Crush. La storia di Diego

Si racconta la delicata età della prima adolescenza in "Crush", su Rai Gulp da giovedì 21 marzo tutti i giorni alle ore 20 e disponibile per intero su Raiplay. Un racconto di formazione che ruota attorno al grave e sempre più attuale tema delle baby gang
“Crush” Storia di Diego.

È una serie sul tema delle baby gang, Crush – La storia di Diego, in onda su Rai Gulp fino al 31 marzo ma già disponibile per intero su Raiplay. Un racconto, in 10 episodi di circa 20 minuti ciascuno, sul bullismo e più in generale sulla delicata età della prima adolescenza.

Da questo punto di vista, lo è al pari dei precedenti due capitoli dell’intelligente progetto “Crush”, realizzato dalla Stand by me di Simona Ercolani in collaborazione con Rai Kids: tutti e tre, con focus diversi, dedicati a quel momento in cui si passa dall’infanzia a qualcosa che per certi versi somiglia a una seconda nascita, ovvero l’età in cui si scopre la necessità impellente del confronto con l’altro, si accelera nella ricerca della propria identità, si impatta con sentimenti e responsabilità che per tutta la vita ci accompagneranno.

Gli altri due frammenti di questa esperienza produttiva mai estetizzante, che mai spettacolarizza le difficoltà legate al tema, ma che sempre dà l’idea di essere nutrita da volontà pedagogica e dal desiderio di sensibilizzare gli adolescenti (e non solo loro) su una serie di pericoli in agguato nella loro età, sono Crush – La storia di Tamina, che all’adolescenza associa il tema dell’immigrazione, e Crush – La storia di Stella, che vi lega quello della diffusione di immagini private, e quindi parla di sexting e cyberbullismo.

L’impegno sincero, in tutti e tre i frammenti, è coniugato a un linguaggio agile, semplice, immediato, adatto in primis agli adolescenti stessi, ma non noioso o banale per gli adulti. Vale certamente per questo terzo capitolo, piuttosto ben costruito e capace di arrivare a segno, in cui il protagonista, Diego, è un ragazzo in gamba ma insicuro, di netta intelligenza e di buon cuore, ma fragile nei suoi dubbi interiori. 

Si lascia trascinare da altri coetanei più disagiati di lui (alcuni, come Leo, tratteggiati senza superficialità) in azioni a dir poco condannabili. Lo fa perché – appunto in quel passaggio d’età delicato – le dinamiche del gruppo lo seducono e assecondano il suo bisogno di emozioni. Si inseriscono nell’inseguimento cieco della propria identità sociale, esistenziale e sentimentale.

Il ragazzo scivolerà in comportamenti fino a poco tempo prima impensabili, prima di sviluppare un combattimento interiore propedeutico alla piena presa di coscienza degli errori commessi e alla capacità di discernere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato.

Diego non sarà l’unico a compiere il rigenerante percorso, a viaggiare dalla nebbia alla limpidezza: accadrà anche a Carlo, dapprima membro della baby gang ma poi ribelle alle violenze commesse dal branco e pronto ad aiutare Diego, a sostenerlo nel processo di liberazione dal rapporto sottilmente morboso, di subdola prigionia sviluppato col manipolatore Leo.

Il protagonista farà di tutto, riuscendoci, anche se non senza pagare un prezzo, per risolvere la situazione, ma per il suo successo saranno fondamentali le sane amicizie, i rapporti umani, le relazioni utili che già a quell’età sono capaci di fare la differenza e di salvare. Ci saranno Sara, Erika e Fabio, compagni di scuola e contraltari sempre più luminosi all’abbaglio momentaneo vissuto da Diego.

Nella sua semplicità, nella linearità quasi mai sinonimo di monotonia, Crush – La storia di Diego sa emozionare, e soprattutto può essere il trampolino per alimentare quel dialogo costruttivo tra gli adolescenti e quegli adulti che nella serie, a partire dai genitori distratti da altro, spesso dal lavoro, non fanno un grande figura.

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