Cosa c’è dietro il fumo?

Sarà colpa di una certa deformazione professionale, ma la gazzarra mediatica avversa al provvedimento governativo che vieta di fumare in tutti i locali chiusi mi ha fatto pensare che i giornalisti avevano necessità di riempire gli spazi elettronici o cartacei, in mancanza di notizie clamorose. Ma, a rifletterci con calma, non è così. Cerchiamo di capirne il perché. Fin dagli anni Cinquanta in Italia cominciammo a vedere un’epidemia di tumori polmonari che colpivano i contrabbandieri di sigarette ed i finanzieri addetti al contrasto di questi traffici illeciti. Qualche anno dopo, la mancata assegnazione di un meritatissimo premio Nobel per la medicina a Richard Doll, indiscusso padre della moderna epidemiologia (la scienza che studia la frequenza delle malattie su vasti strati di popolazione), per aver dimostrato lo stretto rapporto tra cancro del polmone e fumo di tabacco, suscitò non poche polemiche negli ambienti scientifici. Questo nesso fu confermato successivamente da numerose ricerche di laboratorio che stabilivano il collegamento tra il benzopirene contenuto nel fumo e la mutazione del gene p53 nello sviluppo del tumore polmonare. Questa proteina svolge un importante ruolo come oncosoppressore, per la sua capacità cioè di frenare la crescita tumorale. Una sua alterazione, in questo caso prodotta dal contatto del benzopirene inalato con le cellule della mucosa bronchiale è capace di alterarla, favorendo così lo sviluppo del tumore polmonare. Per contro il gene p53 inalterato, introdotto in un virus e successivamente iniettato direttamente su masse tumorali, si sta dimostrando capace di ridurle fino all’80 per cento del loro volume, rendendo più agevole il successivo intervento chirurgico. Sono in corso ulteriori sperimentazioni sull’impiego del p53 sano nella cura di varie neoplasie. Recentemente l’autorevole rivista medica The Lancet ha pubblicato una nota da cui si deduce, attraverso lo studio di 43 documenti riservati, che l’industria del tabacco ha finanziato alcuni scienziati perché dimostrassero il contrario, disinformando gli ambienti della ricerca medica e la popolazione. Insomma un caso di corruzione a tutti gli effetti, frutto di un’economia basata sul solo vitello d’oro del profitto. A questo punto viene il sospetto che, persa la partita a livello scientifico, gli industriali del tabacco stiano tentando di fuorviare il pubblico sotto le mentite spoglie di una falsa libertà individuale che non vuol tener conto del fatto, anche questo ben dimostrato, che il fumo passivo è ugualmente dannoso. Per tutti questi motivi siamo pienamente d’accordo con il nostro ministro della Sanità, convinti che gli interessi della collettività debbono prevalere su quelli del singolo.

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