Il Cristo scivolato dalla croce

Quando i politici cercano di recuperare i gruppi religiosi fondamentalisti, vuol dire che la politica ha perso il suo ruolo di gestione del bene comune per perseguire interessi personali o ideologici

Chiunque viaggia il mondo sa bene che una delle note più evidenti della politica di terreno, anche se con molte derivazioni digitali, delle politiche vicine al popolo, cerca di avvicinare i gruppi religiosi più attivi per sposare alcune delle loro tesi in cambio di un chiaro appoggio elettorale. I casi più evidenti si trovano nel XXI secolo nel mondo musulmano e in quello indù: nel primo caso si può prendere come esempio la vicenda dei Fratelli musulmani, che ha avuto alterne vicende, prime fra tutti in Egitto; nel secondo il successo di Modi, l’attuale premier indiano, è un caso da manuale, anche se bisognerà vedere come andranno le cose col Covid-19. Altre tendenze simili non hanno risparmiato il mondo buddhista (vedi il Sudest asiatico) né il mondo ebraico (vedi l’immarcescibile Netanyahu).

Ma il mondo cristiano, o cosiddetto cristiano, non va esente dalla stessa tendenza, così ben spiegata da attenti osservatori come John Esposito, Olivier Roy o, qui da noi, Parsi o Campanini. Anzi, oggi il fenomeno del fondamentalismo religioso colpisce in particolare il mondo cristiano, o piuttosto la maggioranza cristiana. È un fenomeno che colpisce le Americhe e l’Africa, ma da cui la stessa Europa non va esente. Tutto ciò nonostante la religione di Gesù Cristo, o ancor meglio la fede in Gesù Cristo sia quanto di più lontano esista dal fondamentalismo, cioè dalla tendenza a trasformare i fondamenti della propria credenza, che sono da rispettare in sommo grado, da inclusivi in esclusivi. Ciò porta di solito a fenomeni cosiddetti gnostici (dal verbo greco conoscere), che portano a credere di essere in possesso delle chiavi della salvezza delle anime, chiavi che si stringono nelle mani senza volerle condividere con altri. E tale tendenza gnostica di solito si associa a un’altra tendenza eretica degli inizi del cristianesimo, il manicheismo, la tendenza a dividere il mondo tra buoni e cattivi, tra eletti e dannati.

Sia come sia, in certi continenti, Americhe e Africa soprattutto, si è conosciuto il fenomeno dell’esplosione delle Chiese alternative, talvolta chiamate evangelicali per distinguerle da quelle evangeliche protestanti, che hanno una loro storia gloriosa. Sono comunità nate solitamente da uomini o donne auto-elettisi pastori di un popolo, o di un quartiere, o di un territorio, che usano metodi proselitistici spinti, arrivando a elargire fondi a pioggia sui propri fedeli, che puntano molto sulla dimensione comunitaria affettiva, che danno interpretazioni del Vangelo a volte corrispondenti alla tradizione, altre completamente  inventate dal pastore di turno. Sono gruppi con una loro dignità, ci mancherebbe, ma molto spesso manipolabili dalla politica perché prive di una struttura sufficientemente solida per resistere alle pressioni del potente di turno.

Cosa fa allora la politica? Si infiltra in questi gruppi, ne sposa alcuni fondamenti, si presenta come il braccio secolare della religione. Al limite, il leader politico diventa addirittura il vero leader di quei gruppi, basandosi sul facile accesso ai mezzi di comunicazione. Trump e Bolsonaro sono i maggiori campioni di questa strategia spesso vincente, che arriva a colpire anche in vari Paesi minori di tutte le latitudini.

C’è però un dettaglio che va sottolineato: il simbolo della pace per eccellenza, dell’eliminazione della violenza e della corruzione dalla società attraverso l’assunzione su di sé da parte del Cristo del Male di questo mondo, diventa uno strumento di aggressione, una spada, un martello, un’ascia, una pistola. È a totale perversione del messaggio pasquale di Gesù Cristo. Direi che al primo colpo inferto, il Cristo inchiodato alla croce cade per terra, scivola tra i poveri per giacere esangue, mentre la croce, che effettivamente ha una forma simile alle armi più comuni, diventa strumento contundente. Senza Gesù Cristo la croce si riduce a due legni qualsiasi incrociati.

 

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