Cop28, a Dubai anche la lobby degli armamenti

Il Movimento Nonviolento denuncia come alla Cop28 siano stati presenti gruppi che rappresentano non solo gli interessi dei produttori di combustibili fossili, ma anche di sistemi d'arma. Un "greenwashing" dell'industria della guerra.
Il padiglione italia a Dubai con l'insegna di Leonardo (foto Movimento Nonviolento)

Per quanto la travagliata negoziazione sui combustibili fossili sia stata quella maggiormente sotto i riflettori alla Cop28 di Dubai, non è l’unica a meritare attenzione. A gettare ombre sulla conferenza sui cambiamenti climatici non è infatti soltanto la forte presenza di lobbisti dei combustibili fossili – se ne contano circa 2500, il quadruplo della Cop27 -, ma anche di lobbisti dell’industria degli armamenti. A denunciarlo è il Movimento Nonviolento, presente a Dubai con Daniele Taurino del direttivo nazionale.

Secondo quanto riferito in un comunicato, infatti, «al padiglione Italy è andato in scena un imbarazzante convegno di Leonardo spa sulle innovazioni tecnologiche per un mondo più verde, dove l’azienda della difesa armata italiana ben si guarda dal menzionare i progetti dei sistemi d’arma e le emissioni e l’estrazione di risorse per la loro produzione ed export militare. Come se non bastasse, i visitatori del padiglione Italy hanno trovato tra i gadget esposti il Report di Sostenibilità di Leonardo e i gagliardetti per i 100 anni dell’Aeronautica militare». Un segnale insomma di incoerenza da parte del nostro Paese, che «mentre ai tavoli delle negoziazioni si unisce al coro europeo, vuole lanciare un messaggio chiaro di supporto al complesso militare-industriale». Per questo il Movimento afferma di ritenere «inaccettabile che il governo italiano investa nel greenwashing militare proprio nel luogo in cui bisognerebbe essere uniti tutti insieme per contrastare alla radice le cause della crisi climatica».

Il legame tra guerre, armi e crisi climatica non è certo nuovo, così come non nuovo è di conseguenza l’intreccio di interessi dell’industria degli armamenti – che è appunto un’industria non certo a impatto ambientale zero, ed è quindi toccata dalle decisioni prese in termini di lotta al cambiamento climatico sia per la produzione che la commercializzazione. Solo per citare le questioni più note, basti pensare al fatto che molti conflitti dipendono da questioni ambientali e a loro volta creano problemi ambientali (scarsità di cibo e di acqua, accesso alle risorse, alluvioni o viceversa siccità, ecc); o dall‘approvvigionamento delle materie prime necessarie a produrre tecnologie centrali nella transizione energetica, e le stesse armi. Facile quindi capire come i produttori di armamenti siano interessati alle decisioni prese in questa sede – tanto più in un luogo come gli Emirati Arabi che, lo ricordiamo, hanno ospitato nella capitale Abu Dhabi Idex, la principale fiera internazionale dei sistemi di difesa.

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