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Comunicare la speranza, il compito dei giornalisti nel 2025

di Candela Copparoni

- Fonte: Città Nuova

Papa Francesco: «Sogno una comunicazione capace di puntare sulla bellezza e sulla speranza». Si è concluso il primo grande incontro del Giubileo 2025, quello del mondo della comunicazione, svoltosi a Roma dal 24 al 26 gennaio.

Da sinistra, la Premio Nobel per la Pace Maria Ressa, il giornalista Mario Calabresi e lo scrittore Colum McCann durante l’udienza giubilare di papa Francesco per il Mondo della Comunicazione. Aula Paolo VI, Città del Vaticano, 25 gennaio 2025. Foto: ANSA/ANGELO CARCONI

Migliaia di pellegrini si sono riuniti nella Città Eterna per assistere al Giubileo della speranza in un fine settimana carico di appuntamenti. L’evento ha avuto inizio venerdì 24 con una liturgia penitenziale e una celebrazione eucaristica presso la basilica di San Giovanni in Laterano, nel giorno di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.

I partecipanti hanno ricevuto il messaggio di papa Francesco per la 59ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, intitolato “Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori”. Il Santo Padre ha ribadito ancora una volta «la necessità di “disarmare” la comunicazione, di purificarla dall’aggressività», e ha incoraggiato i giornalisti a «essere testimoni e promotori di una comunicazione non ostile, che diffonda una cultura della cura, costruisca ponti e penetri nei muri visibili e invisibili del nostro tempo».

In un periodo odierno “travagliato”, come l’ha definito il pontefice, il giubileo «ci apre alla speranza, ci indica l’esigenza di una comunicazione attenta, mite, riflessiva, capace di indicare vie di dialogo». Per questo, Francesco ha chiesto ai giornalisti di «praticare una comunicazione che sappia risanare le ferite della nostra umanità» e di «scovare le scintille di bene che ci permettono di sperare».

Inoltre, nel suo messaggio il papa ha espresso senza remore il desiderio che porta nel suo cuore: «Sogno per questo una comunicazione che sappia renderci compagni di strada di tanti nostri fratelli e sorelle […], capace di puntare sulla bellezza e sulla speranza anche nelle situazioni apparentemente più disperate; di generare impegno, empatia, interesse per gli altri».

Sabato mattina piazza San Pietro è stata testimone di un flusso costante di pellegrini che hanno attraversato la Porta Santa e hanno rinnovato il loro credo davanti alla Cattedra di San Pietro. Di seguito, l’incontro in Aula Paolo VI con Maria Ressa, giornalista e Premio Nobel per la Pace 2021, e lo scrittore Colum McCann.

Nel suo discorso, Ressa ha denunciato le incoerenze del nostro tempo, la violenza online e la responsabilità dei social media e delle Big Tech in quanto diffusori di pregiudizi che antepongono il conflitto e il beneficio economico alla comprensione e la coesione sociale.

Per contrastare questo andamento nell’ambito della comunicazione, la giornalista ha proposto quattro azioni: collaborare; dire la verità con chiarezza morale, consapevoli che «il silenzio di fronte all’ingiustizia è complicità»; proteggete i più vulnerabili; e riconoscere il proprio potere, sapendo che «la costruzione della pace non è riservata agli eroi, è l’opera collettiva di persone che rifiutano di accettare e di vivere le menzogne».

Per conto suo, McCann ha focalizzato il suo intervento sull’importanza delle storie, sottolineando che «hanno il potere di cambiare il corso della Storia». Lo scrittore ha affermato che «la distanza più breve tra noi non si misura in millimetri né un micrometri: è una storia. È attraverso le storie che ci connettiamo davvero».

Per illustrare il suo discorso, McCann ha citato la storia di Rami Elhanan, israeliano, e Bassam Aramin, palestinese, due padri che hanno perso le loro figlie nel conflitto armato in atto in Medio Oriente e che portando insieme la loro storia in diversi Paesi del mondo sono diventati “pellegrini della speranza”.

Lo scrittore ha incoraggiato i comunicatori ad agire insieme per accendere degli spiragli di luce «fino a quando almeno una parte delle tenebre non verrà squarciata», al fine di procedere «con la speranza di aver lasciato dietro di noi un’impronta di guarigione». Così facendo, le storie degli altri intraprendono, per dirla con Colum McCann, un “pellegrinaggio di riparazione”.

Anche papa Francesco, in un breve intervento fuori copione ha ricordato ai professionisti dell’informazione che comunicare comporta uscire da sé stessi per darsi all’altro, per incontrarlo, e ha affermato: «Il vostro lavoro è un lavoro che costruisce […], fa andare avanti tutti, a patto che sia vero».

Papa Francesco presiede la Santa Messa durante il Giubileo del Mondo delle Comunicazioni, nella Basilica di San Pietro, Città del Vaticano, il 26 gennaio 2025. Foto: ANSA/ANGELO CARCONI

Nel pomeriggio di sabato si sono svolti i “Dialoghi con la città” per approfondire fra esperti del settore il tema del Giubileo: un giornalismo che generi speranza, promuova la pace e rispetti la dignità umana. Tra i numerosi spunti che sono emersi durante le conferenze, è stata sottolineata la necessità di lavorare insieme, passando dalle parole ai fatti, ascoltando gli ultimi della società e guardando al futuro in maniera costruttiva. Come ha evidenziato padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni Sociali della diocesi di Roma, nell’ambito dell’incontro “Il giornalismo come missione”, la chiave è poter «vedere le scintille del mattino nelle periferie del mondo».

Il primo grande evento di questo Anno Santo si è concluso ieri, domenica 26 gennaio, con la santa Messa presieduta da papa Francesco nella basilica di San Pietro. Durante l’omelia, il pontefice ha assicurato che «il male ha i giorni contati» e ha rilevato nella Parola una chiamata «a diventare testimoni appassionati di pace, di solidarietà, di riconciliazione».

Per approfondire le sfide e opportunità che incontrano i “pellegrini di speranza” nel contesto attuale Città Nuova ha pubblicato il dossier “Volti della Chiesa, acquistabile sull’app CN Edicola.

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