Comunicare tra comunicatori

Che pizza i congressi!, si sente di solito dire tra i colleghi giornalisti d’ogni latitudine, che non sanno quasi mai come rendere attraente un articolo che deve raccontare nient’altro che discorsi… Da tanti anni navigo nel mondo della comunicazione, ma assai raramente mi era capitato di partecipare ad un convegno in cui centinaia di professionisti della comunicazione mediatica (quasi un migliaio), riu- scissero nell’impresa di… comunicare realmente e nel reciproco rispetto. Non solo e non tanto nell’ascesi dell’ascolto di dotte ed interessanti relazioni o di tavole rotonde tra esperti, quanto per un continuo va e vieni di dialoghi e stimoli, in una sorta di nuova reciprocità che dà senso allo stesso comunicare. L’impresa pare ora riuscita anche a NetOne – aggregazione tra comunicatori ispirata dal Movimento dei focolari – che, al centro di congressi di Castelgandolfo, ha voluto mettere assieme professionisti tanto diversi tra loro. Un migliaio di giornalisti e studiosi, informatici e cineasti, attori e addetti stampa, registi e ingegneri di Ict (Information and Communication Technology). Una sfida non da poco, se si pensa alla frammen- tazione della comunicazione, provocata spesso proprio dall’incapacità, o comunque dalla difficoltà, a comunicare. NetOne ha ritenuto utile organizzare, come mi spiega il suo coordinatore Nedo Pozzi, un convegno in cui mettere in rete le idee, i progetti, gli approfondimenti culturali, le testimonianze di vita di migliaia di operatori che in tutto il mondo lavorano o studiano nel campo dei media. Nella prospettiva di un mondo unito. NetOne nasce nel giugno 2000. Promuove occasioni di contatto e di scambio di esperienze professionali – spiega Pozzi -, indica e realizza un percorso aperto per la formazione periodica di queste persone. Nella rete di NetOne non si tratta solo di comunicare, ma anche di dare sé stessi nella comunicazione, ricercando quella interpersonale, non una virtualità di rapporti. Concretamente, il convegno ha avuto un inizio e una fine comuni, e quattro working group, gruppi di lavoro relativi alle diverse discipline (vedi i box di queste pagine). A testimonianza della convinzione che unità nella comunicazione si- gnifica anche distinzione degli ambiti. Tema impegnativo: Il silenzio e la parola. La luce: Se silenzio e parola sono sempre stati considerati elementi essenziali di ogni comunicazione – spiega Michele Zanzucchi, della commissione centrale di NetOne -, la luce è qualcosa di meno usuale. Eppure dalla dinamica autentica e sincera di silenzio (cioè ascolto) e parola (cioè linguaggio), nasce sempre qualcosa di nuovo, di illuminante, la luce (cioè il messaggio). Noi comunicatori siamo chiamati a realizzare questa dinamica, sviluppando quella creatività che permette di diffondere valori condivisi e positivi. Nel corso del convegno, in effetti, si è intuito come la creatività possa riportare la persona al centro degli interessi di tutti i comunicatori, nella coscienza – prosegue Zanzucchi – che tutti, ognuno nel proprio ambito e nel proprio piccolo o grande impiego, siamo tasselli di quell’unico mosaico che costituisce la casa dell’uomo, la società. Anzi, forse noi comunicatori siamo piuttosto gli interstizi di questo mosaico, il vuoto tra i tasselli e il cemento sottostante e invisibile, come silenzio sulla parola, che porta alla luce del mosaico. Il centro del convegno è risultato soprattutto l’intervento in video di Chiara Lubich, che ha affrontato di petto un argomento che molto poco spesso è al centro dell’interesse dei comunicatori: Maria e la comunicazione. La fondatrice dei Focolari ha indicato Maria ai piedi della croce, la Desolata, come Madre per eccellenza. Nella sua desolazione noi abbiamo sempre visto il disegno di Dio su di lei completamente raggiunto, in un vertice di dolore-amore inesprimibile. Lì, ai piedi della croce, Maria diventa madre, non solo di Gesù, ma del suo corpo che è la Chiesa. È la madre universale che tiene insieme, con il suo amore, tutti gli uomini suoi figli; li fa fratelli, come a loro modo fanno le mamme della terra. È madre dell’unità, il vincolo d’unità con tutti i suoi figlioli. Ed è per questo che noi abbiamo sempre legato la sua figura a quell’aspetto dell’amore che è la comunicazione, elemento indispensabile al conseguimento dell’unità. Sono rimasto sorpreso – ha confidato il massmediologo Francesco Casetti – dalla gran quantità di stimoli che il tema della Lubich ha portato alla vita e alla riflessione di tanti di noi. E il cineasta Ron Austin, di Hollywood: Ha dato senso alla mia vita personale e di comunicatore. Il noto editorialista filippino, Conrado de Quiros, da parte sua ha voluto sottolineare sulle colonne del suo quotidiano di aver intuito a Castelgandolfo, semplicemente, che il silenzio è dare. Un solo commento in conclusione, quello di Susan Bowder- Pickstock, produttore della Bbc: Questo congresso è stato un aiuto per me come professionista. Mi ha dato l’opportunità di uscire dal mio ruolo e di guardare più in grande, per pensare e sviluppare gli aspetti positivi del mio lavoro. INFORMAZIONE LA SVOLTA DEL DIALOGO Giornalisti e testimoni. Anzi, giornalisti- testimoni. Ela Gandhi, nipote del Mahatma, direttrice della rivista Satyagraha (Perseguire la verità), si è battuta in Sud Africa nel periodo dell’apartheid in favore dell’uguaglianza. William Esposo, autorevole opinionista filippino, schierato contro il dittatore Marcos, è stato portavoce della presidente Corazon Aquino. Ayesha Mustafaa, statunitense, donna, nera, musulmana, dalle colonne de The Muslim Journal ha dato voce al mondo islamico moderato, dopo gli attacchi terroristici del 2001. José Ignacio Lopez, tra i più seguiti giornalisti argentini, ha avversato il regime militare, diventando, dopo la caduta, portavoce del presidente Alfonsìn e del Tavolo del dialogo argentino. I loro interventi hanno segnato la riflessione dei 350 giornalisti provenienti dalle più varie latitudini. L’auspicata svolta nell’informazione – come indicava il titolo – può realizzarsi solo attraverso una strategia del dialogo. È quanto hanno fatto presente i relatori della tavola rotonda (Diversità culturali- religiose e sintonie planetarie) per scongiurare gli effetti di un’informazione troppo occidentale, incentrata sulla contrapposizione e sulla delegittimazione delle diversità. Ma la logica e la cultura del dialogo deve animare i giornalisti per conciliare e far convivere le società locali nel contesto dei processi di globalizzazione. Da qui – come documentato nel dibattito su Media, società locale e globale. Dialogo (im)possibile -, la necessità di una maggiore attenzione alla cosiddetta società civile. Domande, riflessioni e una ricca sequenza di sperimentazioni positive sono state partecipate, dando vita ad un confronto che ha mostrato la dinamica innovativa del dialogo ed ha meglio delineato il profilo del giornalista oggi: un operatore che dialoga e fa dialogare. Sono emersi progetti per una rete internazionale di contatti e consultazioni tra i giornalisti presenti all’incontro e linee operative per sviluppare sinergie e banche di storie costruttive e notizie alternative rispetto all’informazione corrente. CINEMA E TV VIE NUOVE Duecento i partecipanti al working group su cinema e tv. Folta la presenza giovanile – studenti, attori, operatori del settore – la quale, con i suo interventi ha creato quel clima appassionato e libero, come una ventata di novità e libertà. Del resto, il tema stesso dei diversi interventi – comunicazione e dialogo – l’ha favorito. In particolare, le proiezioni di fotogrammi di vita hanno aperto orizzonti sull’operare di alcuni artisti. Molto significative, ad esempio, le sequenze dall’ultimo film del regista argentino Tristan Bauer sulla guerra dimenticata delle Malvinas – neorealismo di classe – o il lavoro presentato in coda al congresso a Roma, Blue in green di Ron Austin e dei suoi giovani amici, autore hollywoodiano. Insieme ad altri fotogrammi – con alcuni corti di giovani di fine umorismo – queste opere hanno aperto lo sguardo sulla possibilità di un cinema ed una tv di valori fondanti una cultura basata sulla reciprocità e sulla stima rispettosa del pubblico. Impegno tutt’altro che facile e scontato, come è stato osservato nelle feconde tavole rotonde, cui hanno partecipato teologi, registi, insegnanti, autori e produttori, fra cui Luca Bernabei della Lux vide. Di spicco, fra tutti, l’intervento del regista Alessandro D’Alatri, il quale ha ammesso di essere innamorato della vita e perciò di fare cinema solo per amore. Ma non si è trattato della solita citazione di comodo cui siamo fin troppo abituati. D’Alatri ha dato voce, con la sua testimonianza, all’identità preziosa di chi sia l’uomo oggi, e quale sia la direzione da prendere, quella di riappropriarsi della vita e della speranza, affrontando, certo, il rischio della impopolarità. Un rischio che la gente del convegno sa di correre, ma dal quale non demorde. Per questo, il congresso è stato una iniezione salutare di coraggio a dire qualcosa che superi le logiche massificanti e affermi la novità continua che è il vivere: non da soli. ICT E NEW MEDIA ORGANIZZAZIONE E MANAGEMENT TECNOLOGIA PER L’UOMO Oggi l’Ict è passaggio obbligato ed ha influenza su quasi tutte le professioni e le scienze; per questo nel working group dedicato alle nuove tecnologie, si è parlato anche di economia, politica, ecologia e diritti umani. Ai lavori, svoltisi a Frascati in una sala messa a disposizione dall’Esa (Agenzia spaziale europea) hanno contribuito relatori di rilievo come Raffaele Meo, docente al Politecnico di Torino, insieme al quale ci siamo interrogati su che senso abbia la proprietà intellettuale oggi che la tecnologia spinge alla condivisione. Mauricio Pimentel, membro del Centro universitário faculdades metropolitanas unidas di San Paolo, e José Antonio Peralta, docente all’Università argentina di Salta, hanno illustrato la situazione tecnologica nei loro paesi, mettendo in evidenza come il software open source possa aiutare lo sviluppo solidale. Di informatica e scuola ha trattato Alessandro Musumeci del ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca. Progetti di comunicazione satellitare a basso costo per favorire lo scambio comunicativo e culturale con le nazioni più povere e per avvicinare i giovani alle nuove frontiere tecnologiche sono stati presentati da Gianni Garofano, project manager di Media Space (un progetto Esa), e da Antonio Arcidiacono della direzione generale di Eutelsat. Non sono mancati interventi di personaggi noti della cultura della rete, come Giancarlo Livraghi (www.gandalf.it) e Luisa Carrada (www.mestierediscrivere.com). Una sezione è stata dedicata a tematiche di quality management e leadership con una relazione a due voci di Mario Foddis e di Ettore Sandretto, seguita da esperienze di professionisti che quotidianamente operano in questi ambiti. Tra le proposte concrete quella di web4unity (www.web4unity.net) una community che propone di utilizzare Internet per costruire fraternità. Sua caratteristica tipica è l’accompagnare gli incontri virtuali in rete a quelli visà- vis in tante città. EDITORIA E SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE PENSARE E AGIRE Un centinaio di professori e studenti di scienze della comunicazione (al plurale, per un crocevia accademico quali sono le discipline che studiano l’umano comunciare), oltre a coloro che più specificamente producono cultura nella comunicazione, cioè gli editori, si sono confrontati nel loro working group su Comunicazione, cultura e reciprocità. Ci si è interrogati su una presunta fine della comunicazione, di fronte alla babele planetaria e al relativismo imperante. È emerso, invece, come si sia ormai alla vigilia di un nuovo inizio della comunicazione. O, meglio, alla vigilia di una nuova epoca comunicativa, posttecnologica e post-babelica. Si è provato a immaginare una comunicazione espressione della fraternità originaria e irriducibile che unisce le persone umane, essenziale per la realizzazione della vocazione sociale dell’uomo, concorrendo al bene comune. Hanno dato il loro contributo valenti massmediologi, quali Francesco Casetti della Cattolica di Milano, Dario E. Viganò della Lateranense, Robert White, della Gregoriana e dell’argentina Laura Moreno. Non sono mancate le stimolanti provocazioni di filosofi quali Vincenzo Vitello dell’università di Salerno e Vito Mancuso, della San Raffaele di MIlano.Tra gli editori, da sottolineare tra gli altri la presenza di Vincenzo Santarcangelo della grande San Paolo e di Andrea Ulivi della piccola Meridiana. Si è costatato come le scienze della comunicazione debbano arricchire la loro specificità occidentale con i contributi di studiosi di altri continenti: in particolare è emerso prepotente lo sviluppo di una disciplina nella disciplina, quale la educomunicazione, particolarmente diffusa in America Latina. Apprezzato il contributo di personalità di altri orizzonti, quali Cemal Usak, vicepresidente della Fondazione dei giornalisti e degli scrittori turchi.

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