Gianna Beretta era la decima di 13 figli, nata a Magenta il 4 ottobre 1922. Per tutta la vita fu credente e portò questa fede anche nell’esercizio della sua professione. Scelse di iscriversi nel 1942 alla facoltà di Medicina, prima a Milano e poi a Pavia, dove si laureò. «Noi abbiamo delle occasioni che il sacerdote non ha», affermava. Per lei la professione era una missione: «La nostra missione non è finita quando le medicine più non servono». Impegnata nell’Azione Cattolica, responsabile di consultorio, amava la musica, la pittura e l’alpinismo. Ma Gianna è nota per il connubio tra la sua professione di pediatra, la fede e l’essere una mamma, che la portarono alla scelta di un altissimo sacrificio: la vita.
Nel 1955 sposò Pietro Molla, e dal grande amore tra i due nacquero tre figli. Dopo due mesi dall’inizio della quarta gravidanza, arrivò la notizia che avrebbe cambiato le loro vite: a Gianna venne diagnosticato un fibroma all’utero, un tumore benigno. Tuttavia, per asportarlo si sarebbe dovuto ricorrere alla rimozione del feto. Pur essendo rischioso continuare la gravidanza con il tumore, Gianna scelse questa strada.
Il 21 aprile 1962, all’ospedale di Monza, nacque con cesareo Emanuela Gianna. E mentre la piccola apriva gli occhi, quelli della mamma erano sempre più sofferenti. Gianna sviluppò una peritonite settica e il 28 aprile morì nella sua casa a soli 39 anni. Nel 1972 l’arcivescovo di Milano, card. Giovanni Colombo, promosse la causa di beatificazione, grazie alla fama di santità già diffusa. Il processo si concluse nel 2004 quando papa Giovanni Paolo II, in piazza San Pietro, proclamò Gianna santa.
Perché Gianna Beretta Molla è stata santificata? Giovanni Paolo II pronunciò queste parole durante la cerimonia: «Dell’amore divino Gian- na Beretta Molla fu semplice, ma quanto mai significativa messaggera. […] Sull’esempio di Cristo, che “avendo amato i suoi… li amò sino alla fine” (Gv 13,1), si mantenne eroicamente fedele all’impegno assunto il giorno del matri- monio. Il sacrificio estremo suggellò la sua vita».
Racconta il marito: «Mi disse: “Se dove- te decidere fra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete – e lo esigo – il bimbo”». Pietro, che conosceva benissimo la generosità di Gianna e il suo spirito di sacrificio, sentì di dover rispettare il suo volere, anche se questo poteva avere conseguenze dolorose per lui e i loro figli. Per Gianna la creaturina che portava in grembo aveva gli stessi diritti alla vita di Pierluigi, Mariolina e Laura, e lei sola, in quel momento, poteva offrirle questa opportunità. Per gli altri figli faceva affidamento sulla Provvidenza attraverso i congiunti.
La scelta di Gianna può essere ben compresa soprattutto alla luce della sua forte fede. Ci sono altri casi attuali nella Chiesa che ricalcano l’esempio di Gianna, come la storia di Chiara Corbella, beata, e di tante altre donne. Alcune conosciute, altre, forse migliaia, che agiscono nel silenzio. Davanti a questo tipo di santità ci possono essere anche reazioni sbagliate, come per esempio quella di biasimare o condannare chi non ha seguito l’esempio della beata.
La scelta di Gianna è presentata come modello, ma i casi e i contesti sono innumerevoli e possono portare ad altre scelte ugualmente cariche di responsabilità e dolore. Sono situazioni difficili, in cui il limite tra la vita e la morte è lasciato al discernimento delle persone. Colpevolizzarle di essere andate in uno o nell’altro senso è un macigno in più per loro: già hanno avuto il grande dolore di trovarsi di fronte a una decisione tanto complessa. «Valorizzare il sacrificio di santa Gianna significa richiamare al valore immenso che ha la vita di ogni uomo», riprendendo le parole della diocesi di Milano.
E proprio perché la vita di tutti ha lo stesso valore, questo significa comprendere chi non ha seguito le orme di Gianna, ma ha scelto di non arrecare ai propri familiari e ai figli una sofferenza così profonda quale la sua perdita. Una strada con molto dolore, che proprio la madre porterà in cuore più degli altri. Resta sempre, comunque, il dovere di ponderazione nella scelta, poiché in ogni caso si perde una vita, con tutte le conseguenze negative che questo può comportare. Chi avrebbe il coraggio di biasimare una madre che si trovi di fronte a questo bivio? Non rimane che aiutare e rispettare.
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