Contro il femminicidio si fa sul serio anche in Italia

Dopo la ratifica nei mesi scorsi della Convenzione di Istanbul da parte delle due Camere, il governo vara un Decreto legge sulla violenza di genere. Misure di prevenzione e protezione nei confronti delle donne. E anche norme di contrasto della violenza e sanzioni più severe per i trasgressori
Flash mob contro la violenza sulle donne a Montecitorio

Dati allarmanti. Da indagini condotte in vari Paesi, sebbene con metodologie differenti, emerge che un'ampia percentuale di donne -da un quinto ad un quarto del totale – abbia subito violenza fisica almeno una volta nel corso della vita adulta, più di un decimo con l'uso della forza. Le cifre di tutte le forme di violenza, tra cui lo stalking, sono prossime al 45 per cento. La maggior parte di tali atti di violenza è compiuta da uomini nell'ambiente sociale immediato: il più delle volte sono partner o ex partner.

Un fenomeno mondiale. Il Comitato Cedaw delle Nazioni Unite, nella sua raccomandazione generale sulla violenza contro le donne, ha contribuito ad assicurare il riconoscimento della violenza di genere come una forma di discriminazione nei confronti delle donne, e l’Assemblea generale dell’ONU ha adottato una Dichiarazione che ha gettato le basi per un’azione internazionale sulla violenza contro le donne, indicandola come un obiettivo strategico tra gli altri requisiti di parità di genere.

L’iniziativa dell’Europa. La violenza contro le donne, compresa quella domestica, è una delle forme più gravi – tra quelle di genere – alla base di violazioni dei diritti umani in Europa, ma è ancora avvolta nel silenzio. Un fenomeno, sovente nascosto, che colpisce troppe famiglie per essere ignorato.

Il 7 aprile 2011 è stata approvata dal Comitato dei ministri dei paesi aderenti al Consiglio d'Europa la Convenzione di Istanbul per la prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne, secondo il principio che essa, inclusa quella domestica, mina i valori fondamentali sui quali si fonda il Consiglio d'Europa. Il trattato definisce i contorni del reato di cui trattasi come «l'insieme di atti, non episodici, di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica, che si verificano all'interno della famiglia o comunque tra persone che sono o sono state legate da relazioni coniugali o affettive».

La Convenzione è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza. Ma l'aspetto più innovativo del testo è senz'altro rappresentato dal fatto che essa riconosce la violenza sulle donne come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione. La sua finalità è quella di «prevenire e contrastare la violenza intrafamiliare e altre specifiche forme di violenza contro le donne, di proteggere e fornire sostegno alle vittime di questa violenza nonché di perseguire gli autori».

La ratifica del Parlamento italiano. Il 28 maggio scorso la Camera ha approvato all'unanimità gli 81 articoli della Convenzione di Istanbul ed il 19 giugno successivo anche il Senato ha ratificato il trattato, sempre con voto unanime. L'Italia è la quinta nazione a ratificarlo dopo Montenegro, Albania, Turchia e Portogallo. Perché sia applicato dovrà essere sottoscritto da almeno 10 Stati, di cui almeno 8 del Consiglio d'Europa.

E adesso il decreto legge del Governo. Giovedi scorso il Consiglio dei ministri ha varato un Decreto legge in materia di sicurezza, contenente soprattutto misure per contrastare il femminicidio. Con tre obiettivi: prevenire la violenza di genere, punirla in modo certo e proteggere le vittime. Il premier Enrico Letta ha affermato: «Abbiamo mantenuto la promessa: un chiarissimo segnale di contrasto e di lotta senza quartiere al fenomeno del femminicidio».

I contenuti del provvedimento. Li ha illustrati il ministro dell’Interno Angelino Alfano spiegando che «Nei suoi 12 articoli, il Decreto prevede l'arresto obbligatorio in flagranza di maltrattamenti in famiglia, la irreversibilità della querela e l'allontanamento dei violenti. Non vengono previste nuove tipologie di reati, ma si introducono inasprimenti delle pene di un terzo, come nel caso, ad esempio, della presenza di un minore di fronte ad una violenza o se la vittima è una donna in stato di gravidanza. Scatta un’aggravante anche per lo stalking». Il cyberbullismo, le minacce e i messaggi insistenti su social network, vengono riconosciuti come atti persecutori. La polizia ha la facoltà di espellere di casa il coniuge violento, se c'è un rischio per la integrità fisica della donna. Nei casi di gravi indizi di violenza domestica o di minaccia grave da parte dell'ex, le forze dell'ordine potranno chiedere al magistrato che all'autore sia vietato avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla sua vittima. «Ai processi per femminicidio – aggiunge infine Alfano – viene garantita una corsia preferenziale ed è stato introdotto il gratuito patrocinio per le vittime di violenza, a prescindere dal reddito. Infine, per portare ad emersione le violenze compiute nelle comunità straniere, sarà concesso il permesso di soggiorno alle donne che le denunciano».

Per il ministro della giustizia Anna Maria Cancellieri il Decreto rappresenta un messaggio di grande concentrazione sull’universo femminile: «È molto importante richiamare l'attenzione sugli strumenti in difesa delle donne, il sentirsi parte di uno stato amico che li protegge».

(Nella foto, flash mob contro la violenza sulle donne a Montecitorio)

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