Coronavirus, la vita a Codogno dopo la quarantena

Una famiglia ci scrive come sta vivendo questo periodo di particolare criticità. In Radio Codogno sta girando un tam tam «io resto a casa perché ti voglio bene». Anche se la situazione resta pesante come numero di ricoverati e di morti, cresce la riscoperta di rapporti di solidarietà.      

Nel momento in cui vi stiamo scrivendo è già entrato in vigore il nuovo decreto del presidente del Consiglio che aumenta le limitazioni in tutta Italia e tutto d’un tratto ci chiediamo cosa cambia nella nostra vita di quarantena ormai protratta per due settimane.

Qui a Codogno c’era ovviamente chiara voglia di ripartire soprattutto con le attività economiche, con la riapertura dei negozi e delle fabbriche. Parlando con alcuni amici ci si sta chiedendo se sia stato inutile tenerci limitati per tutto questo tempo; qualcuno afferma che i blocchi in entrata ed in uscita dai famigerati dieci comuni del Lodigiano andavano lasciati perché ora si è creata ancora più confusione. Ho sentito altri che affermavano che ormai l’emergenza è terminata, visto che sono stati smantellati i blocchi.

Chi dei nostri paesi ha vissuto con compostezza e dignità questi giorni di fermo crediamo che possa essere di aiuto a tutta l’Italia. Le istituzioni locali stanno incoraggiando i cittadini a continuare a perseverare nel rispettare le disposizioni per contenere il contagio. In Radio Codogno sta girando il tam tam «io resto a casa perché ti voglio bene», incoraggiando ad avere a cuore la salute delle persone più fragili.

Sappiamo infatti che mai come ora bisogna alzare l’attenzione nel seguire le precauzioni fornite, nel cercare di limitare comunque gli spostamenti, nel continuare a limitare un poco le nostre abitudini. Nei nostri paesi la situazione resta pesante come numero di ricoverati e purtroppo di morti.

Mio marito Luca appena rientrato dal turno di notte all’Ospedale di Crema conferma quanto già affermato dai colleghi di altri ospedali. La situazione  è veramente complessa e rischia il collasso per la mancanza di presidi adeguati e di personale.

Detto questo sentiamo come famiglia di voler sempre di più diffondere la verità sulla situazione reale, diffondendo la consapevolezza di sentirsi ciascuno responsabile delle proprie azioni nei confronti dell’altro che si trova in situazione più svantaggiata. È promuovere fiducia nelle disposizioni delle istituzioni, anche se possono sembrare non adeguate o possono essere oggetto di critica. In questo momento più che mai la consapevolezza di sentirci prossimi gli uni agli altri ci dà la forza di continuare a diffondere il “virus della fraternità”.

È continuare la condivisione con le persone con cui si è vissuta l’esperienza della “zona rossa”, nell’incoraggiarci a vicenda. In questo momento è anche vivere la sospensione con i vicini di casa per due familiari che sono stati portati via in ambulanza e ora ricoverati in ospedale. È doppia la sofferenza anche per l’impossibilità di poter raggiungere l’ospedale e nell’attesa di ricevere giornalmente quella telefonata dai medici dell’ospedale che aggiornano sul bollettino medico. È stare sempre in punta di piedi, magari anche solo salutandoci dalla finestra. Certo non nascondiamo che a volte il continuo sentire le sirene delle ambulanze (cosa abbastanza inusuale per la nostra cittadina) aumenta il rischio che la paura prenda il sopravvento. Sappiamo però che i medici e il personale sanitario stanno facendo il possibile, anche oltre le proprie forze, ma confidiamo certamente nell’aiuto di Dio che ci accompagna anche in questo momento.

Cerchiamo spazi per momenti di silenzio e preghiera. I nostri sacerdoti si fanno presenti in vari modi. Anche questa domenica abbiamo assistito alla Messa via streaming. È stato un momento molto forte per la nostra famiglia, condiviso anche con le altre persone della comunità.

Stiamo scoprendo come questo periodo stia mettendo a nudo le nostre fragilità. Con il passare dei giorni è importante sempre più condividerle e metterci in ascolto gli uni degli altri.

Si moltiplicano le iniziative da parte delle scuole di Codogno per condividere quanto i nostri bambini stanno facendo in questi giorni e il Comune di Codogno che ha istituito un Diario della zona rossa: una mail a cui si possono indirizzare vari contributi che in un evento dedicato, ci potranno ricordare un domani come abbiamo vissuto questi giorni di quarantena.

I bambini hanno ormai metabolizzato il fatto della presenza del virus. Lo hanno disegnato e raccontano che per sconfiggerlo bastano poche semplici regole. Anche nel gruppo di teatro di cui Giulia fa parte, dopo un momento di condivisione delle nostre paure e agitazioni e anche qualche polemica si sta componendo un copione che inevitabilmente sarà intriso della vita di questi giorni. Anche il teatro ci aiuta a stare uniti, spesso ce lo siamo ripetuti, è un filo che ci lega e che ci fa vedere la realtà anche in modo ironico ed originale.

Dunque gli abitanti e non solo stanno mettendo a frutto talenti e ricchezze che possono aiutare anche le altre persone. Ad esempio chi ha messo a disposizione il proprio numero di telefono per chi è solo o in difficoltà, chi ha cucinato del pane per gli anziani soli, chi ha postato sul web esercizi di danza per grandi e piccini.

Si intensificano sempre di più i rapporti con gli amici. Con alcune persone con cui ci si scriveva solo attraverso WhatsApp ora ci sentiamo esclusivamente al telefono anche solo per sapere come stiamo. Ci ha dato molta gioia la telefonata di un’amica di Siracusa che si è fatta portavoce di tanti amici dalla Sicilia alla Puglia per esprimere tutta la loro vicinanza. Abbiamo bisogno di trasmetterci tutta la carica che altri mezzi non ci permettono.

 

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