Così nascono capi, mezzicapi e sottocapi

Il caso di un video violentissimo realizzato a Vittoria, in Sicilia, per incutere timore. La necessità di intervenire sui social per difendere i giovani dalla seduzione dei comportamenti aggressivi e dal bullismo, che rischiano di diventare terreno fertile per la criminalità organizzata.
Frame del video registrato col fine di essere diffuso sui social.

Due giovani uno di fronte all’altro. Uno dei due affronta l’altro con atteggiamento di sfida, il secondo prova a difendersi. Poco dopo parte un pugno, l’aggressorecolpisce il suo interlocutore con violenza inaudita, continuando con dei calci all’indirizzo della testa.

Il video dura appena 25 secondi. Tremendi. Si fatica a credere che possa esistere tanta violenza. Le cronache dei nostri giorni e quelle che ereditiamo purtroppo dal secolo appena passato – e non solo – ci hanno abituato a narrazioni dure, ma vedere le immagini è pur sempre diverso.

Tanto più che – tenetevi fermi – scopriamo a poco a poco che quel filmato non è frutto del caso. È stato voluto, programmato, pensato e realizzato “ad uso social”. Sarebbe servito a mostrare a tutti la caparbietà, la determinazione, la bruta crudeltà del bulletto di turno che avrebbe quindi fatto vedere a tutti “chi comanda”. Una sorta di Gomorra di serie B, se vogliamo, con gli stessi metodi, le stesse logiche. Una sorta di prova del fuoco per chi aspira ad avere un ruolo – e che ruolo! – nella società.

Il video a cui ci riferiamo è stato realizzato a Vittoria, popolosa cittadina del ragusano. Ha fatto clamore ed è stato condiviso sui social proprio nel giorno in cui Matteo Messina Denaro viveva i suoi ultimi momenti. Certamente è un caso, ma questa casuale coincidenza deve far riflettere.

Così nascono i capi, i sottocapi, i mezzicapi. Così nascono le fortune di chi aspira ad avere un ruolo nella sub-cultura legata alla criminalità.

È sempre accaduto. Ma stavolta c’è un particolare che deve far riflettere. Quei ragazzi hanno voluto realizzare quel video. Ci sono più protagonisti. Il bulletto che si piazza “in favore di telecamera”, colui che riprende e un altro paio di amici che poi fermano la sua furia quando si avventa sul ragazzo ormai a terra coprendolo di calci. Tutto era organizzato per mostrare, far vedere di cosa erano capaci.

Chi mette in guardia dall’utilizzo non corretto e indiscriminato dei social oggi avrebbe molte cose da dire. E da spiegarci! Perché di quel sistema in qualche modo siamo vittime, lo subiamo, fatichiamo a dominarlo, a controllarlo. E forse i social scatenano anche quell’emulazione che certamente non ha risvolti positivi.

E quel terreno fertile che sono le nostre periferie urbane diventano i luoghi che alimentano ancora oggi la cultura mafiosa. Quella che ha capovolto il sistema dei valori. Quella che ha pericolosamente messo in discussione il valore della vita umana. Quella che alimenta il sistema che “produce” i Messina Denaro. Perché dopo la morte di un capomafia (che comunque non era ai vertici di Costa Nostra com’è oggi ampiamente dimostrato) si prepara sempre un’eredità. Un’eredità malvagia, ma pur sempre un’eredità.

Appena qualche settimana fa, a Napoli, un giovane musicista, Giovanbattista Cutolo, di 24 anni, è stato colpito alle spalle da un proiettile sparato da un sedicenne. Stava cercando di fare da paciere in un gruppo che litigava, stava cercando di salvare alcuni suoi amici finiti nelle maglie di una baby gang durante una lite per il parcheggio di un motorino. L’orchestrale è intervenuto per difenderli ed il colpo lo ha ucciso. Chi ha sparato ha detto di averlo fatto accidentalmente. Resta il fatto che un sedicenne viaggiava con una pistola in mano e con un proiettile in canna. Roba da Far west!

Qualcosa non torna. Eppure anche in zone difficili, come nei Quartieri Spagnoli di Napoli dove è avvenuto l’omicidio di Cutolo, non manca l’impegno delle agenzie educative e della società civile. L’impegno è notevole e meritorio. Ma su quel fronte non si fa mai abbastanza. È più che mai necessario fare sempre dei passi indietro, ripensare e ripensarci come società degli adulti, attenti a ciò che accade attorno a noi. Custodire i nostri giovani è nostro dovere, difenderli dallo strapotere ammaliante dei social è importante. Sono da utilizzare certo, ma “cum grano salis”!

Il rischio – sempre dietro l’angolo – è quello di creare luoghi e spazi che la criminalità organizzata può utilizzare. Crescono anche così i Messina Denaro del futuro…

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