Cosa vuol dire Città Nuova per noi

Il giornale, soprattutto nei numeri più recenti, ha imboccato una strada di autenticità e immediatezza nuova...

È difficile incrementare la diffusione del giornale Citta Nuova. Il motivo potrebbe essere, credo, che il giornale non sia conosciuto proprio da chi lo vuol diffondere. Penso che sia uno strumento indispensabile per orientare, formare la nostra coscienza, il nostro modo di porgerci al mondo che ci circonda, di coinvolgerci nel modo più equilibrato possibile nelle situazioni che giornalmente ci sollecitano.
         

Il giornale, soprattutto nei numeri più recenti, ha imboccato una strada di autenticità e immediatezza nuova. L’informazione di cui  fruiamo è generalmente parziale, polemica, anche se in più casi giustamente allarmata ed allarmante, tanto che avvertiamo di accostarla a volte con una specie di riluttanza ed apprensione. Abbiamo quindi bisogno nei nostri ambienti e nelle nostre famiglie di una stampa come quella che ci propone la redazione di Città Nuova e principalmente cioè che utilizzi un linguaggio semplice, immediato, vicino al nostro quotidiano ed alle nostre esperienze.
         

La cosa che mi pare da segnalare  è che dalla lettura  emerge nitida la potenzialità di ogni essere umano e quindi di noi stessi: l’effetto è che ci riscopriamo più dignitosi, capaci, confermati di non essere un puro accidente alla mercé di eventi e circostanze che non capiamo, che non vogliamo, che dobbiamo necessariamente fronteggiare con sempre più incerto esito. Dio sa quanto abbiamo bisogno di questo!
         

Ogni rubrica, iniziando dagli editoriali, pur indicando e denunciando più apertamente di prima gli aspetti intollerabili della attualità, è portatrice di proposte e pensieri che ci fanno riscoprire  valori e riflessioni che reputavamo sommersi, anche in noi. È vero, l’economia è in crisi tragica, i ghiacciai si stanno sciogliendo, i dialoghi sono ad un punto cruciale etc, però c’è sempre una chiave di lettura completamente diversa e per nulla fideista o irrazionale, ma anzi a volte talmente semplice e risolutiva che ti stupisci di non averla prima neppure intravista.

 

Citerei per esempio l’ultima pagina, 82, del numero 1: basta il titolo per spingere alla lettura e riflettere che non siamo “bollati”, ma che tutto può rinascere ed essere riscritto. E Mario Dal Bello ci porta a riscoprire l’arte come esperienza emotiva vitale, quell’arte che avevamo per la prima volta conosciuta a scuola, ma che non riusciamo a mostrare a noi ed a chi amiamo. Poi, tra le pagine, accade di  sperimentare la bellezza sconosciuta di nazioni e luoghi  sempre presentati come ostili e arretrati e provare una curiosità amorevole e solidale di capire. Così  con la letteratura, novità o classici diventano occasioni per cogliere aspetti concreti creativi e attuali nel valore dei testi. Noi “affezionati” della rivista poi corriamo alla  rubrica di spiritualità che immancabilmente ci rimette in una dinamica di “Amore”, sempre sorprendendo ed incantando e veniamo “ricreati”.
         

Ecco per queste motivazioni penso che una rivista così non può mancare nelle nostre case. Non è in competizione con nessuno, è unica. Capita sempre che qualcuno la prenda tra le mani e legga… e non si senta apostrofato, aggredito, spinto in qualche ruolo  improprio, ma anzi si ritrovi libero. Per esempio, mio figlio (31 anni) adesso, quando sceglie un film in dvd da affittare, guarda la recensione che CN ha fatto per capire quale vale la pena prendere. Ha già sperimentato che può fidarsi, non ci sono pregiudizi, né didascaliche osservazioni.

 

Quando CN è arrivato a casa mia avevo circa quindici anni. Non mi interessava la cronaca, né capivo l’attualità, ma mi incantava Chiara inesorabilmente, a volte imparavo addirittura a memoria brani suoi. Era la scoperta di Dio che mi stava amando. Non riuscivo a parlarne con nessuno, tanto era profonda ed intima quella verità, inspiegabile ai miei occhi. Come avrei potuto comunicarla ad altri? Sento che oggi è tempo invece di “gridare dai tetti” perché forte è la sete e tutti siamo nel bisogno estremo di darci finalmente ciò che è veramente umano.

Adele Pastore 

Erice (TP)

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