Concorrenza … Leale

Mi trovo a Terracina in un giorno tiepido di fine ottobre, in cui sembra che ancora l’autunno sia lontano, oltre i monti Lepini che proprio qui strapiombano in mare. Conserva intatto il suo fascino l’antica Anxur, i cui luoghi sono citati da Virgilio nell’Eneide. Situata in posizione strategica al centro di una baia estesa dal Circeo a Gaeta, a metà strada tra Roma e Napoli, Terracina è attualmente una tranquilla cittadina di circa 50 mila abitanti, di tradizione contadina e marinara insieme. D’estate raddoppia i suoi abitanti per accogliere villeggianti che cercano, e trovano, ospitalità squisita e familiare. Lo stabilimento di Paolo D’Agostino si trova in posizione centrale sul lungomare. Noto l’attenzione che riserva ai clienti, che ancora si attardano sulla spiaggia. Consumare un gelato tra amici, e godersi gli ultimi raggi del sole, non più caldi, ma ugualmente tonificanti: quale occasione migliore? Paolo fa parte di una cooperativa di 25 soci, di cui è il presidente. La sua disponibilità, mi pare, va oltre ciò che ci si aspetterebbe da chi per mestiere si prende in carico una porzione delle ferie altrui. Mettere gli altri in condizioni di godersi delle belle vacanze non è impresa agevole. Soprattutto – spiega il gestore – quando si tratta di uno stabilimento di queste dimensioni, tra i più grandi di tutto il lungomare. In piena stagione apriamo ben 350 ombrelloni, con una media di tre, quattro persone per ombrellone. In questi ultimi anni, per dividere le spese, spesso si mettono insieme amici o parenti, anche due famiglie per ombrellone…. Paolo, sua moglie Carla e le loro due figlie Giorgia e Chiara, da alcuni anni fanno parte della dinamica e vivace comunità dei Focolari della loro città. Avevano iniziato le figlie, che frequentavano le ragazze del Movimento. I genitori le assecondavano, erano contenti nel vederle così attive, contente e piene di interessi, ma niente di più. Poi è venuto anche per loro il momento di non restare più semplici osservatori. Qualcosa è accaduto – racconta Paolo – quando siamo andati a prendere una delle nostre figlie alla conclusione di un loro congresso. Era la prima volta che ci recavamo al Centro Mariapoli di Castelgandolfo e nonostante io e mia moglie non conoscessimo nessuno, abbiamo avuto la netta sensazione di stare tra amici che ci coinvolgevano, anche se con discrezione, in quell’atmosfera di amore reciproco. Non ricordo bene come abbiamo maturato la decisione, ma dopo poco mia moglie ed io ci siamo ritrovati col desiderio di conoscere, e approfondire questo ideale di vita cristiana. Il tempo è trascorso velocemente. Ora Giorgia, la maggiore, ha 19 anni e si è iscritta alla facoltà di Giurisprudenza. Chiara ne ha 16 e frequenta le superiori. Le tensioni non mancano in famiglia, perché le ragazze crescono, e di fronte a loro – prosegue – bisogna sempre arrivare con l’animo sgombro, libero. Ma tante sono ormai le esperienze vissute insieme. Tale è la gioia che ci lega in un rapporto fraterno, pur tra genitori e figlie, che sentiamo disposte poi ad avvicinare con amore chiunque incontriamo durante il giorno. Ci vorrà pure una bella riserva di amore per riuscire ad affrontare le mille difficoltà, i rischi e gli imprevisti di un’attività che dura quanto la stagione estiva, così soggetta alle variazioni meteo. Fin dai primi di maggio – prosegue Paolo – si inizia ad installare una piccola quantità di ombrelloni per i primi clienti abituali. Segue un periodo di lavoro molto intenso e faticoso ed ininterrotto spesso sino ad ottobre inoltrato, come quest’anno. Ma poi, durante i mesi invernali, occorre riparare o sostituire gli ombrelloni e le sdraio deteriorate, ed adempiere a varie scadenze burocratiche. Insomma, c’è sempre da fare. Proprio all’avvio della stagione, quindi ad un mese dall’inizio dell’apertura al pubblico, sei stabilimenti, tra cui due confinanti col suo, non facenti parte però della sua stessa cooperativa, sono stati posti sotto sequestro dalla procura della Repubblica di Latina perché ritenuti difformi dal progetto presentato. Una restrizione che non consentiva loro di aprire al pubblico, né di eseguire tutti i lavori preparatori. Dalla difficile situazione – dice Paolo – che penalizzava notevolmente alcuni miei colleghi, potevo trarre notevoli vantaggi economici, se egoisticamente lo avessi voluto. Tutto era pronto per aprire il mio stabilimento ed iniziare l’attività. Ma ciò che era successo ai miei colleghi mi toccava personalmente: se un simile contrattempo fosse capitato a me, come mi sarei comportato? Cosa avrei desiderato che gli altri gestori facessero nei miei confronti? Ho deciso subito, senza ripensamenti, di essere solidale, e tenere chiuso lo stabilimento. Tutto si è protratto sino alla fine di maggio quando, a dissequestro avvenuto, abbiamo potuto approntare gli arenili. Una situazione che, è evidente, gli ha procurato l’iniziale disappunto dei clienti abituali, che si domandavano il perché di tanto ritardo nell’uso dei servizi della spiaggia. Ma quando venivano a sapere il motivo che mi aveva spinto a non aprire lo stabilimento, erano i primi – dice il gestore – ad approvare il mio comportamento . Non solo, tante sono state le attestazioni di stima nei miei confronti e, da parte di qualcuno, anche di scusa per aver giudicato male il mio operato. In modo particolare, i destinatari del provvedimento di sequestro non hanno mancato di fargli sentire la loro gratitudine per un gesto così inaspettato. E poi, via via, tutti gli addetti ai servizi sulla spiaggia. Riuniti in cooperativa, spesso in concorrenza tra loro, hanno iniziato a ripensare certi comportamenti. Perché, a ben vedere, facendo a fine stagione il bilancio dell’anno, si erano resi conto che, uniti, nessuno ci aveva rimesso, e che, stranamente, la clientela era aumentata.

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