Da uno a cento

Il chicco sospirava: «Non combinerò mai nulla di buono, chiuso in granaio, nel sacco polveroso, sono piccolo e senza speranze!».
da uno a cento

Il chicco sospirava: «Non combinerò mai nulla di buono, chiuso in granaio, nel sacco polveroso, sono piccolo e senza speranze!».

Nel buio un topolino sgambettava qua e là curioso.

«Chi si lamenta?»; «Io, un chicco piccolissimo…»;

«Ciao chiccolino, non ti lamentare, via! Tu cosa vorresti fare?»; «Io vorrei diventare grande, grande e diventare un frutto come si deve! Ma chiuso qui, come vuoi che faccia?»; «Aspetta, aspetta e vedrai!», aveva buttato là il topolino dondolando i baffi.

Sconsolato e rassegnato il chicco si era addormentato, fino a quando un rumore assordante lo aveva svegliato, in una fredda mattina di novembre.

 

«Ehi, calma, che modi sono questi?».

In un battibaleno si era ritrovato in una zolla nera e fredda.

«Ma allora sono un seme!», esclamò il piccolino, pieno di speranza.

«Già… mettiti comodo, chicco di grano, e dormi ancora, ne vedremo insieme delle belle!», sussurrò la zolla, coprendolo come una calda coperta.

 

Poi era incominciata una danza, che lo aveva trasformato: il chicco non c’era più e al suo posto una piantina esile e verde aveva fatto capolino sul terreno.

 

Dopo qualche luna e qualche pioggia, chiccolino si era trasformato in una squadra allineata di chicchi piccoli e verdi: e la spiga di grano canticchiava all’unisono con il vento di primavera.

Finalmente era arrivato il sole caldo, che aveva maturato tutte le spighe nel campo e chiccolino si guardava attorno.

«Voglio proprio contarmi adesso che sono una spiga come si deve! Uno, due, tre… venticinque chicchi… settantadue… cento!!!».

 

«Ehillallah! – esclamò un topolino guardando la spiga di sotto in su – ma guarda chi si rivede, hai la stessa voce del mio amico chiccolino!».

«Già, topolino, sono io, anzi! Io non ci sono più, ora sono diventato una spiga e siamo cento chicchi!».

«Bravo, hai visto che non serve disperare, quando si vuol fare bene?».

Poi tra sé e sé sussurrò allegramente: «Mica male, un’impresa che da “uno” ottiene “cento”! Sempre straordinaria, Madre Natura!».

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