Corea del Sud: dalla prossima Gmg alla geopolitica

Come abbiamo accennato in un articolo della scorsa settimana, da tempo c’è un certo – e anche preoccupante – silenzio da e sulla Corea del Nord. Invece l’altra metà della penisola coreana è molto presente sulla scena internazionale.
Corea del Sud

Al termine della Giornata mondiale della gioventù 2023, celebrata a Lisbona nella prima settimana di agosto, papa Francesco ha annunciato che la prossima manifestazione di questo tipo si svolgerà nella capitale della Corea del Sud. Seoul ospiterà la Giornata Mondiale della Gioventù 2027, la prima in Asia dopo 32 anni da quella svoltasi a Manila dove, alla presenza di Giovanni Paolo II, si riunirono – si dice – più di un milione e mezzo di giovani. Quelli che si incontreranno nuovamente in Asia saranno quindi i figli o addirittura i nipoti dei partecipanti alla Gmg di Manila. E si troveranno in un mondo completamente diverso da quello del 1995, che emergeva dal crollo del blocco sovietico, che sembrava aver decretato la vittoria dell’occidente capitalista sul comunismo. In quel decennio e in quello successivo, il mondo ha conosciuto ancora guerre (Balcani e Iraq e tante altre dimenticate), globalizzazione sfrenata e il prima e il dopo l’11 settembre 2001, che ha convinto molti dell’inevitabilità dello scontro di civiltà. Poi, assolutamente imprevista, la pandemia. Difficile prevedere cosa succederà ancora prima del 2027 e che tipo di giovani arriveranno in Corea da altri Paesi del continente e dalle diverse parti del mondo. Oggi la società cambia troppo velocemente per poter fare previsioni attendibili.

Quello che è certo è che il Paese che nel 2027 accoglierà i giovani alla Gmg, sta cambiando velocemente. La Corea del Sud, infatti, nel 1961 aveva un Pil pro-capite pari a 82 dollari, mentre nel 2022 era salita a 32.661 dollari: cifre da capogiro! In periodi più recenti – fra il 1988 e il 2022 – l’aumento medio annuo del Pil è stato del 4,9% e oggi il Paese vanta il 76% di giovani laureati nella fascia fra i 25 e i 34 anni. Si tratta di cifre a cui sarebbe difficile credere se uno non avesse la possibilità – come per me in questi giorni – di passare qualche tempo in questa parte del mondo. Sono ospite di alcuni amici in una cittadina – si fa per dire – a circa un’ora di treno super-veloce da Seoul. Si tratta di un conglomerato urbano di recente formazione, sorto accanto ad uno pre-esistente. Alcuni amici, presso i quali sono ospite, mi hanno detto che 4 anni fa nella zona in cui abitano c’era la loro casetta – nuova anch’essa – ed alcuni cantieri. Oggi è nata una città, caratterizzata da una selva di grattacieli, con infrastrutture di prim’ordine, negozi, shopping centers, scuole di ogni grado, centri sportivi e ricreativi, giardini perfettamente rasati e pettinati. Durante il giorno è difficile vedere qualcuno. Tutti sono al lavoro, molti a Seoul e altri in un grande stabilimento Samsung non distante da questo centro. La crescita è stata tale che ormai la nuova cittadina è considerata gemella di quella che da tempo – ma anche nel suo caso si tratta solo di alcuni decenni – era già sorta a poca distanza.

Questa è la Corea oggi! Ma non è tutto, dietro a queste facciate dorate rimangono sperequazioni sociali e di genere, a fronte, tuttavia, di una scalata incessante della donna verso il top nei settori più vari. Poi c’è il vero problema della Corea del Sud di oggi, ma soprattutto di domani: la drammatica prospettiva dell’invecchiamento della popolazione. Nel 1961 ogni donna aveva in media 6,1 figli, mentre nel 1984 la media era già scesa a 1,93; oggi è ormai arrivata a meno di un figlio per potenziale madre (0,78%). Qui sta la grande paura di chi sa guardare avanti in questo Paese, in cui due anni fa, i neonati sono stati appena 249 mila per i 51 milioni di abitanti del Paese. Continuando su questi ritmi, il Paese rischia di confermare le previsioni fatte dall’Ufficio Statistico dell’Onu: entro il 2044 la Corea del Sud sarà la nazione più vecchia del mondo. Oggi l’aspettativa di vita è attorno agli 86 anni per le donne e agli 80 per gli uomini (60 anni fa era vicina ai 52).

Ma non c’è solo la questione demografica a preoccupare. Non dobbiamo dimenticare l’aspetto della geopolitica, in una zona, come accennato la scorsa settimana, particolarmente calda. Recentemente si sono celebrati 70 anni dall’armistizio nella guerra fra le due Coree, un conflitto mai definitivamente risolto. Da circa 30 anni la comunità cattolica coreana, ogni settimana, nella cattedrale dell’Immacolata Concezione di Myeongdong a Seoul, prega per la pace fra i due Paesi. Qui, a fine luglio il card. Lazzaro You Heung-sik, coreano, prefetto del Dicastero per il clero, ha letto un messaggio di papa Francesco che ha invitato tutti a far sì che «la commemorazione dei 70 anni dall’armistizio non si riferisca solo alla cessazione delle ostilità, ma offra anche un futuro luminoso di riconciliazione, fratellanza e armonia duratura per la penisola coreana e per il mondo intero». Papa Francesco, grande protagonista di pace, ha assicurato di essere spiritualmente presente per «incoraggiare tutti i coreani a essere profeti di pace».

Sempre a livello di geo-politica, proprio negli ultimi giorni, si è svolto a Camp David (Maryland, Usa) un summit convocato dal presidente Biden che ha accolto il premier giapponese Fumio Kishida e il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol per un vertice definito “storico” in quanto mira a stabilire un’alleanza a tre in vista di una maggiore stabilità nell’area dell’Indo-Pacifico. Giappone e Corea, fino ad oggi, sebbene ciascuno alleato degli Usa, non intrattenevano buoni rapporti tra loro, a causa dei retaggi che risalgono alle crudeltà della Seconda guerra mondiale. La strategia cinese nell’area poggiava da tempo proprio su questa frattura, che ora, con l’accordo di Camp David, si vorrebbe superare: per una migliore politica di contenimento della Cina, secondo fonti Usa; o per costituire una mini Nato asiatica, secondo quelle cinesi. Di fatto, a Camp David i tre Paesi hanno immediatamente fatto riferimento alla questione delle tensioni fra Cina e Taiwan.

Si capisce quindi, sempre di più, l’importanza di questo angolo di mondo per quanto l’umanità vivrà nei prossimi decenni. E il futuro, nonostante le apparenze, è comunque nebuloso per i giovani coreani che vivono all’interno di queste e molte altre contraddizioni.

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