Costa Rica: le virtù di un piccolo Paese

Il neo eletto Presidente, Rodrigo Chaves, dovrà affrontare una situazione non facile provocata dalla crisi che ha accompagnato la pandemia. Ma conta su un Paese che ha fatto della stabilità politica il suo punto di forza.
Rodrigo Chaves (AP Photo/Carlos Gonzalez)

Dei Paesi di ridotte dimensioni, come il Costa Rica, i media si occupano poco. Pare che siano irrilevanti sul piano internazionale. Insomma, non fanno notizia. Eppure non mancano i motivi per interessarsi di questo Paese centroamericano, indipendente dal 1821, abitato da appena cinque milioni di persone sparse su un territorio equivalente alla Liguria, la Toscana e l’Emilia Romagna messe assieme.

(AP Photo/Carlos Gonzalez)

La notizia di questi giorni è quella dell’elezione del nuovo Presidente della repubblica, l’economista Rodrigo Chaves che, con quasi il 53% dei voti, si è affermato al secondo turno sul suo avversario, José María Figueres, che ha appena superato il 47%.

Ma prima di dedicarci all’attualità politica, vale la pena segnalare che il Costa Rica è un fenomeno degno di essere osservato: privo ormai da decenni di forze armate, il Paese è praticamente immune dalla violenza che invece sconvolge i non troppo lontani Guatemala, Honduras ed El Salvador, che formano una delle regioni più violente del pianeta. La stabilità politica del Costa Rica è proverbiale, non per niente lo si suole definire: la Svizzera del Centro America. Tutto il contrario del confinante Nicaragua, che non riesce ad uscire dal pantano della dittatura degli Ortega, che lo gestiscono come una cosa propria.

La stabilità politica ed economica costaricense la si deve ad una attenta politica di stato, che ha identificato nel livello educativo un nodo centrale affrontato ormai da decenni, raggiungendo buoni risultati. Ottimi risultati sono poi stati raggiunti nel modificare la fonti energetiche, migrando verso forme rinnovabili. Oggi il 99% dell’energia prodotta proviene da fonti pulite come l’acqua, il vento, la geotermia, la biomassa, etc.

(AP Photo/Carlos Gonzalez)

La crisi provocata dalla pandemia di Covid 19 si è fatta sentire anche qui, come altrove. L’industria turistica, che è strategica per questa economia di scala limitata, ne ha risentito notevolmente ed ora la povertà è a livelli preoccupanti (25%). Rodrigo Chaves arriva pertanto alla presidenza in un momento delicato, e dovrà ricorrere a tutte le sue capacità di economista. Ha fatto parte dell’equipe economica del suo predecessore, l’uscente Carlos Alvarado Quesada, ma dopo appena sei mesi ha lasciato l’incarico per divergenze in merito alla politica economica, che ha considerato poco coraggiosa nelle attuali circostanze. Non è un caso che il partito di Alvarado Quesada è stato fortemente punito dagli elettori, proprio per queste ragioni e per gli scandali di corruzione scoppiati nel suo seno, al punto da essere sparito dal parlamento (ha ottenuto appena lo 0,7% dei voti).

Chaves non avrà vita facile: nel parlamento monocamerale dispone di un gruppo di appena 10 deputati sul totale di 57. Dovrà pertanto negoziare soprattutto col gruppo di maggioranza relativa, Liberación Nacional, capitanato da José Maria Figueres. I sondaggi dicono che per i costaricensi la principale preoccupazione è la disoccupazione, arrivata alle due cifre, e la corruzione. Dal vicino Nicaragua arrivano migranti alla ricerca di migliori opportunità, mentre bisogna trovare il modo di attrarre investimenti facendo leva nelle virtù di questo piccolo Paese, che non sono poche.

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