Crescita o sviluppo integrale?

Crescita o sviluppo integrale?

In questo guazzabuglio di notizie – si fa per dire –, in cui i media fanno a gara (non tutti) per confondere la gente, Benedetto XVI nella sua ultima enciclica Caritas in veritate, dice una parola chiara e comprensibile. Si può essere d’accordo o no, ma nessuno può negare al papa lo sforzo e la coerenza nel dire le cose così come sono. Lo può fare perché il suo compito e, insieme, il suo intento, è quello di orientare le coscienze e, tra l’altro, proporre a tutti un cambiamento di stile di vita. Da qui non si esce perché l’attuale crisi non è anzitutto un fatto economico, ma un problema etico. E ciò vuol dire coinvolgimento dell’intelligenza e della volontà di compiere scelte precise, individualmente e collettivamente.

Perciò da un’altra porta non si esce: o decidiamo di vivere secondo le nostre possibilità reali senza fare debiti insensati; o scopriamo il benessere anche fuori delle cose materiali, nelle relazioni sociali positive, nella solidarietà e nella gratuità; o ci mettiamo a creare e gestire con diligenza il nostro pianeta anche per le generazioni future; o decidiamo di vivere meglio l’uguaglianza e la giustizia nella produzione e distribuzione dei beni della terra e del lavoro; o smettiamo di guardarci in cagnesco, catalogandoci come emigrati, stranieri, extracomunitari o, peggio ancora, di razza inferiore o superiore; o invece ci scopriamo esseri umani e – per i credenti – figli dello stesso Padre, che tutti ama. E gli “o” potrebbero continuare. Ebbene, se queste scelte non vengono assunte – il papa lo dice chiaramente nell’enciclica – ci aspettano pericoli inimmaginabili e sofferenze inedite.

Catastrofismo? Neanche per sogno! Sano realismo, piuttosto, per farci aprire gli occhi e mettere mano all’opera. Strumento? Lineare e complesso, conosciuto e ignoto: la carità nella verità. Quella carità semplice ma matura, intelligente nel cogliere le “occasioni”, volenterosa e delicata, rispettosa e fantasiosa. Una carità che si apre all’accoglienza di ogni altro, che lo mette a suo agio, che è pronta a condividere, ad aiutare, a custodire, anche a difendere.

Una sfida all’altezza dell’uomo, che ci chiama a dare il meglio di noi stessi ogni giorno, nella quotidianità e nei momenti cruciali. E allora sì che possiamo essere ottimisti e realisti insieme, che possiamo avere fiducia: nelle nostre capacità, nelle nostre potenzialità e nel Dio che ci accompagna col suo amore, il suo perdono, la sua misericordia. Un invito a fare altrettanto con i nostri fratelli di viaggio.

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