Cosa vuole il Movimento 5 Stelle?

Intervista a Luigi Di Maio, deputato e vicepresidente della Camera su strategie e identità della nuova forza politica. I rapporti con i partiti, i piani economici, i temi etici, le figure di Grillo e Casaleggio
Luigi Di Maio

«Meglio andare di nuovo al voto che ricercare un governo a qualsiasi costo. Non abbiamo paura. Se avessimo voluto, potevamo andare subito al governo ma qui necessita cambiare profondamente la politica e quindi  crediamo che gli italiani sappiano giudicare dalla coerenza di ognuno».

Il deputato del Movimento 5 Stelle (M5S) Luigi Di Maio arriva da Pomigliano d’Arco dove partecipa regolarmente ai lavori dell’osservatorio politico permanente, uno spazio laico di dialogo promosso dalla parrocchia di san Felice in Pincis che ha organizzato, con Città Nuova lo scorso mese di dicembre, un dibattito con i sindacati sulla Fiat. Ad aprile, l’ultimo incontro pubblico dell’osservatorio è stato un dibattito aperto con questo giovane concittadino di soli 26 anni, laureato in giurisprudenza all’Università Federico II di Napoli, arrivato a ricoprire la carica di vicepresidente della Camera dei Deputati. È un volto già molto conosciuto dai giornalisti che stazionano nella piazzetta di Montecitorio e lo interpellano sapendo di trovare la disponibilità alla risposta. Cerchiamo di andare oltre la cronaca immediata per capire meglio la persona dentro una realtà nuova che suscita, come sempre in politica, pareri molto diversi.  Ce la possiamo fare? Proviamoci senza giri di parole.

Chi è per voi Beppe Grillo? Come fate a parlare di democrazia se poi c’è un capo che decide per tutti?

«Grillo è un megafono capace di amplificare la voce di un movimento presente da tempo nella società a partire dalle cose concrete. Io vengo da una città dove siamo 50 attivisti abituati ad un confronto aperto per arrivare a soluzioni condivise su temi reali. Così in Parlamento ci siamo trovati dandoci delle regole per decidere cosa decidere di volta in volta senza ricevere direttive da chicchessia. Sono stato scelto dagli altri deputati per ricoprire il ruolo di una vicepresidenza della Camera senza nomine dall’alto e ricevendo il voto anche di altri parlamentari non del M5S».

E cosa dire di Casaleggio?

«È colui che è stato capace, con la sua competenza, di incanalare la forza comunicativa di Grillo in modo tale da essere più efficace e i risultati li stiamo vedendo».

Quindi avete accettato la regola della maggioranza per decidere al vostro interno?

«Certo e adesso apriremo una piattaforma informatica per un forum dove ciascun cittadino potrà iscriversi per proporre delle leggi. Se la proposta riceve il favore di almeno il 20 per cento degli iscritti al forum ci impegniamo a studiarla per poterla presentare alla discussione del Parlamento. Allo stesso modo stiamo facendo nei comuni dove abbiamo fatto approvare i regolamenti attuativi che rendono possibili i referendum previsti dagli statuti del municipio».

Ma la regola della maggioranza può essere sempre valida?  Ci sono argomenti che prevedono il dissenso della coscienza?

«Non possiamo ricevere contributi che vanno contro le nostre linee programmatiche, come ad esempio la gestione dei rifiuti e dell’acqua».

E su temi laceranti come  la questione dell’eutanasia, dell’aborto o del matrimonio tra omosessuali non prendete alcuna posizione?

«Credo che su questi argomenti, a prescindere dalla posizione personale, occorra indire un referendum come lo intendiamo noi, cioè senza bisogno di raggiungere il quorum per essere valido, così da invitare ognuno ad esporsi e prendere posizione senza trincerarsi nell'astensione. Decide chi vota».

Ma non vi sembra una posizione insufficiente?

« Vi invito a considerare che la finalità principale del nostro Movimento è quello di riattivare una partecipazione effettiva dei cittadini alle scelte politiche attivando tutte le forme di democrazia diretta in considerazione del fatto che la maggior parte delle persone sono rese di fatto estranee alle decisioni che riguardano il loro destino».

Questo spiega, ad esempio,  anche la vostra mancata presa di posizione sulla cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri?

«Non abbiamo una visione comune sul tema. Io sono del tutto favorevole  a riconoscere questo diritto, ma voglio avviare un percorso democratico di decisione politica dei cittadini».

Ma almeno avete una posizione sulla questione sulla politica economica?  Gli economisti che hanno studiato il vostro programma dicono che siete precisi sul micro ( favorire la piccola impresa locale) ma non offrite una visione macro. È così ?

«Siamo per lo sviluppo sostenibile alternativo allo stato attuale della economia che non ha via di uscita. Prendo il caso della mia terra, dello stabilimento Fiat di Pomigliano che non potrà produrre ancora auto con lo stato attuale della sovrapproduzione mondiale. Al centro ricerche Elasis di Pomigliano, sempre della Fiat, esistono le sperimentazioni sul motore di cogenerazione che è indirizzato al mercato cinese mentre l’Italia è soggetta a politiche di corto respiro che servono solo per sostenere i profitto di alcuni. Che il meccanismo non poteva durare lo diceva mio nonno 40 anni addietro quando già faceva la raccolta differenziata per il riciclo e il riuso»

E per casi come Taranto?

«Bisogna lavorare sui lunghi tempi. Per i figli che avrà la mia generazione dato che noi e i nostri padri siamo già contaminati da uno sviluppo che si sta ritorcendo contro la popolazione, come avviene nella terra dei fuochi in Campania sotto assedio per la gestione criminale dei rifiuti. Non possiamo risolvere questi problemi in due o tre anni, ma possiamo ora rimettere le fondamenta per arrivare al risultato di una riconversione ecologica. Non sono temi di destra o sinistra. Su questa urgenza incontro persone di diversa estrazione e io vedo ognuno, al di là del colore politico, concentrandomi sui contenuti».  

Non siete in prevalenza di provenienza di sinistra visto l’evidente antiberlusconismo?

«Il “berlusconismo” appartiene ormai un po' a tutta la politica italiana e ha tracimato al di fuori della destra. Tra noi esiste una provenienza varia. Così ci sono cattolici e non credenti espliciti. L’importante sono le scelte. Ad esempio io stesso ho detto che in politica dobbiamo seguire l’esempio di papa Francesco senza suscitare dissidi all’interno del M5S. Una cosa è la critica per l’attività non trasparente ad esempio dello Ior, altro è il fatto che dappertutto troviamo, nei comitati cittadini, cattolici impegnati sui beni comuni. Io stesso quando mi sono impegnato per la salvaguardia di un parco dal cemento non ho trovato ascolto dai partiti,ma la parrocchia ha aperto le porte per poter fare assemblee partecipate con i cittadini».

Chiusura netta al Pd, o “Pd meno elle” come lo chiama Grillo?

«Non potevamo votare la fiducia ad un Governo Bersani senza avere alcuna prova di affidabilità. Con la proposta di Rodotà per la presidenza della Repubblica, arrivata tramite una scelta dei cittadini,abbiamo offerto la verifica di una prova di affidabilità. Rodotà , come Strada e la Gabanelli, non sono nostri ma un patrimonio del Paese. E con un presidente competente, come Rodotà, ci sarebbero le premesse per ridare la centralità ad un Parlamento che può fare leggi importanti senza cercare accordi sottobanco e innaturali per ottenere ad ogni costo un governo».   

    

 

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