo gesto è sembrato uno dei più belli per il Natale. La realizzazione concreta di questo gesto si è resa possibile appunto grazie all’impegno di Rosalba Riva, che dal 1997 con il suo Centro terziario ricreativo è attiva nel carcere di San Vittore come volontaria per offrire ai detenuti la possibilità di reinserirsi nel mondo del lavoro come artigiani nel settore della moda, una volta usciti da quelle mura. Il lavoro dei carcerati si avvale anche della consulenza dei maestri orafi milanesi, che hanno donato alla signora Rosalba un manuale da cui vengono tratte indicazioni utili per realizzare i gioielli.

 

Sono stati realizzati cento pezzi unici di collane che portano il marchio “Collana corona”, due C “incatenate”, una di colore rosa e una bordeaux. Il marchio è stato depositato e tutelerà a livello internazionale la produzione del monile nelle carceri. «Il nostro duomo – spiega l’arciprete, monsignor Luigi Manganini – è sempre più una cattedrale fatta di pietre vive, di fede per chi crede e comunque luogo aperto a tutti, casa davvero dei milanesi e non. Le luci che illuminano le vetrate, le terrazze fruibili di sera, l’accompagnamento della musica, i concerti che abbiamo previsto, fanno del duomo un cuore che pulsa con uno splendore evidente, ma spesso inatteso, perché si potranno scoprire tante suggestioni normalmente nascoste ai più».

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons