Congo: ucciso in un agguato ambasciatore italiano

L'ambasciatore italiano a Kinshasa, Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista congolese sono morti in un attacco a un convoglio delle Nazioni Unite nel parco dei Virunga
Luca Attanasio (La Presse)

Grave attentato nella Repubblica Democratica del Congo. Sono confermate tre vittime. L’ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo Luca Attanasio, 43 anni, e il carabiniere Vittorio Iacovacci, 30 anni e il loro autista congolese. Sono stati assaliti verso le 9 a 15 chilometri a Nord della città di Goma, al confine tra Congo, Ruanda e Uganda, nell’Est del Paese, per opera di un gruppo di ribelli con armi leggere a scopo di rapina o di riscatto. Erano in una autovettura in un convoglio della Monusco, la missione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite che portava viveri tra Goma e Rusthuru. Secondo una prima ricostruzione ‒ riportata dall’Agi ‒ sulla statale Rn4, nei pressi del parco dei Virunga, la strada sarebbe stata ostruita da pietre. I veicoli, erano due, senza scorta, perché l’aera era considerata sicura, si sono dovuti fermare. Sette uomini armati li hanno assaliti e avrebbero fatto scendere gli occupanti. Il primo a essere colpito sarebbe stato l’autista.

Vittorio Iacovacci (Italian Carabinieri Press Office via AP)

Raggiungiamo al telefono Ghislaine Kahambu Kambesa, giornalista e collaboratrice di Città Nuova della R.D. del Congo che da 20 anni vive nella capitale Kinshasa e da 14 lavora presso l’ambasciata del Belgio. Ha appreso la notizia via social ed è ancora sotto shock per «un grande dolore personale e di tutto il Paese». Dapprima ha ricevuto la notizia del ferimento con colpi di arma da fuoco all’addome dell’ambasciatore Attanasio con la speranza che sarebbe sopravvissuto e poco dopo la conferma della sua morte. Conosceva l’ambasciatore italiano che descrive come «una brava persona e un uomo simpatico». Proprio ieri «gli avevamo rivolto un invito, ma aveva dato la sua indisponibilità per un suo viaggio di lavoro a Goma». È la seconda volta che accade un attentato del genere contro diplomatici in Congo, la prima fu negli anni ’90 quando fu ucciso un diplomatico francese. Anche se riporta alla mente ‒ ricorda l’Ansa ‒ l’uccisione nel 1961 a Kindu di 13 aviatori italiani della 46esima Brigata aerea dell’Aeronautica militare, facenti parte di un contingente Onu inviato per la grave crisi che il Paese africano stava affrontando dopo l’indipendenza dal Belgio.

A una prima lettura, le indagini lo verificheranno, appare come un attentato a scopo di rapina. In genere le molte bande di ribelli operanti nell’area intervengono con rapimenti a scopo di riscatto. Sono bande che rapiscono e uccidono senza troppi scrupoli, ma Ghislaine Kahambu Kambesa, non ne è convinta: «Penso si tratti di uomini della FDLR, Forze Democratiche per la liberazione del Ruanda. Si tratta del principale gruppo residuo di ribelli ruandesi di etnia Hutu, conosciuti per il genocidio in Ruanda». Ciò è dovuto al fatto che da qualche mese si sono rotti gli equilibri politici all’interno del Congo. Il patto tra il presidente uscente, Kabila, e il nuovo, Tshisekedi, si è rotto e da allora gli attentati nella stessa area dove è stato ucciso il nostro ambasciatore e il carabiniere sono aumentati vertiginosamente. È come se il Congo somatizzasse in quell’area le tensioni interne. «Il presidente Tshisekedi ‒ aggiunge la nostra corrispondente ‒ ha ora in mano, sostenuto dagli americani, tutto il potere. E la parte politica di Kabila, prima alleata e ora avversa potrebbe aver cercato dei fatti eclatanti per reclamare attenzione e dimostrare che senza di loro il Paese sfugge di mano. Potrebbe essere un sabotaggio, un fatto che, senza tanti commenti, parla da solo e manda un messaggio a tutto il mondo perché la notizia si è rapidamente diffusa. Colpire un diplomatico, un occidentale, sembra un attentato confezionato su misura per motivi politici interni. Non è un attacco specifico contro l’Italia. Questa la mia personale lettura».

In questa foto dei caschi blu delle Nazioni Unite sorvegliano la zona dove è avvnuto l’attacco (AP Photo/Justin Kabumba)

L’ambasciatore Luca Attanasio era nato a Saronno (Varese), 43 anni fa. Sposato con la marocchina Zakia Seddiki, fondatrice e presidente dell’associazione umanitaria Mama Sofia a sostegno delle donne e dei bambini in Africa. Padre di tre bimbe, con la moglie lo scorso ottobre aveva ricevuto il Premio Internazionale Nassiriya per la Pace. Laureato alla Bocconi, aveva intrapreso la carriera diplomatica, prima Berna, in Svizzera, poi a Casablanca, in Marocco. Il rientro in Italia alla Farnesina come Capo Segreteria della direzione generale per la mondializzazione e gli affari globali, e di nuovo in missione, prima ad Abuja in Nigeria e poi a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo dove era diventato ambasciatore.

Cordoglio unanime nel mondo politico e dell’associazionismo. Il presidente Sergio Mattarella ha «accolto con sgomento la notizia del vile attacco. La Repubblica Italiana è in lutto per questi servitori dello Stato che hanno perso la vita nell’adempimento dei loro doveri professionali in Repubblica Democratica del Congo. Nel deprecare questo proditorio gesto di violenza gli italiani tutti si stringono nel cordoglio intorno alle famiglie delle vittime, cui desidero far pervenire le condoglianze più sentite e la più grande solidarietà»

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