Costa d’Avorio, Ouattara rieletto presidente

Alassane Ouattara è per la terza volta presidente della Costa d’Avorio con più del 94% dei consensi, in un Paese che vive nel timore di un ritorno ai duri anni della guerra civile.

Dopo le elezioni presidenziali in Guinea, Seychelles e Tanzania, tutti gli occhi erano puntati sulla Costa d’Avorio, che sabato 31 ottobre ha avuto un’elezione presidenziale molto controversa.

La vittoria di Ouattara (78 anni), eletto con più del 94% dei consensi, era attesa dopo che importanti esponenti dell’opposizione avevano invitato i loro sostenitori a non partecipare al voto. Secondo la commissione elettorale l’affluenza è stata del 53,9% dei votanti, quindi valida, ma secondo le opposizioni 30 persone sarebbero state uccise durante alcuni disordini che hanno accompagnato le elezioni di sabato scorso.

Le tensioni tra governo e opposizione preoccupano la popolazione, soprattutto nella capitale economica Abidjan o nell’interno del Paese, come a Bouaké. La tragedia del 2010 non è stata dimenticata: i disordini post-elettorali provocarono circa 3 mila morti, quando il presidente uscente Gbagbo rifiutò di riconoscere la vittoria di Alassane Ouattara.

Nella popolazione ivoriana il timore è ben presente e prima del voto molti si sono affollati nei mercati e nei supermercati per fare scorte di cibo e beni essenziali. Nelle ultime settimane, molti abitanti di Abidjan hanno lasciato la città per rifugiarsi nei villaggi, per paura di possibili violenze. Ma altri, che avevano già perso tutto negli anni scorsi, hanno preferito restare per proteggere le loro proprietà in caso di scontri.

Negli ultimi tre mesi, violenze e scontri hanno già provocato morti e feriti. Giovedì scorso il convoglio di Patrick Achi, segretario generale della presidenza e responsabile della campagna elettorale di Ouattara, è stato mitragliato da sconosciuti, per fortuna senza vittime, vicino ad Agbaou, 150 chilometri a nord di Abidjan.

Al centro della controversia c’è prima di tutto la candidatura di Ouattara ad un terzo mandato. Per l’opposizione si tratta di una candidatura di troppo: la Costituzione ivoriana prevede infatti due soli mandati presidenziali. Secondo Alassane Ouattara, invece, l’adozione della nuova Costituzione, nel 2016, ha azzerato il timer, interpretazione che l’opposizione rifiuta categoricamente.

Un altro serio problema nel panorama politico ivoriano era comunque l’età elevata dei candidati alla presidenza, in un Paese in cui l’età media della popolazione è di 19 anni. In Costa d’Avorio, i giovani sono particolarmente colpiti dalla povertà e dalla disoccupazione e si considerano trascurati dai leader politici. Circa il 40% dei 25 milioni di abitanti (con una forte immigrazione) vive al di sotto della soglia di povertà.

Sabato scorso si confrontavano dunque ancora una volta Ouattara, 78 anni, e Bédié, 86 anni, vecchi rivali presenti sulla scena politica ivoriana da trent’anni. Quanto a Pascal Affi N’Guessan, il candidato più “giovane”, ha 67 anni. Assenti da queste elezioni presidenziali erano poi due uomini che esprimono la generazione più giovane: l’ex leader ribelle ed ex premier Guillaume Soro, 48 anni, che ha visto la sua candidatura invalidata; e l’ex leader dei “Giovani patrioti”, Charles Blé Goudé, suo coetaneo, che nel clima di tensione che si respirava ha esplicitamente preferito rinunciare per puntare sulle prossime elezioni.

Rodrigue Koné, noto sociologo e analista politico ivoriano, aveva commentato: «Gran parte della popolazione è stanca di vedere la stessa recita con gli stessi attori, con lo stesso scenario e gli stessi racconti di cose scontate e di vendette già viste». Ma il timore ha evidentemente prevalso.

Alassane Ouattara si era insediato l’11 aprile 2011, appoggiato dai ribelli del Nord e con il sostegno dell’esercito francese e delle Nazioni Unite. Nel 2015 era stato rieletto al primo turno con oltre l’83% dei consensi. Lo scorso marzo aveva annunciato che avrebbe passato la mano, ma ad agosto, dopo la morte improvvisa per malattia del suo delfino designato, il primo ministro ed amico Amadou Gon Coulibaly, ci aveva ripensato presentando la sua terza candidatura.

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