Conoscere Dio

La vita eterna incomincia già da questa terra.

 «E la vita eterna è questa, che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che hai inviato, Gesù Cristo». In queste parole riportateci da san Giovanni e che furono pronunziate durante l’ultima cena Gesù ha descritto la vita eterna e ci ha indicato la via per raggiungerla.

Ma la vita eterna, possiamo domandarci, ha inizio solo dopo la morte, o si può sperare che incominci qui in terra? Che conoscano è un tempo presente, quindi già qui in terra ha inizio. E il presente ci indica anche che questa conoscenza non si farà una volta per sempre, ma sarà continua, non si esaurirà mai.

 

E la parola conoscere in san Giovanni esprime una pienezza che va al di là del piano intellettivo, include l’affetto della mente, la stima, il rispetto, include cioè la carità. Per l’apostolo anzi l’amore è la radice della conoscenza di Dio.

Ma la parola conoscere in lui denota ancora di più. Corrisponde ad «appartenere al gruppo dei familiari e degli amici di Dio e di Cristo», equivale a essere suoi figli, come si può vedere dalla celebre descrizione che Gesù fa di sé stesso: «Io sono il buon Pastore e conosco le pecore mie e le mie mi conoscono, come il Padre conosce me e io conosco il Padre».

Il conoscere quindi implica una vitale unione con Dio e con Gesù Cristo, e si comprende allora perché la definizione di vita eterna sia conoscere: implica cioè un atto d’intelligenza, ma contiene l’amore, il dono, l’appartenere e il possedere.

Il brano dice ancora che chi dobbiamo così conoscere, così possedere è «il solo vero Dio». I suoi fedeli saranno perciò gli amanti del vero, gli adoratori in spirito e verità.

 

«E colui che hai inviato Gesù Cristo». La conoscenza di Dio, l’appartenere a lui comporta per i cristiani conoscere e riconoscere il Figlio di Dio incarnato, vederlo, come il Padre, solo vero Dio; la congiunzione e pone infatti l’inviato da Dio sullo stesso piano di colui che l’invia: vi sarà da parte dei cristiani quindi la stessa conoscenza amorosa e adorante e il riconoscimento e l’accettazione del mistero dell’incarnazione.

 

Non si tratta qui di mettersi a studiare la teologia o la Sacra Scrittura per conoscere Dio, come si farebbe della matematica o della filosofia; il conoscere qui è alla portata di tutti, è partecipare al modo di vedere di Dio; avere cioè uno spirito di fede attento e vigile che ci farà considerare tutti i nostri piccoli e grandi problemi della vita in maniera diversa. Tutto cambia con lo sguardo nuovo che il battesimo, con la grazia, ci ha infuso nell’anima.

 

(continua)

 

(Sintesi da: Il testamento di Gesù. Spunti di meditazione, Città Nuova, 1966)

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