Cutro, nuova strage migranti: le urla delle mamme che cercano i figli dispersi
Difficile commentare notizie come queste. Le parole si spengono davanti alla cruda realtà di tragedie immani. Nel momento in cui scriviamo i corpi recuperati sono 63, ma al largo delle coste di Cutro, in Calabria, ci sono certamente altri cadaveri e il numero delle vittime potrebbe fatalmente arrivare fino a cento. «Sono tragedie che lasciano il segno per tutta la vita» ha detto il sindaco di Cutro Antonio Ceraso.
Non c’è ancora certezza sul numero esatto delle persone che si trovavano a bordo di quell’imbarcazione che è naufragata, che si è proprio spaccata, a poca distanza dalla costa della Calabria. Dovrebbero essere almeno 180 i migranti che erano saliti su quella barca, un caicco, partito quattro giorni prima dalla Turchia, dalle coste di Izmir, e che si era diretto verso l’Italia attraverso la rotta del Mare Egeo, una delle più battute. I cadaveri sono stati trovati in un ampio tratto di spiaggia anche nel tratto del catanzarese. Tra le vittime ci sono anche un neonato e due gemellini. I sopravvissuti sono 80 e molti di loro hanno perso i familiari, i figli, i mariti nel mare e i loro volti attoniti ieri esprimevano uno stato d’animo difficile da comprendere e da descrivere. Una donna sulla spiaggia continuava a ripetere invano il nome del figlio.
I migranti erano di nazionalità pachistana, irachena, afghana, siriana.
Le ricerche sono proseguite per tutta la notte e dalle 6 del mattino sono arrivati i sommozzatori della Guardia costiera. Un elicottero sorvola la zona.
La Procura di Crotone ieri ha aperto un’inchiesta: l’ipotesi di reato è omicidio e disastro colposi e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Tre persone, i presunti scafisti, sono stati fermati. Le ricerche in mare sono proseguite per tutta la notte, con due motovedette della Guardia costiera e l’ausilio di unità del reparto aeronavale della Guardia di finanza e dei vigili del fuoco. Dalle 6 sono entrati in azione i sommozzatori della Guardia costiera e da poco è entrato in azione anche l’elicottero della Capitaneria di porto.
Bandiere a mezz’asta in Calabria e lutto cittadino a Cutro, Crotone e in altre città della zona.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso il dolore dell’Italia per questa tragedia ed ha auspicato un intervento e un’assunzione di responsabilità dell’Europa. «È indispensabile che l’Unione Europea assuma finalmente in concreto la responsabilità di governare il fenomeno migratorio per sottrarlo ai trafficanti di esseri umani, impegnandosi nelle politiche migratorie, nel sostegno alla cooperazione per lo sviluppo dei paesi da cui i giovani sono costretti ad allontanarsi per mancanza di prospettive».
Per il governo il primo a far sentire la sua voce è il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Ospite di Lucia Annunziata a “Mezz’ora in più”, il titolare della Farnesina non si è sottratto alle domande che inevitabilmente sono state poste all’interno di un’intervista che probabilmente avrebbe toccato ben altri temi. «Dobbiamo contrastare le attività dei trafficanti di esseri umani, criminali che sfruttano tutte le opportunità».
Inevitabili i commenti collegati al ruolo delle Ong e ai forti limiti che sono stati posti dal governo meloni all’attività delle navi delle associazioni umanitarie nelle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo, tese a rendere più difficile il loro lavoro e ad allontanarle il più possibile dalle zone cruciali con l’assegnazione di porti per gli sbarchi lontani dalla Sicilia e dalla Calabria.
«Le Ong non c’entrano niente: chi specula su questo lo fa soltanto per bieca speculazione politica. Il governo non fatto la guerra alle Ong, ha dato delle regole. Le Ong è bene che salvino. Ma se le Ong si mettono d’accordo o aspettano gli scafisti che portano persone, non vanno più a salvare qualcuno. La gran parte dei migranti salvati in mare sono salvati dalla guardia costiera o dalla guardia di finanzia. Le Ong possono fare salvataggi, ne possono fare uno, se ne fanno quattro vuol dire che hanno un appuntamento. Non possono scorrazzare da una parte all’altra».
Da Bruxelles fa eco alle sue parole Ursula von der Leyen. Su Twitter la presidente della Commissione europea afferma: «Gli Stati membri devono farsi avanti e trovare una soluzione. Ora. L’Ue ha bisogno di regole comuni e aggiornate che ci permettano di affrontare le sfide della migrazione».
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha espresso «profondo dolore per le tante vite umane stroncate dai trafficanti di uomini» ma ha provato a stroncare sul nascere le polemiche: «Si commenta da sé l’azione di chi oggi specula su questi morti, dopo aver esaltato l’illusione di un’immigrazione senza regole», ribadendo l’impegno «a impedire le partenze e con esse il consumarsi di queste tragedie». Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ieri è arrivato a Cutro per presiedere un vertice operativo, ha affermato che «non dovevano partire» e che «è fondamentale proseguire in ogni possibile iniziativa per fermare le partenze».
E nel giorno della vittoria nelle primarie la neo segretaria del Pd, Elly Schlein, non si sottrae ad un primo commento a caldo sulla tragedia dui Cutro. Secondo Schlein essa «pesa sulle coscienze di chi ha approvato un decreto con la finalità di ostacolare i salvataggi in mare».
Papa Francesco ha parlato all’Angelus: «Ho saputo con dolore del naufragio avvenuto sulla costa calabrese, presso Crotone. Prego per ognuno di loro, per i dispersi, per gli altri migranti sopravvissuti. Ringrazio quanti hanno portato soccorso e coloro che stanno dando accoglienza. La Madonna sostenga questi nostri fratelli e sorelle».
Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Matteo Zuppi ha espresso «profonda tristezza e acuto dolore che attraversano il Paese per l’ennesimo naufragio avvenuto sulle nostre coste».
E aggiunge: «Questa ennesima tragedia, nella sua drammaticità, ricorda che la questione dei migranti e dei rifugiati va affrontata con responsabilità e umanità. Non possiamo ripetere parole che abbiamo sprecato in eventi tragici simili a questo, che hanno reso il Mediterraneo in venti anni un grande cimitero. Occorrono scelte e politiche, nazionali ed europee, con una determinazione nuova e con la consapevolezza che non farle permette il ripetersi di situazioni analoghe. L’orologio della storia non può essere portato indietro e segna l’ora di una presa di coscienza europea e internazionale. Che sia una nuova operazione Mare Nostrum o Sophia o Irini, ciò che conta è che sia una risposta strutturale, condivisa e solidale tra le Istituzioni e i Paesi. Perché nessuno sia lasciato solo e l’Europa sia all’altezza delle tradizioni di difesa della persona e di accoglienza».
Leggi anche Migranti: mentre decidete, salvateli! di Flavia Cerino
__