Crisi tra India e Pakistan, pericolo nucleare

Escalation militare fra i due Paesi, entrambi in possesso della bomba atomica e, dal 1947, in costante assetto di guerra con pericolose fasi di recrudescenza come quella che si sta verificando in questi giorni.

Dopo l’attentato suicida che ha ucciso quaranta quattro miliari indiani a Pulwama nella zona di Jammu e Kashmir, si doveva attendere una reazione da parte dell’India, puntualmente arrivata con un raid in una zona montuosa, a Balakot, nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa.

Vijay Gokhale, segretario della difesa di New Delhi, ha spiegato che nel mirino c’era un campo di addestramento per terroristi dove, secondo il governo indiano, sono stati uccise duecento persone, potenziali o reali terroristi. In serata, martedì, è arrivata la reazione del governo di Islamabad che ha dichiarato che il Pakistan si riservava di colpire come e quando vorrà.

Nella giornata di mercoledì Asif Ghafoor, generale maggiore dell’esercito pakistano, ha confermato che la contraerea di Islamabad ha abbattuto due jet indiani che avevano fatto incursione in territorio pakistano, e catturato uno dei piloti. I velivoli avrebbero violato la regola di non sconfinare oltre la Linea di Controllo (LoC), la frontiera che divide i due Paesi nel territorio conteso del Kashmir.

Si parla dunque di tensione tremenda fra i due Paesi, gli aeroporti del Pakistan sono stati chiusi e lo spazio aereo sigillato, come d’altra parte ha fatto l’India negli stati vicini ai confini con il Pakistan. Osservatori affermano che mai si era sperimentata una tensione del genere dal 1971, quando la guerra fra i due Paesi portò all’indipendenza del Bangladesh fino ad allora Pakistan Orientale.

Da più parti, sia all’interno dei due Paesi del sub-continente che a livello internazionale, non si nasconde la preoccupazione per una vera e propria escalation che potrebbe sfociare in una guerra, come quella del 1999 nella zona del Kargil. Mercoledì, in un editoriale apparso sull’Hindustan Times, quotato giornale indiano, si afferma che il primo risultato dei nuovi litigi è la quadratura del cerchio sul programma elettorale del premier indiano Narendra Modi.

A 50 giorni dalle elezioni, si legge, gli attacchi consolidano il manifesto del partito Bjp (Bharatiya Janata Party) e del suo leader. Esso è composto «da tre elementi interconnessi: un leader ‘deciso’ e ‘muscolare’ di cui ci si può fidare; un partito ‘nazionalista’ che vuole difendere gli interessi indiani; una India ‘forte’ che ha cambiato le regole nei rapporti con il suo arci-rivale».

Il primo ministro indiano, Narendra Modi
Il primo ministro indiano, Narendra Modi

L’irrisolta questione del Kashmir riemerge con regolarità in occasione delle elezioni. La carta è abilmente giocata per coagulare il sentimento nazionale e assicurare una conferma al partito al governo, soprattutto in momenti in cui sembra avviarsi verso una crisi elettorale. È, in effetti, il caso dell’attuale governo di Narendra Modi, che fino a qualche mese fa sembrava destinato ad un’altra vittoria a mani basse.

Negli ultimi mesi, e soprattutto nelle ultime settimane, la situazione è radicalmente cambiata e l’attuale governo del BJP rischia sorprese spiacevoli nella prossima tornata elettorale che si dovrebbe svolgere fra meno di due mesi. Non sono pochi in India a ritenere che per questo l’attuale amministrazione, sebbene al corrente della possibilità di attentati, abbia permesso che avvenisse la recente strage di militari indiani. Questo garantirebbe la possibilità al governo di mostrare le sue capacitä di reazione difendendo il sentimento nazionale.

Ovviamente, si tratta di illazioni che tornano spesso come sfondo delle ripetute crisi fra India e Pakistan. Il fatto è che i due Paesi stanno giocando con il fuoco, anzi con il nucleare.

 

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