Il coraggio ha il profumo di lavanda

Chi c’è dietro il famoso Lavandeto di Arquà Petrarca? L’imprenditrice Cristina Salvan con la sua passione, la sua competenza e una grande audacia. Dalla rivista Città Nuova n° 7

Quando pensiamo alla lavanda, siamo più o meno tutti vittima di un luogo comune: quello di credere che ne esista un solo tipo, la lavanda ibrida tipica delle coltivazioni estensive del Sud della Francia, e che alcuni tengono in giardino come pianta ornamentale. In realtà, ne esistono numerose varietà, di cui alcune molto rare. Il luogo migliore da visitare per rendersene conto è l’azienda agricola “Il lavandeto di Arquà Petrarca”, nel pittoresco borgo ai piedi dei Colli Euganei: non è il più grande in Italia – conta circa 4 mila piante a terra e una produzione annua di 20 mila vasi –, ma è quello con più varietà, superando il centinaio; e rappresenta, inoltre, una bella storia di imprenditoria femminile.

A fondarlo nel 2011 è stata, infatti, Cristina Salvan, che si è letteralmente “reinventata”: «Dopo 15 anni di lavoro nell’azienda agricola di famiglia, e 10 di pausa per dedicarmi alla famiglia – racconta –, sentivo la necessità di ricominciare da qualcosa che fosse totalmente diverso dalle esperienze precedenti. L’idea mi è venuta vedendo che, proprio ad Arquà, era usanza tenere nei giardini una pianta di lavanda». Naturalmente gli inizi non sono stati facili, perché si è trattato di fare ciò che Cristina stessa definisce «un salto nel vuoto. Sono perito agrario, ma la coltivazione della lavanda era un mondo che non conoscevo: tanto è vero che per 3 anni mi sono dedicata allo studio di queste piante, e per 2 anni dopo l’avvio del lavandeto non ho praticamente detto nulla a nessuno per paura che il tutto si risolvesse in un bell’esperimento finito male».

Oltretutto, facendo un po’ conti si capisce che Cristina non era ormai più nell’età in cui di solito si avviano i grandi progetti della vita: «Certo, non nascondo che non ero più giovanissima. Però questo non mi ha impedito di portare avanti il mio progetto». Vissuto, peraltro, con una consapevolezza particolare: «Sono nata in una famiglia di agricoltori e ho sempre vissuto in campagna – racconta –. Osservavo la natura e mi chiedevo: come poteva dentro un seme così piccolo starci una pianta intera? E come poteva da una gemma sbocciare un fiore completo, meravigliosamente perfetto in ogni sua parte? E mi dicevo: chi ha inventato tutto questo è un genio! Così, con gli anni, ho maturato la mia scelta: volevo diventare una collaboratrice di questo “Genio”. Per questo ho studiato e tuttora studio per diventare sempre più competente, preparata, e far conoscere con il mio lavoro la bellezza del creato».

Grazie anche all’aiuto di alcune persone fidate, dalle 500 piante iniziali il lavandeto è cresciuto fino alle dimensioni attuali; non solo in termini numerici e di varietà, ma anche di diversità dei prodotti. «La produzione principe rimangono le piante di lavanda, in tutte le loro varietà – spiega Cristina –. Si differenziano nell’aspetto, nella profumazione e negli usi: per questo tengo a consigliare il cliente, prima e dopo l’acquisto, tanto più che non vendo a grossisti, ma soltanto al consumatore finale. Cerco sempre di ascoltare le esigenze di ognuno, di comprendere le necessità e proporre soluzioni aperte, senza imporre il mio pensiero, anche se a volte mi sembra evidente quale sia la soluzione migliore. L’obiettivo primario è che tutti abbiano un bel ricordo della nostra azienda, che possano sentirsi accolti». Poi ci sono le piante aromatiche e officinali (timo, calendula, melissa e altro ancora); l’oggettistica in stoffa, dai sacchettini ai gufetti; e la cosmetica, con gli olii essenziali ricavati grazie a un distillatore. «Negli anni ho cercato di prestare attenzione alle esigenze del mercato – prosegue Cristina – e ho visto che c’era domanda per questo genere di prodotti; che, oltretutto, mi permettono di mitigare la stagionalità del lavoro. E devo dire che adesso vedo la soddisfazione di fare qualcosa con le mie mani, in uno sviluppo continuo». Il tutto, precisa, «aiutata da mio marito Roberto», per quanto l’“anima” dell’attività rimanga lei.

In qualità di donna imprenditrice, poi, Cristina è impegnata con l’associazione “Donne in campo” della Confederazione Italiana Agricoltori: «Condividiamo esperienze, facciamo visita alle colleghe e partecipiamo insieme a diverse iniziative – racconta –. Ad esempio, organizzo qui ad Arquà una festa dedicata alla lavanda a settembre e una al florovivaismo a marzo, e invito sempre anche loro, ciascuna con le proprie produzioni. Anche questo è stato ed è un grande aiuto per crescere insieme».

Naturalmente anche il Lavandeto ha subìto qualche contraccolpo dalla serrata imposta dal Covid-19; anche se, osserva Cristina, «la mia situazione è diversa da quella del florovivaismo vero e proprio, che è stato più colpito appunto perché il grosso del lavoro avviene in questi mesi; mentre io posso contare anche sull’oggettistica e sulla cosmetica, su cui come dicevo lavoro tutto l’anno. A marzo sono rimasta ferma, ma già da aprile sono ripartita con le vendite online: e ho scoperto un canale nuovo, diverso dai mercatini che ero abituata a frequentare. Lì il cliente compra poche piante per volta, online arrivano ordini anche di un centinaio. Purtroppo manca il contatto diretto, ma riesco lo stesso a seguire e fidelizzare il cliente: e questo è possibile perché ho alle spalle 10 anni di storia e di rapporti, non è qualcosa che si può improvvisare».

In quanto a prospettive per il futuro, Cristina ribadisce di voler proseguire a piccoli passi, facendo attenzione alle esigenze del mercato. Guardandosi indietro, riconosce che «le tre parole chiave del mio percorso sono state produzione, trasformazione e vendita diretta. Questo per creare la mia filiera interna e credo che, ancora oggi, questa sia per il mondo agricolo l’unica strada possibile. Oltre, naturalmente, al credere fino in fondo in ciò che si vuole fare». Che è stato il filo conduttore del suo lavoro in questi anni: «Ricordo con quale trepidazione ho fatto il mio primo ordine di giovani piante di lavanda per iniziare la coltivazione. Mille dubbi, mille paure, ma mi dicevo: coraggio, se hai avuto questa ispirazione, devi crederci e buttarti. Ora sono alla mia decima stagione e posso dire: per fortuna, ho vinto il timore e ho fatto il salto! Ho avuto e ancora oggi ho molte soddisfazioni, riconoscimenti e soprattutto ho creato rapporti veri con molte persone che, arrivando al Lavandeto, si sentono a casa e ritornano portando amici e familiari».

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