Contro l’indifferenza

Pezzi di storie emerse a LoppianoLab con l’intenzione di cambiare le strutture che producono iniquità ed esclusione. Prendendo sul serio l’invito di Francesco

Un uomo incappa nei briganti che lo spogliano, lo percuotono e poi se ne vanno via, lasciandolo mezzo morto. La vittima è ignorata da una serie di persone perbene che gli passano accanto, alcune anche sopra. Solo uno straniero, non uno dei “nostri”, anzi un eretico (così erano considerati i samaritani) si ferma per soccorrerlo. Paga una stanza a un albergatore perché quel ferito, che ha ricevuto le prime cure, trovi dove abitare prima di rimettersi in piedi.

L’immagine di questo racconto evangelico parla un linguaggio universale che può essere, tuttavia, inteso in maniera molto diversa. La premier britannica Margaret Thatcher, ad esempio, poneva attenzione al denaro anticipato per l’alloggio del malcapitato («nessuno ricorderebbe il samaritano se avesse avuto solo buone intenzioni»). Papa Francesco, invece, ha offerto una lettura di quella storia sovvertendo ogni interpretazione compassionevole.

Nel febbraio 2017 si è rivolto al mondo dell’Economia di Comunione per affermare che non ci si può limitare a curare chi cade ferito per strada, ma occorre cambiare le cause strutturali che producono sia le vittime che i briganti. Una prospettiva radicale, che va oltre l’ambito economico, e che si può ignorare oppure prendere sul serio. È quanto hanno cercato di fare alcune realtà del Movimento dei Focolari lo scorso 30 settembre e 1 ottobre, promuovendo l’ottava edizione del laboratorio per l’Italia dal titolo “Né vittime né briganti. Cambiare le regole del gioco”. Non certo un evento da consumarsi in fretta, quanto l’inizio di un percorso dentro le ferite e le ricchezze della società italiana, con lo sguardo sempre aperto  a livello planetario. È, infatti, incomprensibile il fenomeno delle migrazioni senza considerare le guerre, dei cambiamenti climatici e della rapina delle risorse naturali che obbligano milioni di persone a muoversi dalla propria terra. Così ascoltare, a Loppiano, Chiara Peri del Centro Astalli (Servizio internazionale per i rifugiati promosso dai gesuiti) ha permesso di far conoscere le istanze di chi è in prima linea non solo nell’accoglienza ma nell’azione per cambiare le leggi e le politiche disumane contro i diritti elementari delle persone.

Una narrazione diversa da quella di parte dei media che mira a fare delle vittime di questo sistema i nemici da combattere in una competizione fratricida tra poveri. Si è arrivati, come afferma Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, ad ostacolare e «coprire di pece e piume le ong che soccorrono le persone abbandonate in mare». Sono spunti di un dialogo e confronto che necessitano di essere declinati dentro la realtà delle nostre città a partire dall’uscita da quel clima di attendismo paralizzante denunciato tempo addietro da Piero Coda, noto pensatore e teologo, preside dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano. Se, quindi, «la cultura vera è quella che nasce dalla vita», si comprende il senso dei campus estivi promossi dai giovani del Movimento dei Focolari a partire dalla periferia di Siracusa, in Sicilia, per arrivare al Corviale di Roma, l’enorme edificio lungo un chilometro e mezzo dove si nasconde l’anonimo disagio di un territorio che sembra abbandonato a sé stesso ma dove è sorta la straordinaria esperienza solidale del “calcio sociale”.

Non si tratta di anestetizzare la coscienza con qualche opera di beneficienza, ma seminare quella sana inquietudine che va oltre l’indignazione e conduce all’impegno. Così il racconto del percorso di Slot Mob ha messo in evidenza un movimento dal basso che affronta la diffusione incentivata dell’azzardo in Italia colpendo i profitti delle società transnazionali del settore. La stessa ragione, come ha ricordato Nicoletta Dentico di Banca etica, per cui non si può tollerare che alcune società finanziarie (dalla Goldman Sachs, Morgan Stanley o Barclays Capitals) scommettano sui prezzi del cibo passando sopra ai diritti più elementari dell’umanità.

Non è un caso, perciò, che proprio nel laboratorio di Loppiano 2017 abbia preso avvio il cammino per un’Economia profetica (vedi box) che vede unite realtà diverse come quella di Nomadelfia, nata dall’intuizione di don Zeno Saltini di «dirottare il corso della storia», iniziando nel 1947 a riconvertire il campo di concentramento di Fossoli, in Emilia, in una vera casa per i ragazzi senza famiglia.

Storie complesse e non sempre lineari che devono fare i conti con strutture che sembra impossibile intaccare. Così, non potendone annunciare la presenza per motivi di sicurezza, LoppianoLab ha dato voce a Vincenzo Conticello, un testimone di giustizia che ha raccontato di aver dovuto abbandonare una fiorente attività per vivere sotto scorta, e con pochi mezzi, dopo aver deciso di denunciare gli estorsori mafiosi nella sua Palermo. Come ha commentato Gianni Bianco, giornalista Rai, «la storia di Vincenzo mostra le crepe di uno Stato che promette di proteggere chi si espone denunciando le cosche, salvo poi condannare, per negligenze e inefficienze burocratiche, alla solitudine quei testimoni di giustizia, espressione autentica della legalità del noi, ma costretti ad abbandonare la propria città. Il rischio serio è quello di darla vinta alla mafia». Come ha detto Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia, in un’intervista a Città Nuova, «la lotta alla mafia non è mai stata tra le priorità di alcun governo». Serve a poco, perciò, l’applauso senza fine che la sala di LoppianoLab ha tributato all’intervento di Conticello, se non porta ad agire per cambiare le strutture di iniquità. È il medesimo obiettivo che anima il comitato di Iglesias, giunto dalla Sardegna a Loppiano per dare ragione dell’impegno a liberare il territorio del Sulcis dalla produzione di bombe destinate ad alimentare la guerra in Yemen. Proprio domenica 1 ottobre Francesco ha invitato studenti e professori dell’università di Bologna a non «restare neutrali o indifferenti», ma a far venire «alla luce le trame, spesso oscure, di chi fabbrica violenza, alimentando la corsa alle armi, calpestando la pace con gli affari». Parole che disturbano ma vanno al cuore dei fatti, comprensibili da tutti, senza preclusioni o distinzioni. Come la domanda più laica possibile da cui parte il racconto del samaritano: «Chi è il mio prossimo?». Chi cerca di sottrarsi a questa domanda, liquidando tutto con l’accusa di “antiquato terzomondismo”, rischia di non comprendere la sfida estrema che si trova a vivere oggi l’umanità tra la “globalizzazione dell’indifferenza” e quella della “fraternità”.

 

Per un’Economia profetica

Cinque realtà presenti a LoppianoLab si son date un anno di tempo per radunare, a ottobre 2018, tutti coloro che lavorano «per cambiare le regole del sistema socio-economico e dare risposta al grido dei poveri e della Terra». Il comitato è inizialmente costituito da Economia di Comunione (EdC), ATD Quart Monde, Associazione Papa Giovanni XXIII, Comunità di Nomadelfia e Global Catholic Climate Movement. L’idea è nata ascoltando, da Jean Toglet, la storia di don Joseph Wresinsky, fondatore di ATD Quart Monde, che quando veniva a sapere che c’era qualcuno nel mondo che lavorava con i poveri, prendeva un aereo e andava a trovarlo, dicendo che chi risponde a questa vocazione è in pericolo perché esposto al rischio di perdere la motivazione e la stessa vita. Per questo occorre mettersi in rete. Info:  info@propheticeconomy.org

Florencia Locascio

 

Approfondimenti su www.cittanuova.it e www.loppianolab.it

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