Il mondo del lavoro, o meglio le organizzazioni sindacali, si presentano divise a fine 2025 con la promozione di una serie di scioperi indetti in giorni diversi.
Si comincia il 28 novembre con l’iniziativa promossa dalla Usb, Unione sindacale di base, nell’intenzione di ripetere il consenso spontaneo e diffuso registrato con lo sciopero del 22 settembre sull’onda dello sdegno per la strage in atto a Gaza. Un movimento spontaneo che poi ha dato vita alla missione della Sumud Flotilla, l’insieme di imbarcazioni intenzionate ad esprimere solidarietà concreta, tramite i beni alimentari raccolti, e rompere l’assedio che continua ad isolare, anche via mare, gli abitanti della Striscia di Gaza dal resto del mondo.
Il 28 è anche la vigilia della giornata internazionale dedicata dall’Onu a partire dal 1977 alla solidarietà con il popolo palestinese. La ricorrenza del 29 novembre è un modo per tener vivo il riconoscimento dello Stato palestinese che l’Italia ancora non ha deciso di compiere, e il diritto al ritorno alla propria terra da parte delle centinaia di migliaia di profughi scacciato dalle loro case a partite dalla Nakba del 1948; senza dimenticare l’occupazione della Cisgiordania dopo il 1967 e l’impunità dei coloni suprematisti che vogliono annettere ad Israele cioè che resta della Palestina.
Per la Usb non esiste una separazione tra il sostegno al popolo palestinese, la rottura di ogni rapporto di collaborazione con lo stato di Israele e la contestazione dei tagli sociali connesso con la Legge finanziaria definita di “guerra” a ragione delle scelte di riarmo compiute dal governo Meloni in linea con le direttive Ue.
Tra i tagli di bilancio emergono quelli relativi alla sanità pubblica, dove ad esempio la promessa assunzione di 6.000 infermieri appare largamente inadeguata davanti ad «una carenza stimata in circa 250.000 unità e un precariato diffuso ancora in cerca di stabilizzazione».
Istanze quelle della Usb, quindi, con una forte carica politica e intenzionate a promuovere una partecipazione così estesa da “bloccare tutto”, a partire dai porti dove la Usb è più presente.
Il crescente astensionismo elettorale sembra indicare, in questa prospettiva, un disagio diffuso in cerca di forze sociali capaci di esprimere una reale alternativa che i partiti di opposizione, a cominciare dal Pd, non riescono a declinare.
Ma la reale capacità di incidere strutturalmente si gioca sulla capacità di unire più forze e, invece, la Cgil, che pure presenta analisi non dissimili dai sindacati di impronta massimalista, ha deciso stavolta di andare avanti in maniera autonoma facendo valere tutto il peso di quella che resta ancora la più grande organizzazione sindacale con capacità di mobilitazione e presenza territoriale diffusa tra tutte le categorie.

Maurizio Landini, segretario generale CGIL, ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI
È alla dirigenza attuale della Cgil guidata da Maurizio Landini che guardano con preoccupazione quelle correnti del Pd che vedono allontanarsi la possibilità di tornare al governo con un partito schierato troppo a “sinistra” con il rischio di perdere il consenso dei “ceti produttivi”, espressione usata per indicare il mondo delle imprese che in Italia è parecchio variegato e non coincide con i grandi gruppi. Nella prassi, Landini non usa sempre i toni tribunizi che possono spaventare alcuni, ma esprime una forza sindacale che solitamente cerca il dialogo con le imprese ed è perciò presa di mira dai sindacati di base.
La Cgil ha quindi indetto lo sciopero generale per venerdì 12 dicembre concentrando le rivendicazioni «contro una legge di bilancio ingiusta». In particolare l’attenzione è mirata sull’ingiustizia fiscale che colpisce i redditi fissi dei lavoratori dipendenti che nei soli ultimi 3 anni hanno registrato perdite notevoli che si aggiungono all’aumento vertiginoso del costo della vita: «dai 700 euro di perdita netta per un reddito da 20.000 euro, ai 2.000 euro di perdita per un reddito da 35.000». Ma l’elenco delle istanze sindacali è molto esteso comprendendo ad esempio la richiesta di «vere politiche industriali per innovare il nostro sistema produttivo, governare la transizione» assieme al «contrasto alla precarietà e al lavoro povero, nero e sommerso» e ad «un piano straordinario di assunzioni e stabilizzazioni del lavoro precario nei settori pubblici».
La Cgil propone di introdurre «un contributo di solidarietà all’1% della popolazione più ricca, per finanziare politiche a beneficio del restante 99%. La nostra proposta garantirebbe 26 miliardi all’anno in più, per finanziare tutto ciò che rivendichiamo, a partire dalla sanità». Proposta che, ad ogni modo, il responsabile Economia del Pd , Misiani, ha detto di non poter sostenere in mancanza di una regola condivisa a livello europeo.
Nella piattaforma dello sciopero del 12 dicembre compare infine la richiesta di «rinunciare alla folle corsa al riarmo, che mira a convertire la nostra e quella europea in un’economia di guerra, e che sottrarrà un’ingentissima mole di risorse alle vere priorità economiche e sociali del Paese. Solo per l’Italia, parliamo di quasi 1.000 miliardi di euro, se si vuole davvero raggiungere il 5% del Pil entro il 2035».
La Cisl non promuove invece alcuno sciopero, ma propone a Roma una manifestazione sabato 13 dicembre nella piccola e raccolta piccola piazza Santi Apostoli nei pressi di Piazza Venezia. Come precisa il comunicato del sindacato guidato da Daniela Fumarola « la piazza non sarà un luogo di protesta ma di proposta: saremo lì per migliorare la Manovra e per guardare oltre, verso la costruzione di un nuovo grande Accordo concertativo per il Paese. Una chiamata alla responsabilità collettiva, nella convinzione che solo attraverso la partecipazione si possano costruire scelte efficaci e durature».

La segretaria generale della CISL, Daniela Fumarola ANSA/FABIO FRUSTACI
È dai tempi della segreteria Bonanni che il sindacato fondato da Giulio Pastore ha assunto una linea decisamente diversa da quella conflittuale espressa da figure storiche come Pierre Carniti, fino ad esprimere una consonanza nei fatti con il nuovo governo guidato dalla Meloni, tanto che Lugi Sbarra, predecessore di Fumarola, è stato nominato nel giugno 2025 sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle Politiche per il Sud.
Sulla questione palestinese e di Gaza in particolare, la Cisl ha mantenuto un atteggiamento più cauto; così come sul piano di riarmo europeo, pur avendo espresso nel passato alcune figure di sindacalisti tra i più impegnati nel campo del disarmo e delle proposte alternativa alla produzione bellica. Tale nuovo orientamento della Cisl ha provocato la protesta di iscritti ormai in pensione, in particolare l’ex segretario generale Savino Pezzotta che si è espresso in più interventi, ed all’origine del licenziamento di Francesco Lauria, ricercatore del Centro studi di Firenze molto critico verso la linea della segreteria. La Cisl esprime il secondo sindacato per iscritti in Italia con una forte presenza nella pubblica amministrazione e nel settore metalmeccanico che si è sempre distinto per originalità e indipendenza.
Un segnale in controtendenza nel senso di una ritrovata unità sindacale si è registrata con la sigla da parte di Cgil, Cisl e Uil, del rinnovo del contratto collettivo dei metalmeccanici, con Federmeccanica, che interessa un milione e mezzo di lavoratori. In questo settore strategico si sono avuti nel recente passato notevoli scontri tra i sindacati con riferimento alla gestione della Fiat, ora Stellantis, che ha deciso addirittura di uscire da Confindustria.
La firma del contratto, oltre a prevedere degli aumenti salariali di 205 euro in 4 anni, introduce, anche, forme tutele del lavoro precario come, ad esempio, «il diritto alla stabilizzazione per i lavoratori somministrati a tempo indeterminato, cosiddetto staff leasing, dopo 48 mesi di lavoro».
Una posizione comune è espressa anche nei confronti di situazioni di grave crisi come ad esempio l’ex Ilva. Ma nonostante questi segnali, i sindacati confederali, cioè che rappresentano più categorie di attività ed hanno maggiori iscritti, restano divisi come conferma il fatto che anche la Uil ha promosso una sua manifestazione separata a Roma il 29 novembre presso il Teatro Brancaccio per avanzare «proposte di cambiamento della manovra su fisco, sanità e pensioni».
Più in generale quella che è stata definita “la notte del sindacato” si esprime con la mancanza di adesione dei giovani a causa della crisi di tutte le organizzazioni sociali e della progressiva solitudine sperimentata nel mondo di lavoro che ostacola la solidarietà e il mutuo aiuto. Un risveglio arriva infatti dalle esperienze del sindacato di strada sperimentato, ad esempio dalla Flai Cgil , nel contrasto alla piaga del caporalato o da realtà poco conosciute come Sudd Cobas che sostengono i lavoratori prevalentemente stranieri che vivono in condizioni di sfruttamento nel distretto della moda di Prato.

Manifestazione “contro lo sfruttamento” a Prato. ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI
In questo scenario si colloca anche lo sciopero dei giornalisti indetto per il 28 novembre dalla Federazione nazionale della stampa italiana. Quella che appariva una professione intellettuale privilegiata, è segnata anch’essa da forme di precariato e lavoro non tutelato. Il contratto collettivo non è rinnovato da 10 anni ed esiste un contenzioso diffuso per i tagli continui decisi dagli editori. « Pensiamo che un’informazione davvero libera e plurale – afferma la Fnsi – che sia controllo democratico, abbia bisogno di giornalisti autorevoli e indipendenti, che non siano economicamente ricattabili».

Manifestazione FNSI a Roma ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI